Osnago: ''Di vento forte'' il romanzo del prof. Motta che racconta di un legno che parla
Come spiegare a un bambino, a un figlio, il senso della distruzione? Come motivare a un fanciullo lo spettacolo tragico di un paesaggio sfregiato, di una natura profanata? Per uno scrittore la risposta è segnata: raccontare una storia. Affidarsi al potere della fantasia, rifugiarsi in un mondo parallelo, per poi scoprire e far brillare valori universali.
ll prof. Stefano Motta
È passato poco più di un anno dalla tempesta Vaia, che negli ultimi giorni dell'ottobre 2018 ha messo in ginocchio il Nord-Est italiano. Quel vento di scirocco ha devastato ettari di bosco, ha scioccato le comunità locali di montagna, ha scosso i cuori, e alcuni più di altri. Il prof. Stefano Motta a quei luoghi è affezionato, lì sono custoditi ricordi personali di attimi spensierati e di altri momenti di riflessione. E volentieri, ciclicamente, vi ritorna. La prima volta in Alto Adige dal dopo-Vaia per lui e la sua famiglia è stata l'estate scorsa. Un impatto devastante. Quelle rassicuranti distese sempreverdi di abeti e larici, che fino a qualche mese prima parevano inviolabili ed eterne, ormai da un punto panoramico erano come scuoiate. Un lutto da elaborare, una vita da celebrare, una rifioritura da annunciare.
Diceva Nietzsche nel passaggio più celebre di "Così parlò Zarathustra": "Tutto muore, tutto torna a fiorire, eternamente corre l'anno dell'essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l'essere si costruisce la medesima abitazione". Una massima che ha trovato naturale corrispondenza nelle parole della gente del posto e nelle situazioni in cui l'ex preside del Villoresi di Merate si è immerso, con occhi attenti e orecchie tese. La curiosità aveva innescato la modalità "spugna", per assorbire saperi e tradizioni che di dritto o di rovescio sono finiti dentro al diciannovesimo libro scritto da Motta. Scrittura a tempi record per pubblicarlo nell'ottobre 2019, a un anno esatto dall'anniversario della tragedia.
Per presentare il romanzo "Di vento forte", il Centro Culturale G. Lazzati ha ospitato l'autore nella serata del 24 gennaio presso l'ex Circolino di Osnago, un appuntamento inserito nella rassegna dei "Caffè del venerdì". Ha spiegato il professore: "Questo libro è un regalo, un obbligo nei confronti dei boschi in cui sono cresciuto. Molti di quegli alberi divelti e abbattuti sono destinati ad essere divorati per diventare pellet. Mi sono domandato quanti inverni e primavere hanno vissuto, quante persone hanno visto passare. Mi sono così sentito di dover trovare il modo per farli rivivere".
Andrea Gaspari e Stefano Motta
Pinocchio è stata una suggestione impossibile da evitare, ha ammesso lo scrittore originario di Desio. In questo caso il pezzo di legno non comincia a camminare, ma una scultura di gnomo inizia a soffiare. Ad accorgersene è un ragazzino, Valerio Sospiri, che domanda a un anziano intagliatore come sia possibile. I due diventano amici e il giovane si appassiona all'arte della lavorazione del legno. La vicenda è ambientata durante le vacanze natalizie del 2019 nelle terre colpite dalle raffiche di vento. Il protagonista si reca in un bosco abbattuto e impara a farsi scegliere dal legno, così come Michelangelo si lasciava ispirare dai blocchi di marmo. "Certe disgrazie fanno riappropriare la gente di un bene che non viene apprezzato più per il valore che in realtà possiede - ha spiegato l'autore - È ciò che accade a Valerio in un percorso di formazione dall'atmosfera pinocchiesca, leggera, divertita, ma anche velatamente malinconica".Alla serata osnaghese il prof. Motta ha svelato aneddoti personali e alcuni trucchi per la stesura di un libro, che unisce passione e tecnica. "Scrivere è come scolpire. Quando si corregge una bozza si tolgono pagine e pagine. È un approccio maieutico".Un'affinità che ha trovato sintesi nella scultura di legno realizzata dall'artista Andrea Gaspari, originario di Cortina ma ormai in pianta stabile a Paderno d'Adda. L'opera prende spunto da una pagina del romanzo di Motta in cui viene descritta un'immagine di pari efficacia. "Questo lavoro nasce da una sfida che mi ha lanciato una mia amica: riuscire a ricavare qualcosa da una sola pagina. Spero di avercela fatta". Al termine della presentazione del libro il prof. Motta si è fermato a firmare le copie del romanzo, che è già in ristampa.
Marco Pessina