Merate: le poesie di Tagore e Quasimodo recitate sotto il tiglio e la quercia del lago
Giulio Visibelli, Alessandro Quasimodo, Flavio Minardo
Quasimodo ha raccontato la vicenda da cui è nata l'idea della performance, intitolata "Alberi di poesia sul Balaton". Nel 1926 Tagore, poeta e filosofo che fu tra i fondatori dell'Università di Nuova Delhi, soggiornò a Balatonfured, sulle rive del lago Balaton in Ungheria, per motivi di salute; prima di andarsene, fece piantare un tiglio in onore della natura e in ricordo del tempo passato lì.
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Salvatore Quasimodo si trovò a passare per lo stesso ospedale, 40 anni più tardi, e avendo saputo ciò che Tagore aveva fatto in quel luogo prima di lui decise anch'egli di piantare un albero, una quercia. Oggi sotto quella quercia si tengono celebrazioni in onore del poeta, e vi sono scolpite le parole che lui pronunciò nel '61 durante la sua permanenza in quel luogo: "Con cuore felice metto questo albero sulle rive delle onde del Balaton, che avrà foglie al di là della mia vita provvisoria. [...] Ma ogni fronda dia un saluto a coloro che venendo qui amano la poesia che fa nascere gentilezza e giustizia nell'uomo di ogni nazione".
"Respirando l'aria poetica della cittadina di Balatonfured" ha detto Alessandro Quasimodo "mi è venuto in mente di pensare a un recital in cui ci fossero questi alberi che di notte parlano tra di loro, raccontandosi cose che loro sanno perché sono le poesie composte dai due grandi poeti". Il figlio di Quasimodo ha recitato il dialogo ideale tra i due alberi, in cui ogni componimento ha fatto da controcanto all'altro in un continuo gioco di rimandi poetici, mentre il suono del flauto e del sitar ha rispecchiato con le note la dialettica tra oriente e occidente.
Alessandro Quasimodo
Ma il dialogo è stato anche quello tra Tagore e Quasimodo, come se i due poeti, al di là dello spazio e del tempo, avessero potuto intavolare un confronto su quelli che sono i temi in comune tra le loro opere: "la natura, la terra, i fiumi, tutto quello che è vita e chiaramente anche i sentimenti".
Alessandro Quasimodo ha lasciato che a chiudere il dialogo fosse la celebre poesia di suo padre: "Ognuno sta solo / sul cuore della terra / trafitto da un raggio di sole: / ed è subito sera".