Non basta il voto per essere degno


Il sindaco Massimo Panzeri

E’ capitato a lui di essere il sindaco di Merate al tempo del Coronavirus. Quindi il breve commento che segue lo prende come simbolo a prescindere che ne sia stato l’effettivo protagonista. Questa pandemia può essere che sia affrontata dalle autorità in senso lato a zig zag, con fughe in avanti e frenate improvvise, con un unico comune denominatore bifase: la prudenza e la protezione individuale. Noi siamo un popolo di indisciplinati, di individualisti, di scettici e di saputoni. Ci capita questo virus, di cui forse un giorno conosceremo l’origine e i responsabili, e andiamo in panico, proprio come quando arriva una imprevista, forte nevicata, la macchina slitta sul ghiaccio e bestemmiamo, mentre basterebbe mettere le catene o le gomme da neve. Il guaio è che molti automobilisti non hanno le une e ancor meno le altre. Non sono previdenti prima e non sono prudenti durante.
Il Governo invita i 60.000.000 di italiani ad adottare alcune elementari misure di prevenzione individuale che non limitano la libertà individuale, ma la indirizzano per un periodo -  che ci si augura breve -  al solo fine di ridurre al minimo il rischio del contagio.
Ma la gente legge poco, se legge lo fa in fretta, quasi sempre non condivide e poi continua come se nulla fosse.
La gente. Colui che ha un ruolo pubblico non può e non deve. Spetta a lui dare l’esempio per il semplice, elementare, scontato motivo che un Sindaco, un assessore comunale, un consigliere comunale rappresentano lo Stato e non il partito di riferimento.
Il Sindaco di Merate, il signor Massimo Augusto Panzeri, ha fatto bene a partecipare alla piccola cerimonia inaugurale del cambio di proprietà e di marchio del più grande supermercato di Merate. Non aveva alcun motivo per negarsi. Quello che avrebbe dovuto fare, quale primo cittadino di Merate ed esponente dello Stato, era di chiedere al direttore del Conad di rivolgersi ai dipendenti presenti invitandoli a tenersi distanti l’uno dall’altro di un paio di metri. Lo spazio c’era tutto. Avrebbero comunque partecipato, visto ed ascoltato. In alternativa poteva farlo lui stesso in assenza di spontanea iniziativa del dirigente. Sarebbero bastati un sorriso e due parole.
Il Sindaco avrebbe fatto il suo dovere e una bella figura e soprattutto dato prova della sua autorità, ricevendone consenso e stima, magari non espressi, ma avvertiti.
Non lo ha fatto e neppure glielo hanno suggerito i collaboratori che lo accompagnavano.
Delle due l’una: o Massimo Augusto Panzeri – come tanti suoi colleghi –  ha un incerto e confuso senso dello Stato, che avverte come concorrente, o non ci è proprio arrivato.
Se è quest’ultima la spiegazione, questa vicenda di per se banale, ma significativa risponde a una domanda che ha solcato negli ultimi anni e forse da sempre i cieli d’Italia: è sufficiente essere promossi dal voto per dimostrarsi all’altezza del proprio ruolo pubblico? L’elezione è l’inizio o una fine?
La risposta è negativa. Occorre avere doti personali, avere avuto esperienze formatrici, una sensibilità spiccata, un’apertura mentale non omologata e appunto il senso dello Stato, qualunque sia il colore del Governo in carico.
Un sindaco deve essere d’esempio e l’esempio lo si dà esercitando i poteri di cui si è investiti, il primo dei quali è quello di indirizzare e di indicare la strada da seguire ai propri concittadini, nella ordinarietà come e ancora più nell’emergenza.
Non si risenta Panzeri per questi appunti critici. Quasi 50.000 lettori hanno cliccato sulla notizia. Forse avrà altre occasioni. Ne tragga insegnamento.
Alberico Fumagalli
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