Donazioni per il Manzoni ed il Mandic da Giuseppe Caprotti: rendo qualcosa al Paese, sostengo le strutture di cui mi fido
Il dr. Giuseppe Caprotti
Dottor Caprotti, come mai donazioni così mirate?
"La ragione? Me li hanno chiesti e io mi sono fidato. Fanno emettere fattura e io faccio una donazione. Abbiamo proceduto così anche con il Policlinico di Milano oggi : ho donato sistemi di monitoraggio paziente per 12 posti letto di terapia intensiva".
Quale legame ha con il lecchese e in questo caso con l'azienda
socio-sanitaria territoriale di Lecco?
"Conosco varie persone nel lecchese: un cardiologo che lavora a Merate , il dottor Tomaso Gnecchi Ruscone e i signori Silvia e Massimo Mazzoleni di Lecco. Ma sto per finanziare altri progetti, anche in altre zone, in Brianza e a Milano".
"Conosco varie persone nel lecchese: un cardiologo che lavora a Merate , il dottor Tomaso Gnecchi Ruscone e i signori Silvia e Massimo Mazzoleni di Lecco. Ma sto per finanziare altri progetti, anche in altre zone, in Brianza e a Milano".
scontati. Che cosa secondo lei è scattato nell'opinione pubblica da indurre tutti coloro che possono, poco o tanto, a partecipare alla raccolta fondi?
"Io ho avuto un grande esempio: mio nonno Guido Venosta che ha gestito l'Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro) per trent'anni, dal 1966 al 1996. Gli altri non so. Forse gli italiani "tirano fuori il meglio" nei momenti di difficoltà".
"Non c'è "altro" ma la semplice volontà di rendere qualcosa al mio paese, visto che ho avuto tantissimo. Io non ho donato 10 milioni : ho messo a disposizione un fondo e lo sto usando così, come gliel'ho descritto. Un milione è andato al fondo di Mutuo soccorso del Comune di Milano e gli altri 9 li sto dando così, alle strutture che conosco e che ne fanno richiesta, possibilmente - mi spiace dirlo - by-passando le strutture dello Stato italiano. E mi fermo qui".
Luisa Biella