Quando tutto questo sarà finito si spera che la piramide dei valori sia cambiata e in cima torni la salute di tutti ricchi e poveri

Per dirla con Marco Travaglio quando tutto sarà finito, perché prima o poi dovrà finire, è sperabile che non si torni alla cosiddetta "normalità". Questa emergenza ha sparigliato tutta la scala dei valori e delle priorità. E ha rimesso in cima la sanità e il suo avamposto, un tempo ignorato se non addirittura irriso, e ora popolato da eroi in camice. Che lo siano per davvero non lo sappiamo e in fondo è sventurato quel paese che ha bisogno di eroi. Ma di sicuro quelli che lavorano oggi negli ospedali sono da ammirare. Oggi. E anche domani però.

Pensavamo prima di scrivere di getto queste note, a quante centinaia di articoli abbiamo messo in rete a difesa del presidio di via Cerri. E a quanto silenzio ne è seguito da parte delle cosiddette Autorità che anzi da molti anni a questa parte si sono affannate a dire che la sanità lombarda è la migliore del mondo e che il San Leopoldo Mandic non ha alcun problema. Tutto per l'interesse superiore del partito (e della propria carriera).

Il coronavirus ha avuto il merito di scoperchiare il vaso di pandora e far uscire allo scoperto tutto ciò che non va in una sanità massacrata dai tagli lineari che hanno drammaticamente penalizzato in termini di strutture, impiantistica e personale il servizio sanitario pubblico a favore di quello "convenzionato" che poi privato non è perché vive con i soldi pubblici ma agisce con regole da privato.

Questa fase tragica deve servire per ristabilire l'ordine nella piramide dei valori sulla cui cuspide c'è la salute di tutti. Di tutti, ricchi e poveri, giovani e anziani, qualunque sia la terapia necessaria da quella ambulatoriale a quella più complessa.

Personale e strumentazioni arriveranno in queste settimane di emergenza ma tutti noi dobbiamo fare qualcosa. Lo stesso Comune se non fosse paralizzato come appare avrebbe già dovuto aprire una raccolta fondi finalizzata, investendo anche risorse proprie di cui abbonda, per acquistare tutto il materiale protettivo per i sanitari e i cittadini. Invece il Sindaco si bea nel pubblicare un post su cui informa i suoi like, che un'azienda ha regalato 120 mascherine. 120? cazzo ma ne servono 10mila almeno al giorno solo per i meratesi. Ma lo capisce questo Signore la fase che viviamo? Oltre che su Facebook è presente nella vita reale?

Non avrà ancora in mente di spendere 40mila euro per la notte bianca o 3 milioni per via Verdi quando da ogni dove, senza timbri né sigilli, la gente si muove per aiutare come può l'ospedale, ora che ci si è resi finalmente (e speriamo definitivamente) conto che quel presidio tra Merate è Novate è una ricchezza straordinaria che va difesa e sostenuta anche a costo di metterci soldi nostri come fecero due generazioni fa costruendo camera per camera, quando ancora c'era solo il "Cerri".

Speriamo che anche in Regione, dall'infaticabile assessore Giulio Gallera, al dg della sanità lombarda Luigi Cajazzo fino alla Direzione strategica si siano resi conto della grandissima importanza del Mandic, preso d'assalto proprio perché crocevia della domanda di tutta la Brianza lecchese e delle fasce confinanti inserite nelle province di Bergamo, Milano e Monza Brianza.

E che quindi, quando tutto questo finirà, perché prima o poi dovrà finire, al San Leopoldo Mandic tutti, a partire dai sindaci troppo distratti in questi anni, dedichino l'attenzione primaria. Quella che si riserva a un bene prezioso. Un bene insostituibile.

 

Claudio Brambilla
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