In trincea i sanitari a combattere a mani nude, ma anche chi fa informazione è sul campo perché tutti noi vogliamo sapere
Qualcosa come 653 immagini di arcobaleno dipinti dai bambini per rassicurare l’Italia intera che “andrà tutto bene”. Ben 170 auguri ai papà in una frangente mai vissuto, durante il quale la festa di San Giuseppe e le zeppole sono passate in secondo piano di fronte a una situazione tanto drammatica.
Sia pure in sessantaquattresimo rispetto al personale ospedaliero anche le redazioni del nostro network sono da un mese impegnate nel dare tutte le informazioni possibili ai lettori.
Sforzo ricambiato da un numero impressionante di accessi unici che in qualche giornate ha sfiorato quota duecentomila in un solo giorno e veleggia normalmente attorno a 150mila. Numeri da moltiplicare poi per un teorico coefficiente che nella carta stampata è 11.
La necessità e il bisogno di informazioni sono evidenti e comprensibili. Tutti ne abbiamo bisogno a qualunque livello.
E una di queste informazioni determinanti e il rimarcare ogni giorno la mancanza di dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario ormai quasi tutto impegnato in area Covid-19.
Bisogna che la Direzione strategica – che certo non produce mascherine, né camici protettivi né visiere o occhiali protettivi personali e nemmeno sapone – spinga affinché l’Agenzia di Tutela della Salute Brianza fornisca al Mandic e al Manzoni le stesse dotazioni e gli stessi farmaci di cui dispone il San Gerardo di Monza. E’ inaccettabile l’idea che alcuni presidi siano dotati di DPI e di farmaci specifici e altri no. I sanitari si ammalano ovunque e sono sempre più numerosi. Nonostante ciò e nonostante turni che nulla hanno più che vedere con gli orari normali non si tirano indietro, entrano anche con protezioni scarse nei reparti un tempo occupati da Cardiologia, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Neurologia e oggi destinati ad ospitare malati di coronavirus.
Ecco anche questa informazione che diventa pressione raccontando casi particolari fa parte del dovere dei cronisti che ogni giorno garantiscono la copertura dell’informazione locale.
I polemisti, i duri da tastiera social lasciano il tempo che trovano. E si accontentano del seguito che hanno. Tipo l’Albertini molto attivo nel menare fendenti a destra e a manca, ovvero al Movimento 5 stelle e a Mol dimenticando le miserabili 41 preferenze ottenute alle elezioni comunali di Merate nella lista di maggioranza. ma non mancano personaggi noti e normalmente equilibrati che sparano accuse di merde e sciacalli come fossero confetti. Poveretti, dove siamo arrivati.
Ma si tratta di dettagli trascurabili, tessuto portante delle varie cloache a cielo aperto. Inutili chiacchiere in una fase drammaticamente spaventosa nella quale, lo ripetiamo, l’esercito di sanitari combatte in prima linea quasi a mani nude ma anche gli operatori dell’informazione, seppure nelle retrovie sono utili. Diremmo persino necessari. Quasi tutti lo hanno capito e si comportano di conseguenze. Qualcuno invece no.
Sia pure in sessantaquattresimo rispetto al personale ospedaliero anche le redazioni del nostro network sono da un mese impegnate nel dare tutte le informazioni possibili ai lettori.
Sforzo ricambiato da un numero impressionante di accessi unici che in qualche giornate ha sfiorato quota duecentomila in un solo giorno e veleggia normalmente attorno a 150mila. Numeri da moltiplicare poi per un teorico coefficiente che nella carta stampata è 11.
La necessità e il bisogno di informazioni sono evidenti e comprensibili. Tutti ne abbiamo bisogno a qualunque livello.
E una di queste informazioni determinanti e il rimarcare ogni giorno la mancanza di dispositivi di protezione individuale per il personale sanitario ormai quasi tutto impegnato in area Covid-19.
Bisogna che la Direzione strategica – che certo non produce mascherine, né camici protettivi né visiere o occhiali protettivi personali e nemmeno sapone – spinga affinché l’Agenzia di Tutela della Salute Brianza fornisca al Mandic e al Manzoni le stesse dotazioni e gli stessi farmaci di cui dispone il San Gerardo di Monza. E’ inaccettabile l’idea che alcuni presidi siano dotati di DPI e di farmaci specifici e altri no. I sanitari si ammalano ovunque e sono sempre più numerosi. Nonostante ciò e nonostante turni che nulla hanno più che vedere con gli orari normali non si tirano indietro, entrano anche con protezioni scarse nei reparti un tempo occupati da Cardiologia, Medicina, Chirurgia, Ortopedia, Neurologia e oggi destinati ad ospitare malati di coronavirus.
Ecco anche questa informazione che diventa pressione raccontando casi particolari fa parte del dovere dei cronisti che ogni giorno garantiscono la copertura dell’informazione locale.
I polemisti, i duri da tastiera social lasciano il tempo che trovano. E si accontentano del seguito che hanno. Tipo l’Albertini molto attivo nel menare fendenti a destra e a manca, ovvero al Movimento 5 stelle e a Mol dimenticando le miserabili 41 preferenze ottenute alle elezioni comunali di Merate nella lista di maggioranza. ma non mancano personaggi noti e normalmente equilibrati che sparano accuse di merde e sciacalli come fossero confetti. Poveretti, dove siamo arrivati.
Ma si tratta di dettagli trascurabili, tessuto portante delle varie cloache a cielo aperto. Inutili chiacchiere in una fase drammaticamente spaventosa nella quale, lo ripetiamo, l’esercito di sanitari combatte in prima linea quasi a mani nude ma anche gli operatori dell’informazione, seppure nelle retrovie sono utili. Diremmo persino necessari. Quasi tutti lo hanno capito e si comportano di conseguenze. Qualcuno invece no.
Claudio Brambilla