Osnago: il viaggio solidale in Kenya degli 'Amici di S. Francesco' durante l'emergenza
Il gruppo dei volontari al completo
Tutti i bambini del Villaggio San Francesco il giorno della partenza dei volontari
Un mese fa esatto, dunque, i volontari si sono ritrovati a Meru dove sono state portate scorte di cibo per far sì che i ragazzi ospiti possano vivere in completa autonomia per almeno un paio di mesi. "Vedendo ciò che stava succedendo da noi e sentendo la minaccia del virus farsi sempre più concreta, due settimane fa i cancelli del Villaggio sono stati chiusi definitivamente" ha spiegato Giancarlo Magni, dicendo poi che, nemmeno a farlo apposta, poco tempo fa sono stati ultimati dei nuovi alloggi, che oggi ospitano le maestre. "Alcuni degli insegnanti che prima facevano avanti e indietro dal villaggio, infatti" ha chiarito Magni "ora sono rimasti all'interno della struttura, portando avanti le normali attività". I bambini del St. Francis, dunque, vivono una quarantena che è molto simile a quella che ormai qui in Italia conosciamo fin troppo bene, scandita per loro dalla preghiera, dalle lezioni, dal gioco e dalle attività come agricoltura ed allevamento. "Le giornate sono lunghe anche per loro" ha proseguito chiarendo però che all'interno del Villaggio bambini e insegnanti, che sono ragazze molto giovani e senza una famiglia, vivono in piena autonomia, grazie anche all'energia solare che alimenta la struttura dall'aprile dello scorso anno.
La casa per ragazze orfane in una piccola fattoria dedicata a Santino Sala, scomparso a gennaio,
sponsorizzata dalla famiglia e realizzata con gli amici di Villa d'Adda e Cisano
Una crescente preoccupazione per la situazione italiana, però, ha fatto sì che il viaggio solidale degli "Amici di San Francesco" si interrompesse prima del previsto. Il gruppo ha infatti scelto di anticipare il volo di ritorno, previsto per il 27 marzo, alla settimana prima. "In fretta e furia ci siamo riorganizzati per partire sabato 21, anche se la preoccupazione era molta e soprattutto non sapevamo se avremmo trovato un volo che ci portasse da Francoforte a Milano" ha detto Magni, ricordando l'odissea che ha caratterizzato il ritorno del gruppo di volontari verso la Brianza. Una volta contattata l'ambasciata italiana a Nairobi, che ha confermato che il volo Lufthansa sarebbe partito con i volontari italiani a bordo, nonostante all'inizio sembrava che potessero partire solo i cittadini con passaporto tedesco, il problema è stato trovare un modo per rientrare in Italia da Francoforte. "All'inizio avevamo pensato di prendere un treno, ma è stato impossibile prenotare dei biglietti". L'unica soluzione plausibile è stata dunque quella di noleggiare un'automobile e fare in macchina il tratto che li separava da casa. Nostante in Italia l'emergenza fosse già conclamata e i contagiati, una settimana fa, fossero più di 42.000, i volontari erano gli unici passeggeri a bordo dell'aereo ad indossare guanti e mascherina. "Ci hanno lasciato uscire senza nessun controllo sanitario, sia a Nairobi che a Francoforte" ha spiegato chiarendo che, una volta rientrati a casa, tutti si sono premurati di avvisare ATS, mettendosi in isolamento per i canonici quattordici giorni, quindi fino alla prossima domenica.
La casa alloggio composta da due piccoli appartamenti che ospita quattro maestre durante l'emergenza
"Eravamo preoccupati per la situazione in Italia, e gli stessi kenioti erano in pensiero per noi". Al pensiero per le condizioni critiche in cui si trova il nostro paese, per l'associazione Amici di San Francesco si aggiunge anche la preoccupazione per gli amici in Kenya, dove sembra però che il Covid-19 non sia ancora uscito dai confini della città di Nairobi, in cui ci sono 35 casi accertati. Il presidente Magni, però, resta fiducioso, con la mente già proiettata verso i progetti futuri da portare a termine anche al di fuori del Kenya, come il Centro Scolastico in costruzione in Burundi, che ospiterà 1500 bambini. Queste settimane di isolamento, dunque, daranno i loro frutti in futuro, quando i volontari potranno tornare a dedicarsi alla loro amata Africa, che oggi possono solo pensare intensamente, augurandosi che, davvero, andrà tutto bene.