Solidarietà dal Paraguay
Il dengue è una malattia tropicale il cui virus (che esiste in cinque differenti sierotipi) viene trasmesso da certe zanzare (in particolare dall’Aedes Aegypti); produce febbre, cefalea, intensi dolori muscolari e articolari, e si manifesta altresì con un esantema simile a quello del morbillo; in qualche caso si sviluppa in una forma emorragica che si rivela spesso letale. in questo momento sta esplodendo in modo epidemica in Paraguay, nonché in vaste regioni del Brasile e in diversi altri stati dell’America Latina: nel solo Paraguay sono stati registrati nei primi due mesi di quest’anno ben 85˙000 casi (su poco più di 7 milioni di abitanti). Quanti di noi ne sapevano qualcosa? Certo, i nostri mezzi di informazione a queste notizie, che riguardano il “Sud del mondo”, non danno il minimo risalto (quando pure si curano di pubblicarle): l’unica eccezione che ho potuto riscontrare è rappresentata da un esteso e documentato servizio uscito lo scorso 23 Marzo su “Il Fatto Quotidiano”. Mi preme però far notare che la nostra disattenzione non ci viene ricambiata. Ho ricevuto con autentica commozione questa immagine, scattata ieri sera con un cellulare, da una pronipote che vive nei dintorni di Asunción, capitale del Paraguay: ritrae il Palacio del Govierno illuminato, in segno di solidarietà con noi, con i colori della nostra bandiera.

Eppure i paraguayani potrebbero ben avere “altro a cui pensare”, dal momento che all’incubo del dengue sta sommandosi in questi giorni quello del coronavirus importato dall’Europa, che già la settimana scorsa ha fatto la sua comparsa nel paese (ed è stato immediatamente affrontato, non appena si sono registrati i primi casi, con il blocco delle principali attività e con il coprifuoco). Insieme all’impegno in prima linea nella nostra regione di Emergency e di Medici senza Frontiere, nonché di tanti sanitari pugliesi, cubani, cinesi e russi, è un segno anche questo che dà a tutti noi (e soprattutto a quanti pensano di risolvere i nostri problemi erigendo muri) molto da meditare, non trovate?
Michele Bossi