Sanità: soppressa la struttura di Chirurgia Pediatrica. Per i bimbi arriva il chirurgo ''a chiamata''

Avevamo un “Maestro” della chirurgia pediatrica. Il San Leopoldo Mandic di Merate e il Manzoni di Lecco erano due poli di autentica eccellenza nella specialità, in grado di intercettare la domanda proveniente da fuori provincia e fuori regione.  Ma nessuna delle direzioni strategiche che si sono alternate negli ultimi 15 anni ha mai voluto davvero “sfruttare” la capacità del “Maestro”, inserendo nel Piano Organizzativo Aziendale una struttura complessa di chirurgia pediatrica. Così, quando il dottor Marco Bernardi è andato in pensione è finito tutto con lui. Inutile a quel punto tentare di trattenerlo ancora per uno o due anni. Mancava un  progetto, mancava la volontà sincera di puntare sulla chirurgia pediatrica come elemento di fortissima capacità attrattiva per tutta l’azienda.
Azienda che ora ha soppresso del tutto la specialità. “Pochi pensano ai bambini” soleva ripetere il dottor Bernardi, una vita intera dedicata alla cura dei piccoli, neonati inclusi, con interventi che hanno fatto storia che sono stati esempi a livello europeo. Era nata persino un’associazione amici della chirurgia pediatrica che molto ha fatto e molto avrebbe fatto ancora. Ma la scure era già affilata. Tagliare, tagliare un po’ qua, un po’ là.
La Chirurgia pediatrica avrebbe potuto essere un’eccellenza da coltivare: con una struttura complessa come aveva ripetutamente chiesto il dottor Bernardi ci sarebbe stata tutta la possibilità di “trasferire” le conoscenze e l’esperienza del chirurgo bergamasco ad altri medici più giovani.
Ma con una struttura semplice priva di personale e di letti c’è da domandarsi la ragione per la quale Bernardi, rifiutando altre e assai più allettanti proposte sia rimasto a Lecco e Merate. Lui non esita a rispondere: ho trovato pazienti e genitori di grande affettuosità e riconoscenza, valori che persistono nelle piccole aziende. Con l’associazione amici della chirurgia pediatrica abbiamo fatto tante iniziative e ancora oggi mi cercano sapendo che presto qualche consulenza.
Già, in tanti lo cercano ancora. E lui non nega un aiuto a nessuno: i bimbi sono stati tutta la sua vita professionale. Peccato che la nostra azienda non abbia colto questo grande valore aggiunto. 
Oh no,  l’ospedale di Merate non chiuderà per la perdita di questa specialità, lo scriviamo subito prima che il solito Franco Lana di turno scenda in campo con tutto il peso del suo scibile a rassicurare il popolo come fece ai tempi della sospensione, poi ritirata, del dottor Gregorio del Boca la cui unica colpa era quella di lavorare anche il sabato mattina per smaltire le code. “I bambini continueranno a nascere a Merate” aveva scandito il segretario della Lega quasi fosse ritto sul balcone di piazza Venezia. Senza nemmeno riflettere su ciò che stava davvero accadendo e sui rischi che correva non Del Boca ma l’intero reparto di Ostetricia.
Poveretti, se sono questi i politici che ci debbono difendere dalle aggressioni regionali a posto siamo.
 Vorremo però sommessamente chiedere ai Sindaci di Merate e Casatenovo, Massimo Augusto Panzeri e Filippo Galbiati, così, senza polemica, se a gennaio fossero stati notiziati di questa soppressione.
 Se sì, ci saremmo aspettati almeno una nota critica, in caso contrario non si capisce bene perché Panzeri abbia ideato e poi tenuto per sé la delega ai rapporti con l’Asst e Galbiati abbia inserito nel suo discorso d’inizio mandato l’impegno preciso a seguire le vicende socio-sanitarie dell’ambito distrettuale.
 Ma come dicevamo non è il caso di fare polemica. Altri problemi restano irrisolti al Mandic senza che uno straccio di sindaco, prenda a cuore la questione ospedale e la ponga con forza all’ordine del giorno della conferenza dei sindaci.
Le decisioni, dalla riforma Formigoni in avanti, spettano solo ai proconsoli regionali, dotati di pieni poteri e legittimati a ignorare le istanze del territorio. Ma questi direttori generali che spesso neanche conoscono la strada per arrivare al San Leopoldo Mandic debbono rispetto a un presidio di 170 anni di vita, costruito dai meratesi e con i lasciti dei nostri più sensibili concittadini, da Villa a Rusca.
La nuova generazione di primi cittadini questo lo deve tenere ben presente. Anziché continuare a voltarsi dall’altra parte.
Claudio Brambilla
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