Lavelli: un caos terribile che si somma alla tragedia di quanti ci affidano l’ultimo saluto
La stanchezza è evidente ma la dice anche lunga sulla spaventosa situazione in cui siamo piombato dall'apparizione del virus. I fratelli Gianluca e Mirko Lavelli gestiscono con lo zio Felice l'agenzia "Lavelli onoranze funebri" di Merate, storica agenzia guidata per anni dal papà Adriano, scomparso nell'estate del 2018.
Sono provati dal tour de force a cui la pandemia da Coronavirus li sta costringendo ormai da settimane.
Mirko e Gianluca mentre ritirano con la mamma la benemerenza alla memoria di papà Adriano
La staff Lavelli con flotta di carri funebri
"Il nostro lavoro è molto particolare e stressante di suo - ha raccontato Gianluca, mentre Mirko fa alcune comparse fugaci in ufficio, giusto il tempo di prendere alcuni documenti per poi uscire a eseguire l'ennesimo servizio - ma questa situazione ha aumentato a dismisura la pressione nel nostro lavoro. Infatti ci siamo trovati a gestire situazioni impensabili fino a ieri. Veniamo contattati dai clienti che ci affidano i loro cari, ma non di persona come accadeva fino a poco tempo fa: tutto viene gestito attraverso la posta elettronica e il telefono, non c'è più il contatto diretto. Gli stessi familiari dei defunti vengono messi in quarantena dopo la morte dei loro cari e non possono più vederli. Non è facile far accettare questa separazione così netta. C'è chi capisce e si rende conto del momento, ma non tutti riescono a farlo...".
Per far fronte alle numerosissime richieste, l'agenzia Lavelli ha dovuto ricorre al supporto di personale esterno, attraverso una cooperativa specializzata, ma il grosso del lavoro viene svolto dai collaboratori diretti.
"Abbiamo dei ragazzi bravissimi, in particolare Davide Corti e Massimo Tentori. Se non ci fossero stati loro, non ce l'avremmo fatta. La pandemia ci costringe a operare in condizioni molto particolari con indosso tutte le protezioni del caso: mascherine, tute, occhiali, guanti, calzari... perché tutti i decessi, anche in mancanza di conferme, sono considerati Covid. E tuttavia più passa il tempo, più sta diventando difficile approvvigionarci dei presidi sanitari che per noi sono diventati indispensabili. Avevo ordinato 150 mascherine, così ne avrei donate 50 al nostro ospedale, ma nonostante fossero già pagate non sono mai arrivate. Da quanto ne so, sono arrivate in aereo, non so da dove, e sono state sequestrate dalla Protezione civile. Ma noi abbiamo una decina di persone che operano tutti i giorni in situazioni delicate e devono farlo in sicurezza...".
In pratica succede che il defunto viene affidato all'agenzia che poi deve sbrigare tutte le pratiche...
"Quando richiedono il nostro intervento ci prendiamo in carico di ogni aspetto assumendoci il compito non certo facile di rappresentare l'ultimo contatto tra la vittima e i famigliari. Questi ultimi si focalizzano su di noi, ci chiamano per avere informazioni, ci fanno richieste di ogni genere, compresa quella di recuperare gli effetti personali dei loro cari... Noi facciamo l'impossibile per accontentarli e alleviare la loro pena. Ormai ci occupiamo anche delle pratiche per la sepoltura, delle concessioni cimiteriali in Comune...".
Ma come è cambiato il vostro modo di lavorare rispetto a prima del Coronavirus?
"In pratica è venuto meno il rito religioso, la cerimonia funebre e il funerale in chiesa. Inoltre gestiamo tutta l'operazione senza incontrare i parenti in quanto spesso sono anche loro in quarantena, avendo avuto contatti con un congiunto infetto. Di fatto ci prendiamo cura del defunto occupandoci di tutte le pratiche burocratiche ma per certi versi anche umane. Spesso i parenti non possono neppure intervenire alla benedizione del feretro o delle ceneri al cimitero e quindi siamo noi a presenziare alla cerimonia al posto loro".
In seguito ai decessi da Covid-19 sempre più frequentemente i parenti optano per la cremazione, questo immagino abbia creato qualche problema.
"Molti credono che la cremazione sia obbligatoria, ma non è così. Noi comunque facciamo di tutto per assecondare il desiderio dei parenti. Il problema è che i templi crematori non riesco a far fronte al grandissimo numero di richieste che improvvisamente è piovuto su di loro. Prima ci rivolgevano al Tempio crematorio di Bergamo e in tre, quattro giorni avevamo la cremazione e il ritiro delle ceneri. Ora le attese sono di settimane, per cui sempre più spesso dobbiamo portare le salme ai crematori di Valenza o addirittura in provincia di Cuneo. Andiamo dove ci viene data la disponibilità...".
Ma quanto costa morire ai tempi del Coronavirus?
"Cerchiamo di mantenere i prezzi più bassi che possiamo, tra l'altro consigliamo dei modelli di bare standard alla portata di tutti. La cosa assurda è che in questo momento non abbiamo neppure il tempo per preparare i conti e quindi non stiamo incassando, mentre anticipiamo i costi del personale, dei materiali e delle cremazioni. Dobbiamo trovare il modo di inviare i conti, altrimenti presto avremo a nostra volta dei problemi. Ma in questo momento quello che più ci interessa è di offrire il servizio che la gente si aspetta e fino a quando la situazione non rallenterà non riusciamo a fare altro".
Come state vivendo questo momento, oltre al super lavoro a cui siete costretti?
"Lo stiamo vivendo male, innanzitutto fisicamente ma anche emotivamente. E' una professione stressante in tempi normali, in questi giorni ci sono dei momenti in cui ci sembra di impazzire. I parenti ci chiamano continuamente, vogliono sapere, vogliono capire... La scorsa settimana ricevevo una media di settanta telefonate al giorno. E poi è anche successo che in una settimana la stessa persona mi chiamasse due volte. Tu pensi che magari è per un qualche documento della persona sepolta e invece scopri che purtroppo se ne è andato un altro famigliare...".
Contenitori in zinco
Che conseguenze ha questa situazione sulla vostra vita personale...
"Io vivo da solo, quando riesco passo da mia madre e la saluto dal balcone. E' un mese che non varco la soglia di casa sua... Mio fratello Mirko, che è coinvolto in questa situazione dall'inizio, è il più provato, fisicamente e psicologicamente, sono settimane che non si ferma. Inoltre vive di fatto in ambienti separati rispetto alla famiglia, così come alcuni dei nostri collaboratori. Del resto siamo esposti tutto il giorno alla possibilità di contagio e non possiamo correre il rischio di contagiare i nostri famigliari".
E poi ci sono tutti gli aspetti burocratici da gestire: per ogni decesso è necessario istruire una pratica, seguire un iter burocratico complesso...
"In Comune a Merate solitamene mi dicevano che gestivano dai venti ai trenta decessi al mese, a marzo sono stati oltre duecento. La scorsa settimana in particolare, ma anche questa, c'è la coda degli addetti delle agenzie di pompe funebri e ognuno ha due o tre pratiche per volta da evadere... Devo dire che le impiegate comunali offrono un servizio veramente eccellente. Hanno affrontato questa emergenza con grande professionalità e impegno. Addirittura sono riuscite a semplificare le procedure per le cremazioni e non è cosa da poco".
Ma quando finirà questa situazione, tutto tornerà come prima?
"Io spero che nel giro di un mese la situazione si risolva, in questi giorni sembra che ci sia un leggero calo e questo ci infonde un cauto ottimismo. Ma è difficile dire a che punto siamo. Non so se tutto tornerà come prima, voglio vedere se tutte le belle frasi che vengono scritte su Facebook in questi giorni se le ricorderanno alla fine della quarantena... Speriamo che mantengano tutti i buoni propositi che hanno scritto".
Ma l'ultimo pensiero dei fratelli Lavelli è ancora per chi ha dovuto fare i conti con il dolore per la perdita di un famigliare in questo periodo così difficile.
"Vogliamo scusarci con le poche persone a cui siamo stati costretti a dire che non potevamo occuparci delle esequie dei loro cari, ma purtroppo non saremmo stati in grado di occuparci di tutti".
A.Bai.