Mandic: non basteranno le sirene a trattenere i vostri ''eroi'', quando non saranno più considerati tali

Ogni iniziativa finalizzata a gratificare quanti lavorano all’ospedale è buona. E chiunque la organizzi merita un plauso. Quella delle sirene, a noi è sempre parsa una manifestazione un po’ puerile, giusto per dire abbiamo fatto qualcosa; eravamo lì a sostenere i soldati (?). Se poi è l’ultima di una sfilza di manifestazioni analoghe assume un po’ il sapore del cibo stantio, rimesso a cuocere perché altro non ci sta nella credenza. La gente è rimasta a casa o in fila al supermercato ma neppure le cosiddette Autorità locali si sono spintonate per guadagnare il posto davanti. Spente le sirene, sciolte le truppe, quanti si sono affacciati alle finestre sono tornati nelle quattro aree Covid anche se la situazione è di gran lunga migliore rispetto a due settimane fa.

E qui si apre il primo problema cui il signor Sindaco di Merate dovrebbe dedicare un po’ della sua attenzione. Ultimo o quasi sulla sospensione della Tari, sulla distribuzione di opuscoli informativi e mascherine, sulla pulizia dei cimiteri ha ora l’occasione di guidare i colleghi al tavolo con la Direzione strategica dell’Asst. Corrono voci incontrollate sui ritardi nella riapertura dei reparti tradizionali.

Riprendere la normale attività è una condizione primaria per mantenere la “presa” del Mandic sul suo bacino potenziale. Pare non vi siano lunghe liste d’attesa in Chirurgia ma sicuramente ce ne sono in Ortopedia. Non si vorrebbe che mantenendo attive le aree Covid i pazienti decidano diversamente o siano dirottati al Manzoni di Lecco.

E un altro tema sul quale il tenutario del rapporti con ATS e ASST, sempre Massimo Augusto Panzeri, dovrebbe affrontare – posto che la direzione medica di presidio appare del tutto assente sulla questione – è quello delle nomine. Con un uno-due secco Merate ha perso gli unici direttori di dipartimento su cui poteva contare nel collegio di direzione: Marco Rataggi al DEA e Rodolfo Capialbi Milani alla Diagnostica per immagini. Le sostituzioni sono cadute su due professionisti lecchesi Mario Tavola al DEA e Paolo Faccioli in Radiologia. Eppure non mancavano candidature forti all’interno del presidio di via Cerri. Ma evidentemente nessuna rispondeva ai requisiti ricercati dalla Direzione strategica dell’ASST e l’attuale direttrice sanitaria non ha certo sostenuto la causa del Mandic. Diversamente dal suo predecessore Ermete Gallo.

Ecco, forse più che qualche colpo di sirena il personale del Mandic ha bisogno di rassicurazioni e anche di gratificazioni. Cosa può pensare l’infermiere del Pronto soccorso se anziché il suo primario, viene scelto un lecchese per dirigere il dipartimento emergenza e accettazione? Che il prescelto è “più” all’altezza del compito e, di converso il suo primario lo è “meno”?

Ha un senso che tutti i direttori di dipartimento siano professionisti in servizio al Manzoni? Non era mai accaduto in passato sin dai tempi di Caltagirone e poi Bertoglio, Lovisari, Manfredi. Mai prima.

Care Autorità, una pagliacciata in meno è un po’ di impegno in più. Altrimenti i vostri “eroi” quando non saranno più considerati tali e torneranno nel dimenticatoio, senza prospettive di crescita, prenderanno altre strade. Qualcuno l’ha già fatto. Altri pensano seriamente di farlo. E non basteranno le sirene a trattenerli.
Claudio Brambilla
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