Covid-19: l’ultimo ricordo è dell’ambulanza che si allontana. E' disumano: mamma è morta sola senza la sua famiglia. Il virus ci ha tolto tutto, anche la dignità dell'ultimo saluto
L'ultima immagine della sua mamma è l'ambulanza che, chiuso il portellone posteriore con la barella all'interno, se ne va pian piano lasciandosi la casa e gli affetti alle spalle, fino a diventare un puntino invisibile, bianco con una striscia arancione e un lampeggiante blu, poi una macchia indefinita e infine più nulla.
Un viaggio verso l'ospedale senza più ritorno non solo perchè la morte ha troncato il cammino terreno ma perchè il Covid ha annientato qualunque legame anche quello più solido e incorruttibile, quello tra madre e figlia. Era il 17 marzo e la mamma di Monica per un aggravarsi delle condizioni di salute veniva portata in ospedale. L'arrivo degli operatori del 112 a casa, la misurazione dei parametri e la valutazione del quadro clinico. Tutto in una manciata di secondi, pochi, troppo pochi anche per una carezza, una rassicurazione, uno sguardo che racconta tutto. E a Monica di quell'attimo resta solo il ricordo che sfuma e che non riesce a trattenere né a cristallizzare. Tre giorni dopo, mentre fa colazione con il papà che vive con lei e che attende notizie della sua compagna di vita, 55 anni trascorsi dipendendo l'uno dall'altro, arriva la telefonata: "Sua mamma non ce l'ha fatta". È il primo brandello di carne che il Covid strappa dal cuore di Monica. Gli altri cadranno giorno dopo giorno con una lacerazione che sembra non avere fine. "Ho lottato dieci anni con papà per dare dignità alla mamma durante la sua malattia, ho fatto ogni mia scelta pensando a lei per starle vicina e non farla sentire mai sola o abbandonata. E poi è arrivato lui, il covid, questo sconosciuto, e in un istante, senza che me ne sia accorta si è insinuato nella nostra vita, è restato lì nascosto e ci ha sferrato il colpo mortale annientandoci. Ho visto andare via mia madre e da quel momento il nostro legame è stato troncato di netto. Il covid ha distrutto tutto quello che avevamo costruito negli anni, ha tagliato ogni rapporto senza darci il tempo di capire cosa stava succedendo, senza poterci preparare". E' qualcosa ancora più lacerante del distacco perchè all'ineluttabilità della morte si associa l'impossibilità di dare e avere conforto, di sapere che nell'ultimo miglio c'è stato e ci sarà qualcuno a dare una carezza, tenere una mano, volgere uno sguardo e magari anche abbassare le palpebre. Niente di tutto ciò con il Covid. Ed è quello che sta accadendo a migliaia di persone, qualcosa che mai si pensava che potesse esistere, qualcosa di molto simile a una guerra. Ma solo simile, perchè in guerra i soldati andavano per un ideale, obbligati o volontari che fossero, ma c'era un nemico da combattere. Qui il nemico non concede nemmeno l'onore delle armi: arriva, ammazza e cerca la prossima vittima. "Non so nulla degli ultimi attimi di vita di mia madre. Non so se ha sofferto, se mi ha cercato, se ha avuto la possibilità di essere rianimata, se voleva dirmi qualcosa. Sono stata con lei dieci anni e sono mancata nel momento più importante. E' disumano: è morta sola, senza l'affetto della sua famiglia, senza l'ultimo sguardo di un volto conosciuto, senza sentire il calore della mia mano e di quella del papà. Niente. Il Covid taglia ogni rapporto, non decidiamo più niente. E' un virus che ti annienta e ti violenta. Ha deciso lui per noi: dove e quando doveva morire, anche il come e anche il dopo. Ha tolto a lei e a noi la dignità. Ho supplicato di poterla vedere per l'ultima volta, di poter rendere un saluto davanti alla sua bara ma niente. Mi è stato impedito di raggiungerla e non ho potuto nemmeno prepararle il funerale. Ha fatto tutto l'addetto delle onoranze funebri. Nemmeno un vestito abbiamo potuto darle per l'ultimo viaggio: i morti di Covid non hanno diritto nemmeno a quello, vengono avvolti in un sudario. Spogliati davvero di tutto fino alla fine, neanche un rosario. E a noi famigliari non restano nemmeno i resti su cui piangere e pregare. Perchè dopo dieci giorni mia mamma è ancora in un deposito in attesa di essere cremata. Lei non avrebbe voluto ma così sarà e quando l'urna tornerà in paese, sarà deposta al camposanto e solo a emergenza finita potremo conservarla in casa. Il Covid ci sbrana ben oltre la morte".Un lutto non elaborato e non vissuto che diventa senso di colpa, rabbia, impotenza, disperazione. "Mi sveglio al mattino con una lama nel cuore al pensiero che mia mamma possa essersi sentita abbandonata da noi, lasciata sola negli ultimi istanti dove probabilmente aveva più bisogno della vicinanza di chi le ha voluto bene e ha fatto di tutto per rendere dignitosa la sua vita pur nella malattia. A Merate dove è stata ricoverata quei tre giorni ho trovato persone di una umanità squisita, dal medico che mi chiamava per dirmi le condizioni e che poi mi ha dato la notizia della morte, il dottor Grimaldi che non ringrazierò mai abbastanza, alle ausiliarie, alle oss, alle infermiere. Non abbiamo potuto stare vicino alla mamma ma al Mandic abbiamo trovato un ambiente famigliare, l'ospedale che vorresti, a misura di uomo, dove tutti sentono il tuo dolore e se lo portano anche a casa. Perchè nessuno di loro sarà più come prima dopo tutto questo". Così però non è stato con il suo papà che 4 giorni dopo la morte della moglie, crolla. "Ho rivisto la stessa scena e sono morta dentro. Stava male, peggiorava, aveva la febbre, respirava a fatica. Mi sono detta: se lo porto in ospedale succede come alla mamma, lo abbandono negli ultimi attimi? Poi ha prevalso la parte razionale di me che ha detto: devi dargli una possibilità, e allora ho chiamato il 112. L'ho visto caricare in ambulanza e allontanarsi come era successo qualche tempo prima. Solo che lo hanno portato in un ospedale della bergamasca e per due giorni non ho saputo nulla di lui. Ero disperata e non potevo nemmeno muovermi. Finalmente mi hanno chiamata per dirmi che era positivo e solo al quarto giorno mi hanno detto che potevo fargli avere un telefono per parlargli. Ero a casa e pensavo cosa deve avere provato mio padre, verso la mamma e verso di me come figlia. Ha sperimentato" il senso dell'impotenza verso la moglie e il senso dell'abbandono. Poi fortunatamente lui l'ho visto rientrare ma l'atrocità di questo virus che ha violentato la nostra famiglia non se ne andrà mai". E al dolore si somma la rabbia per chi sapeva e forse poteva intervenire prima. "Hanno mandato come carne al macello gli operatori sanitari. Prima servivano corsi, abilitazioni, iscrizioni agli albi per poter lavorare. Adesso hanno scaricato giovani medici e infermieri in reparto, li hanno sbattuti a combattere una guerra senza avere le armi e ai malati e ai parenti hanno tolto la dignità degli ultimi istanti. Ci hanno dato un aiuto psicologico per il dopo ma niente sarà più come prima, saremo persone diverse. Il covid è diventato il padrone delle nostre vite, ci ha annientato. Alla morte si dà un senso, la si aspetta perchè si sa che prima o poi arriverà quel momento. Ma il covid cancella tutto ciò che è stato, decide lui se rivedrai il tuo congiunto, se dovrà essere rianimato. Ha già deciso che non potrai dargli un funerale, una sepoltura degna, nemmeno un sudario dignitoso per tenerlo avvolto nell'ultimo viaggio. Niente di tutto ciò".
L'ambulanza con a bordo la mamma di Monica mentre
lascia l'abitazione. Sarà l'ultima volta
lascia l'abitazione. Sarà l'ultima volta
Mamma Antonia
S.V.