Paesi deserti, ospedale gremito. Gli opposti in tempo di virus. Il Ps del Mandic da giorni sovraffollato, medici e infermieri sotto pressione, i reparti ''smontati'' e attrezzati per i sospetti

L'invito a restare in casa sembra che davvero sia stato accolto dalla popolazione. In una serata splendida con la luna piena che illumina, i paesi sono deserti, non ci sono persone che passeggiano né auto in transito. Tutto chiuso. Tutto silenzio. Tutto ciò che circonda il San Leopoldo Mandic è spettrale. Ma dentro è un girone dantesco. Alle 21 anche la Direzione strategica dell'azienda è ancora al lavoro per rimodulare l'organizzazione di presidi e reparti. Paolo Favini e Vito Corrao, in raccordo con l'assessorato al welfare guidato dall'instancabile Giulio Gallera rivedono quanto pianificato la mattina, in un continuo divenire. I posti resi disponibili dodici ore fa sono già saturi, bisogna trovarne altri. Il secondo e terzo piano dell'ospedale cittadino sono destinati ai ricoveri d'urgenza per sospetta coronavirus, così come l'intero reparto di Pneumologia. Chirurghi e ortopedici sono acquartierati al primo piano in Ortopedia ORL. Tutti gli interventi sono rinviati a data da destinarsi. Si affrontano solo le urgenze: incidenti, traumi gravi, infarti, ictus. Restano aperti alcuni ambulatori ma presumibilmente ancora per poco. I pazienti che provengono dall'esterno sono potenzialmente portatori di virus. Chiudere tutto resta l'opzione migliore. E concentrare tutti gli sforzi nella cura dei tanti pazienti trovati positivi al tampone. In Pronto soccorso si alternano due medici anche di notte (solitamente in servizio ce n'è uno): il medico di medicina d'urgenza opera nei reparti "infettivi" mentre un chirurgo si occupa delle prestazioni di pronto soccorso. I turni di lavoro sono massacranti: medici e infermieri si concedono solo poche ore di sosta tra un turno e l'altro. L'arrivo di pazienti è continuo, soprattutto da Lecco e Bergamo. Prosegue l'attività ordinaria, sia pure ridotta in Radiologia ma già si pensa di recuperare spazi per posizionare anche lì letti e ampliare le disponibilità complessive. Da giorni il Pronto soccorso fa registrare il grado di "sovraffollamento". Alle 21,30 di oggi lunedì 9 marzo al Mandic c'è un codice rosso in trattamento, 25 "gialli" e 27 "verdi". In tutto ben 53 pazienti.
Situazione analoga al Manzoni di Lecco, classificato anche quel PS "sovraffollato": 2 codici rossi in trattamento, 13 "gialli" e 29 "verdi". In totale 44 pazienti.

Risulta invece solo "affollato" il Pronto soccorso di Vimercate: nessun codice rosso, 14 "gialli" e 20 "verdi". Affollato anche il PS di Ponte San Pietro con 2 codici rossi in trattamento, 8 "gialli" e 3 "verdi" per un totale di 13 pazienti.
Ma mentre scriviamo la situazione può cambiare repentinamente.
Non si è ancora parlato, invece, di attrezzare il presidio Inrca di Casatenovo. L'Inrca si occupa proprio delle malattie respiratorie anche se oggi è un centro avanzato di riabilitazione. In passato erano accreditati 80 posti di riabilitazione pneumologica. Il reparto di Pneumologia del Mandic, al quinto piano,  è una unità di semintensiva. Quando il paziente lascia la rianimazione o l'unità semintensiva il naturale percorso è la riabilitazione pneumologica. Se Gallera riapre Sondalo a maggior ragione dovrebbe essere recuperato l'Inrca per questa straordinaria emergenza.
 
Così come si potrebbe fare ricorso ai medici di medicina generale che se ben organizzati potrebbero destinare qualche ora la settimana al pronto soccorso almeno per smaltire i codici minori.
 
Per il 2020 non sarà necessario aprire le segnalazioni per gli ambrogini: ce ne sarà uno solo, da assegnare a tutto il personale che opera al Mandic e che davvero sta facendo miracoli in una situazione inimmaginabile fino a poche settimane fa.
C. B.
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