La paura del virus che per ricevere accoglienza distrugge, e il senso della provvisorietà dell’esistere così bene esposto da Ezio Sacchi

Ho letto con interesse alcune riflessioni pubblicate su questo giornale online. Sono restato preso dalle considerazioni sul senso della provvisorietà dell'esistere di Ezio Sacchi: medico, chirurgo e oncologo. Mi è capitato più di una volta di incontrarlo a casa sua, con Patrizia, mentre furtivamente mangiava qualcosa per poi rientrare in ospedale al Mandic. Facevamo parte della stessa baracca, eravamo affezionati a quell'ospedale diretto dal vecchio prof. Sartori e dal presidente ing. Zappa: altri mondi.
Ci univa l'appartenenza, lui svolgeva il suo mestiere, io lo strizzacervelli e contemporaneamente facevo lo studente di medicina a Milano. Incontri veloci, anche in ospedale, ma significativi, personalità diverse, ma ci accomunava il desiderio di essere utile agli altri. Avevamo un bisogno scientifico e umano di conoscere le cose oscure della mente e del corpo. In quel periodo di sabato andavo nel reparto di microbiologia a guardare dei vetrini per l'esame d’istologia e anatomia. Vetrini che mi erano stati consegnati da Mancosu (spero di non sbagliare) su indicazione di Ezio.
Ho superato il monumentale esame di anatomia e tanti altri: non ho terminato. Il desiderio di conoscenza si era spostato su altri interessi; sono stati esami utili per la mia formazione e professione: conoscere, studiare, aggiornarsi per essere pronti ad affrontare nuove difficoltà.
Se penso all'esame di genetica di allora, a confronto alle scoperte che ci sono state in merito, lo trovo così lontano, vecchio e arcaico. Lo stesso esame di microbiologia con i suoi batteri e virus rispondeva a certe domande così banali. Dopo l'HIV tutto è cambiato. Ero interessato a quei microorganismi, non tanto con la testa di uno studente di medicina, ma di psicologo. Fantasticavo che la memoria avesse un’origine biochimica, che le molecole si accoppiassero per empatia biologica, che l'alterazione di un microframmento fosse alla base di un cambiamento: pensavo e guardavo gli organismi con questa prospettiva. Lo faccio ancora e immagino che soltanto alterando un microelemento sia possibile scardinare la memoria operativa del virus.
Fantasie. Questa giovane generazione di ricercatori sarà in grado di trovare e scardinare il meccanismo perverso di questo rompiscatole. Ogni rompiscatole porta con sé delle innovazioni e obbliga a guardare le cose del mondo con nuovi parametri.
Se trasformo questo rompiscatole in un oggetto psichico e da schizzacervello lo ascoltassi come se fosse sdraiato sulla sceslong o di fronte, a vis a vis, lo tratterei come un nucleo psicotico primitivo incistato nello sviluppo psicogenetico. L'amico Corina con le sue creste da gallo ha deciso di farsi conoscere mascherandosi dietro a delle difese. E' un nucleo psicotico disturbante che ha bisogno di essere ascoltato e curato. Adesso è in una fase distruttiva, è incazzato, desidera evidenziare il suo potere, la sua arroganza per farsi sentire.
E' l'unico modo che conosce per ricevere accoglienza è distruggere. Va studiato, analizzato. Certo che spaventa, però è importante che la paura stia al primo stadio; solo così è possibile mettere in atto tutte le conoscenze per affrontare ciò che sta davanti. Ogni scoperta genera incertezza: è un meccanismo psicologico. E' normale.
A me è capitato di stare di fronte a una persona che minacciava di ammazzarsi, di ammazzare, di avere il coltello, di venire in seduta con la pistola in tasca per difendersi da supposti persecutori. Un giorno mi sono trovato una scure a dieci centimetri dalla testa. Il compianto prof. Zapparoli avrebbe detto che mi stava mettendo alla prova.  Mi è andata bene. Paura no, incoscienza sì. Non ho mai denunciato nessuno. Faceva parte del lavoro. Normale. Da quelle esperienze ho cercato di imparare a prevenire il male: prevenire è un vecchio postulato dimenticato anche dall'onnipotente macchina sanitaria e politica; prevenire per evitare di curare. State in casa.
dr. Enrico Magni
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