Chirurgia pediatrica, Zanini: altro che medio-bassa la nostra era di alto livello. E coinvolgendo Monza si poteva investire
Rinaldo Zanini
Alla ricerca di un punto di vista disinteressato circa l'infausto destino a cui è andata incontro la chirurgia pediatrica nostrana abbiamo disturbato il dr. Rinaldo Zanini, già direttore del Dipartimento Materno Infantile, in pensione ormai da qualche anno, fuori dunque dall'Azienda ma non dai meccanismi della sanità regionale e nazionale.
Se non ci avesse, involontariamente, imbeccato la dottoressa Paola Spina a lui, probabilmente, non avremmo mai pensato di chiedere lumi. E' cosa nota - per fugare ogni dubbio per chi al tempo non c'era - che le posizioni di questo giornale soprattutto circa il ruolo del Mandic nel rapporto con il Manzoni hanno spesso "cozzato" con il pensiero del noto primario, già consulente tanto della Direzione Generale della Sanità di Regione Lombardia tanto del Ministero della Salute.
"E' estremamente doloroso per me e sicuramente anche per la dott.ssa Corizia e per il dott. Bernardi, vedere distrutto in così breve tempo tutto quello che avevamo costruito, ognuno per le proprie capacità e competenze, per rispondere al progetto del dottor Rinaldo Zanini, allora direttore del Dipartimento materno infantile, di aprire in Azienda una Chirurgia Pediatrica che potesse rispondere con competenza a tutte le necessità del territorio. Desidero ringraziare il Dr. Zanini per averci permesso di realizzare qualcosa che sulla carta sembrava incredibile..." scrive, nella missiva inviata a Merateonline dopo il primo articolo sul tema, la professionista, approdata al Mandic nel 2004 e dallo scorso anno migrata a Novara.
Dottor Zanini, ritiene che negli ultimi anni il livello della chirurgia pediatrica si fosse abbassato, riducendosi a trattare ernie e altre problematiche minori?
Non è assolutamente vero che la chirurgia pediatrica è andata scemando di livello.
Si dice però che l'ASST non sia attrattiva per chi vuole fare carriera perché la casistica trattata è ridotta. Non è attrattiva perché le risorse offerte sono scarse.
Smantellata una struttura interna, si è proceduto alla sottoscrizione con una convenzione con Bergamo. Basterà?
La prerogativa essenziale della chirurgia pediatria era il suo essere collegata alla terapia intensiva neonatale. Tutto il resto è gestibile anche diversamente. La convenzione sottoscritta è meglio di nulla ma chi ci "smenerà" è indubbiamente la parte neonatologica. Potrà essere sufficiente per la parte pediatrica ma meno performante per la parte neonatale che necessità di tempistiche sempre più veloci delle 24 ore (il lasso temporale che l'accordo fissa quale "entro" cui i professionisti orobici dovranno prestare consulenza in urgenza presso la nostra ASST, ndr) e controlli post operatori più volte al giorno.
Beh ma ci è stato risposto che in caso di emergenza, la TIN lecchese già organizza i trasporti aerei per tutta la regione...
E lo fa molto bene. Quella del trasporto è una grande attività ma è il piano B. E' risaputo che il trasporto peggiora il rischio per i pazienti. Poi, certo, la letteratura è concorde, meglio trasportarli che farli morire... La scelta presa aumenta il traffico in trasferimento.
Però per i bambini sopra i tre anni, che necessiteranno di interventi in elezione, dunque non urgenti, per patologie a bassa complessità, si chiederà un maggiore impegno alle due chirurgie generali e all'urologia aziendali.
Tutto il mondo però cerca di concentrare la casistica pediatrica. Il limite dei tre anni è un'invenzione.
C'era bisogno allora di una chirurgia pediatrica a Lecco?
Si. C'era lo spazio per un disegno più ampio, coinvolgendo anche Monza e la Brianza. E' mancato un disegno performante che potesse toccare anche il San Gerardo che non ce l'ha.
La classica unione che fa la forza, insomma. Nell'interesse dei più piccoli del territorio.
A. M.