Merate: perché non chiedere al Villoresi la disponibilità della struttura per ricoverare i pazienti in ripresa? Se fosse rimasto l’ex preside Motta avrebbe detto ''In cosa posso essere utile?''

C'è un posto dall'architettura mirabile, sperso nell'alta Valtellina, che un tempo era un prodigioso sanatorio per i malati di tubercolosi e oggi torna buono per il COVID: si tratta dell'ospedale Morelli, di Sondalo. Ampie camere, soleggiate, con ampie vetrature e la possibilità di uscire sul balcone perché il sole, l'aria, persino la bellezza della natura erano e sono una medicina.

L'ospedale Morelli di Sondalo

C'è un luogo simile a Merate, chiuso da tempo poiché le attività che in esso si dovrebbero svolgere sono sospese per decreto, in attesa che la condotta aziendale della nuova dirigenza non lo chiuda probabilmente in via definitiva, se venissero confermati i numeri delle nuove iscrizioni che trapelano. Sta su una collina in faccia a Pagnano, Montevecchia e più su il San Genesio. Ha due ampli parcheggi, un accesso comodo per i mezzi in entrata da via Monsignor Colombo e in uscita verso via S. Francesco, un enorme locale per l'accoglienza (il cosiddetto triage) con accesso rasoterra comodissimo per le eventuali barelle, e poi due piani moderni raggiungibili con un ascensore ampio e a norma. Sopra la palestra, tra le più moderne e funzionali di Merate, il piano della Scuola Primaria oggi vuoto offre almeno dieci aule con ampie finestrature e accesso a balconi che si affacciano sulla soleggiata bellezza della nostra Brianza.

La struttura di Via Monsignor Colombo

 

E sono vuote.
Cosa aspettano il Rettore e il nuovo preside del Collegio Villoresi di Merate a fare un cenno di coraggio e responsabilità nei confronti della Comunità alla quale appartengono e dalla quale provengono, ostentatamente meratesi entrambi, a mettere a disposizione la struttura oggi inutilizzata e perciò inutile, per un ricovero post-terapia intensiva dei lungodegenti da Covid?
Considerati i danari che il Collegio Villoresi riceve dal Comune e dall'indotto meratese, sarebbe non un bel gesto ma quasi un dovere.
Siamo certi che se ci fosse stato ancora il professor Stefano Motta non si sarebbe fatto attendere un giorno più del dovuto per alzare il telefono e chiedere: "In cosa posso essere utile?" e mettere con coraggio la sua scuola a disposizione dell'emergenza, con buona pace dei direttori generali e delle famiglie polemiche invece che serrarne i cancelli. "Simul stabunt, simul cadent", si dice in diritto: "insieme staranno o insieme cadranno". Il bene del Villoresi è il bene dell'intera città e il bene della città è il bene della scuola: così ci aveva insegnato Stefano Motta, che non era neanche di Merate.
La direzione del Villoresi cosa aspetta a raccoglierne il testimone?

Don Sergio e il prof. Stefano Motta

E cosa aspetta il sindaco di Merate, magari d'intesa con l'ex sindaco Massironi, padre di don Sergio, attuale rettore del Villoresi, a chiedere la disponibilità della struttura d'intesa con la direzione strategica dell'azienda socio-sanitaria territoriale? Che le scuole riaprano sembra ormai assai improbabile dopo l'intervento di ieri alla Camera del ministro Azzolina. A Milano si requisiscono gli alberghi. Possibile che strutture così grandi e funzionali in un momento di emergenza terribile come l'attuale, debbano restare inutilizzate?

C. B.
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