Osnago, la Fomas non ferma la produzione. Sindacati: vigileremo il rispetto del protocollo
Tra le aziende lecchesi che non fermeranno la loro produzione pur non rientrando nell’elenco delle attività economiche ''salvate'' dal DPCM del 22 marzo, modificato mercoledì pomeriggio dopo un accordo raggiunto con i sindacati, poiché ritenute necessarie, ci sarà anche la Fomas di Osnago. La notizia ha destato non poca preoccupazione tra lavoratori e sindacati, i quali annunciano che terranno monitorata la situazione attraverso gli RLS e le RSU interne. A parlare è Antonio Guzzi, sindacalista di riferimento per i lavoratori della Fomas, rappresentante della FIOM di Lecco. ''La Fomas è una di quelle aziende che nelle ore successive all’emanazione del decreto di domenica scorsa ha inviato al prefetto una comunicazione con cui spiegava le ragioni per cui non avrebbe fermato la produzione'' ha spiegato. L’ultimo DPCM firmato da Conte, infatti, prevede che le aziende con un codice ATECO non compreso nell’elenco proposto possano in ogni caso comunicare al prefetto del territorio che non si fermeranno comunque qualora ritengano che la loro attività si possa considerare necessaria.
L'ingresso della Fomas di Osnago
''L’azienda adduce al fatto di avere tra i suoi clienti operatori del settore energetico e petrolifero'' ha chiarito Guzzi. ''Di fatto non sappiamo al momento se il prefetto interverrà per fermare la produzione oppure consentirà che prosegua. Se però questa settimana ha lavorato a ranghi ridotti, prevedendo di spegnere forni e macchinari, da quel che sappiamo settimana prossima l’azienda conta di riprendere a pieno regime''. Fomas, prosegue Guzzi, aveva richiesto e ottenuto per tutta la forza lavoro la cassa integrazione per l’emergenza Covid-19, attivando lo smart working per gli impiegati. ''Questa settimana buona parte dei lavoratori sono a casa in cassa e nello stabilimento sono rimaste poche decine di operai'' ha proseguito il sindacalista di FIOM Lecco. ''La previsione è che da settimana prossima dovrebbero rientrate tutti quanti. Quello che possiamo fare è ovviamente vigilare affinchè vengano rispettati il più possibile i protocolli per garantire sicurezza e tutela a chi andrà a lavorare. Da quel che sappiamo non è sempre semplice applicarli al 100%, ma c’è anche da dire che nella maggior parte dei reparti le persone non operano quasi mai troppo vicini. Chiederemo in ogni caso alle RLS e alle RSU la massima attenzione''.
A.S.