Chirurgia Pediatrica, Direzione ASST: casi trattati pochi e di medio-bassa difficoltà. Per i complessi ci sono Milano e Bergamo
Il direttore generale dell'ASST Paolo Favini e il direttore sanitaro Vito Corrao
Non potevamo esimerci dal chiedere loro, per andare subito al nocciolo quella questione, come si è arrivati alla chiusura della struttura semplice istituita nel lontano 2004 a Merate ma a servizio anche del Manzoni di Lecco, sede della terapia intensiva neonatale.
Ci hanno confermato la successione di arrivi e partenze che già avevamo ricostruito e dunque il pensionamento del dottor Marco Bernardi (novembre 2018) sostituito dal collega Pierlugi Pedersini in comodato dagli Spedali Civili di Brescia e le “uscite” - nel primo semestre 2019 – delle dottoresse Lucia Corizia (rimasta in azienda ma come senologo nel team della Breast Unit) e Paola Spina (passata dopo 14 anni e 3 mesi al Mandic all'Azienda Ospedaliera Universitaria Maggiore della Carità di Novara), con un vano tentativo di rimpiazzare la prima tramite procedura di mobilità andata deserta a cui è seguita poi una selezione pubblica a cui ha partecipato una sola professionista – la dottoressa Sonia Battaglia – rimasta in servizio il tempo di un amen prima di rassegnare – per ragioni personali, come la stessa ci ha comunicato – le dimissioni l'8 settembre e sottoscrivere un contratto di collaborazione libero professionale già l'11 con la ULSS8 Berica del Veneto.
Guai a parlare, però, in riferimento alla componente “storica” in rosa della chirurgia pediatrica lecchese di “fuga”. Il dottor Corrao ricorda infatti come in una squadra si resta finché si hanno buoni rapporti con il capo e quando poi il capo cambia – senza addossare responsabilità di alcun tipo a Pedersini, parlando dunque in astratto – ci si sente liberi di prendere altre strade.
Mentre è facile concordare sul fatto che ai due bandi – pur differenti – promossi dall'ASST per riempire le caselle rimaste vuole, la risposta sia stata minima, anzi “unica”.
Colpa della mancanza di specialisti – ci viene spiegato – ma anche del diverso appeal che esercitano altre strutture più “blasonate” per esperienza nel settore. “La chirurgia pediatrica che fa riferimento a questa ASST è a media-bassa complessità” sostiene infatti il direttore generale Paolo Favini. “La grande chirurgia si sta concentrando nei centri specializzati” aggiunge citando l'ormai arcinoto decreto ministeriale 70/2015 che fissa i nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, a seguito del quale è portato a cercare “il centro con la maggiore concentrazione di expertise”.
Dunque, ricapitolando, Mandic e Manzoni, non sarebbero stati presi in considerazione dai chirurghi pediatrici in cerca di occupazione per “la bassa possibilità di crescita” offerta, occupandosi di prestazioni “a bassa complessità” e con poca risposta del territorio. La prova sarebbe nei numeri.
Il dottor Corrao ha recuperato infatti una scheda relativa al 2015: meno di 300 gli interventi effettuati di cui il grosso rappresentanti da ernie e testicoli non scesi. 1 – 1 – 2 – 1... invece i casi di peso. Ma non basta obiettare che pur piccoli quei numeri – di cui ovviamente non abbiamo motivo di dubitare - corrispondono a bambini ai quali è stata migliorata (se non salvata) la vita. Pur avendo in servizio un professionista considerato un “maestro” e due dottoresse formatesi al suo fianco, mancava... l'expertise, come confermato dal collega Pedersini nel suo anno di permanenza in Azienda.
Ci hanno provato, però, Favini e Corrao, a salvare la struttura: c'è una comunicazione alla Regione: “Abbiamo presentato un progetto per sviluppare la chirurgia pediatrica in Asst” relaziona il DG, leggendo altresì uno stralcio della replica con cui l'assessorato risponde picche. In Lombardia ci sarebbero infatti già 8 chirurgie pediatriche – contro i 4 – 7 considerati ottimali dal DM 70 – e per il Bacino di riferimento della nostra Azienda si trova già adeguata e competente al Manzoni per la casistica minore mentre per quella più complessa si ravvisa prossimità con Milano (Buzzi) e Bergamo (Papa Giovanni XXIII). “Non si ritiene di implementare il servizio” quindi, la chiosa. Un servizio nel frattempo sparito. Anzi no, ribattono dalla direzione strategica, citando la nuova convenzione sottoscritta proprio con la struttura orobica, “uno dei centri più qualificati e il più vicino, comodo da raggiungere, anche da Merate adesso che è stato riaperto anche il ponte”.
Ma non solo avremo specialisti che garantiranno "accesso alla settimana di circa 2 ore cadauno per attività ambulatoriale da svolgersi nei presidi ospedalieri di Lecco e Merate" e "accessi in caso di necessità, in urgenza, da espletare entro 24 ore dalla chiamata per attività chirurgica", come previsto d'accordo. Per le ernie e le prestazioni a medio-bassa complessità “abbiamo chiesto un'attenzione in più alle due chirurgie generali e all'urologia, che già trattano i bambini dai tre anni in su” mentre per le emergenze non dobbiamo dimenticare che “la gestione dei trasporti in elicottero in tutta la Lombardia è affidata alla nostra Terapia Intensiva Neonatale”.
Siamo a posto insomma.
A. M.