Mandic: 3 settimane di dolore e paura nel ''covid'' attenuate dalla grande umanità e professionalità di chi si è occupato di me

Buongiorno,
mi chiamo Antonello Carzaniga, ho 64 anni e sono stato ricoverato dal PS dell'Ospedale di Merate il 27 marzo per un duplice problema: una polmonite bilaterale da Coronavirus (ero sintomatico da alcuni giorni) e una perforazione intestinale del sigma causata da diverticoli, anch'essa sintomatica, che però era stata temporaneamente tamponata (cioè coperta) da altre anse del piccolo intestino. Sin dal giorno 28 marzo sono stato preso in carico dal primario della chirurgia generale, dr Andrea Costanzi che, di fronte al quadro del polmone ha provato a gestire il mio problema addominale con la terapia antibiotica. Mi ha subito spiegato che sarebbe stato meglio operarmi ma che l'ascesso causato dai diverticoli era piccolo, un paio di centimetri, e quindi il problema prevalente era la cura della polmonite da Coronavirus. In quei giorni le terapie intensive erano sature e con questa polmonite se fossi stato intubato avrei avuto bisogno di un posto in terapia intensiva. Tutti i medici hanno concordato che era meglio proseguire con la somministrazione di ossigeno in maschera e tutte le terapie del caso messe in atto dalle équipes dell'Ospedale Mandic. Sono stato trasferito in Cardiologia dove medici e infermieri si sono presi cura di me al meglio per poi tornare nel reparto Covid-1-Chirurgia dove il giorno 2 aprile ho ripetuto una TAC. Il quadro polmonare era stabile ma quello addominale presentava un ascesso di 10 cm che si era nettamente ingrandito. In quel momento era disponibile un posto di terapia intensiva all'INRCA, nel reparto di pneumologia che lavorava in stretta collaborazione con la Rianimazione del Mandic. Pertanto il 3 aprile il dr Costanzi mi ha operato, ha asportato il tratto di intestino malato con un'operazione di chirurgia "aperta" che mi ha spiegato era preferibile rispetto alla laparoscopia per la grandezza dell'ascesso e per i miei polmoni che, se l'addome fosse stato disteso dal gas che si usa nella laparoscopia, avrebbero potuto peggiorare.

Il primario dottor Andrea Costanzi

Antonello Carzaniga nella stanza 13 del Covid 1


L'intervento è durato due ore, mi sono risvegliato all'INRCA e nonostante nella mia stanza ci fosse un ventilatore pronto per l'eventuale intubazione, il mio quadro respiratorio è migliorato rapidamente, sono tornato dopo 24 ore in Covid-1-Chirurgia e presto non ho più nemmeno avuto bisogno dell'ossigeno. La ferita chirurgica è stata trattata con un cerotto aspirativo di ultima generazione che ha evitato l'infezione. Ho ripreso rapidamente ad alimentarmi e a muovermi fuori dal letto ma sempre all'interno della mia stanza in quanto paziente Covid positivo.

L'équipe di chirurgia del Covid 1

Ora che finalmente sono tornato a casa avendo risolto due problemi in una volta sola non posso non esprimere la mia gratitudine al dr. Andrea Costanzi,  al dr. Marco Confalonieri e alla dr.ssa Carla Magni per la competenza e gentilezza nell'assistenza, ugualmente al personale infermieristico di Covid-1 Chirurgia diretto dalla caposala Patrizia Perego, alla Cardiologia, INRCA e sala operatoria. Al termine del mio isolamento in quarantena fiduciaria ripeterò i tamponi e quando due tamponi risulteranno negativi potrò tornare in ospedale per le visite ambulatoriali di controllo. Infinitamente grato al chirurgo primario di chirurgia  dr. Andrea Costanzi per aver operato con grande professionalità in condizioni certamente non consuete. Grato a tutto il personale dei reparti dove sono stato ricoverato in quelle tre settimane di paura e dolore, attenuati solo dalla consapevolezza della grande umanità e competenza di chi si é occupato di me

Cordiali saluti
Antonello Carzaniga
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