Come le nostre grandi aziende affrontano l’emergenza Virus. Elemaster, Technoprobe, Krino: tra gestione risorse umane e necessità di approvvigionamento per mantenere la produzione
Gabriele Cogliati
Gabriele Cogliati, Ceo di Elemaster, nonostante la difficile situazione non ha perso la sua proverbiale concretezza.
"Da oggi la nostra azienda di Shanghai ha ripreso a lavorare a pieno regime, ma in questa situazione non sappiamo quanto potremo resistere" ha esordito mentre sta rientrando a Lomagna, dopo aver fatto visita ad un cliente oltre confine. "Avevamo riaperto una quindicina di giorni fa a ranghi ridotti ed ora invece lavoriamo a tempo pieno. Tutti gli addetti hanno osservato la quarantena ed ora non dovrebbero esserci problemi. Per assurdo sembra esserci una situazione più stabilizzata in Cina che nel nostro Paese".
Purtroppo nonostante la buona notizia, Cogliati non nasconde la preoccupazione per questo difficile ed inimmaginabile momento. "Il nostro comparto è certamente tra quelli che hanno subito l'impatto più forte, in queste condizioni se non arriva la materia prima rischiamo di doverci fermare. Se la situazione attuale si protrarrà fino alla fine di marzo c'è il rischio concreto che ci dovremo fermare e questo rappresenterebbe un problema enorme. Per rimettere poi in moto la locomotiva ci potrebbero volere mesi, forse anni, con le conseguenze che facilmente si possono intuire".
E' quindi l'incertezza il problema principale dell'azienda e le prossime settimane saranno decisive per Elemaster ma anche per altre aziende del territorio.
"Nessuno tra i nostri mille dipendenti in Italia e mille all'estero ha avuto per ora alcun problema... Seguiamo con grande attenzione tutte le procedure per tutelare la salute di tutti. Quando è indispensabile incontriamo i clienti di persona, come oggi. In alternativa ricorriamo alla tecnologia organizzando videoconferenze e utilizzando tutti gli strumenti disponibili onde evitare il contatto diretto. Può darsi che da questa situazione possa nascere un nuovo modo di operare ed interfacciarsi con clienti e fornitori".
Ma il vero tema resta l'approvvigionamento delle materie prime. "Disegnando un cerchio di mille chilometri attorno a Wuhan - ha aggiunto Cogliati - ci sono il 30-40% delle aziende che producono materie prime per le imprese come la nostra. E' facile intuire le conseguenze e l'impatto di questo blocco. Ma va anche detto che oggi non ci sono zone franche, basta vedere cosa è successo in Italia. Noi tutti in azienda stiamo operando con il massimo impegno. Siamo convinti che è necessario che ognuno prenda le precauzioni adeguate in privato e sul lavoro. Ognuno ha il dovere di fare la sua parte. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Nonostante questo, se il blocco dovesse perdurare tutto il mese, saremo costretti a prendere dei provvedimenti...".
Pietro Novati
"E' un momento molto delicato per noi - ci ha detto Pietro Novati patron della Krino (nata a Montevecchia ora a Monticello) - e seguiamo ora per ora l'evoluzione della situazione. Proprio questa mattina (lunedì per chi legge) abbiamo avuto notizie confortanti. Alcune fabbriche lontane dalle zone del focolaio stanno lentamente riaprendo e se non accadranno altri fatti a fine marzo dovrebbero riprendere la produzione. Purtroppo mancano prodotti che non si trovano altrove e quindi per noi la situazione rischia di diventare complicata. Siamo riusciti a reperire del materiale in Europa e questo ci consentirà di proseguire a servire la clientela abituale. L'importante che tutti procedano con approvvigionamenti delle risorse in modo graduale evitando che pochi acquisiscano tutto quello che è disponibile sul mercato".
Non mancano purtroppo le note dolenti. "Spiace constatare l'atteggiamento di alcune multinazionali che consapevoli della situazione minacciano sanzioni se non vengono rispettati i contratti. In azienda comunque stiamo lavorando serenamente e possiamo produrre per almeno tre-quattro settimane. C'è qualche assenza maggiore rispetto alla stagione, ma noi stessi abbiamo chiesto, ad esempio, a due persone venute in contatto con un agente che era stato nelle zone del contagio di restare a casa, in via precauzionale.... Ovviamente non possiamo rispondere delle azioni dei nostri dipendenti fuori dall'azienda. Ma tutti hanno assunto un atteggiamento responsabile. Il mese di febbraio nonostante tutto quello che è successo è stato tranquillo. Qualche problema c'è stato nella logistica, per il trasporto delle merci e le movimentazioni nei porti... Certo, il clima è di grande incertezza, si naviga a vista giorno dopo giorno sperando che presto si torni alla normalità".
Roberto Crippa
"Al momento stiamo lavorando - ci ha raccontato Roberto Crippa, Executive Vice President Technoprobe Spa - Italia - Proprio oggi abbiamo ulteriormente implementato le misure per limitare eventuali contagi in azienda. Abbiamo registrato un lieve aumento delle assenze, ma noi stessi abbiamo consigliato a tutti di non sottovalutare nessun sintomo e di restare a casa al minimo dubbio. Dal punto di vista produttivo stiamo facendo i conti con la paura dei clienti, che dalle notizie che apprendono relativamente alla situazione nel nostro Paese temono che chiudiamo senza evadere gli ordini. In questo momento è questo il problema principale, perché temiamo che prevalgano i timori e spostino le commesse in altri Paesi. Oggi siamo impegnati a tranquillizzare i clienti. Devo dire che è un momento molto brutto...".
Nonostante la difficile situazione che sta vivendo il settore, Crippa riesce a pensare a coloro che a causa del coronavirus in ginocchio ci sono già: "Se penso a chi opera nel turismo mi viene da piangere. Non riesco a immaginare come si possano sentire gli operatori che si trovano gli alberghi vuoti... Noi per ora non siamo in quelle condizioni, ma la verità è che importiamo da tutto il mondo e lavoriamo in particolare con l'Asia e questo è un momento molto complicato, inevitabilmente stiamo vivendo una fase di grande tensione. Difficile fare delle previsioni... Le prossime settimane saranno decisive. Per il momento siamo ancora in grado di reggere, ma se si dovessero interrompere le forniture, diventerebbe veramente difficile. L'emergenza ci ha costretto ad iniziare forzatamente lo smart working che ha coinvolto più di cento persone. Abbiamo anche ridotto drasticamente le riunioni e ridimensionato gli incontri. Questa potrebbe essere un'eredità positiva che ci lascia il Coronavirus: rimettere in discussione il modo con cui facciamo le cose imparando ad essere più essenziali ed efficienti".