Merate: il decoro da tenere in Aula non è una ''pigna'' ma un obbligo regolamentare. Quanto al caso Castello-Villoresi il non volerne neanche parlare suscita sospetti

Che il tenore delle assise consiliari, da qualche mese a questa parte, sembri pericolosamente influenzato dalle frequentazioni ludiche di alcuni suoi esponenti nel tempo libero, è a ogni seduta più evidente. La progressiva sovrapposizione tra il comportamento manifestato davanti al microfono in Aula e quello davanti a una pinta di birra al bar sbriciola quell'aura di austerità che dovrebbe caratterizzare sempre la seduta di "governo" e "parlamento" locali. Quando poi è il Sindaco stesso a concedere deroghe al regolamento c'è di che preoccuparsi perché delle due l'una: o non gli importa di quanto è scritto e approvato o non ne conosce il contenuto. Era stato proprio questo giornale anni fa a sollecitare i consiglieri ad adeguarsi al regolamento e più in generale al contegno da tenere durante le sedute evitando il "tu" e alzandosi in piedi. Ora che il leghismo ruspante ha preso il potere sembra - e traspare con chiarezza dalle diverse battutine - che si voglia dismettere la forma acquisita e tornare al dialogo tra giocatori di briscola chiamata. Invece - e Augusto Panzeri è invitato a studiare un po' di più - è proprio il regolamento del Consiglio comunale e delle commissioni approvato con deliberazione n r. 92 del 30 settembre 1992 e successive modifiche fino all'ultima nr. 36 del 31 luglio 2018, articolo 35 comma 1 a imporre: "Il Consigliere, ottenuto il permesso di intervenire nella discussione, parla dal proprio posto, in piedi, rivolto al Sindaco". Curioso che i legali accomodati in maggioranza e la Segretaria comunale non abbiano informato il Primo cittadino della vigente normativa

Ma se questo è un aspetto formale, pure essenziale nella dialettica comportamentale, c'è un secondo aspetto emerso durante la seduta del 23 gennaio a suscitare più di una riflessione. Al rilievo della minoranza sulla vicenda Villoresi-Castello, Massimo Panzeri ha reagito come se fosse stato morso da una tarantola, quasi come se dovesse dimostrare a qualcuno di essere più realista del re nel prendere le distanze dall'ipotesi. Diremmo con una sorta di pensiero unico con quello espresso dal rettore del Collegio don Sergio Massironi. Eppure per quanto del tutto teorica l'ipotesi di adibire il Castello a sede del Collegio era comunque suggestiva e, secondo noi, meritevole di essere quanto meno valutata. Lo aveva fatto il vice sindaco Giuseppe Procopio nel corso di visite effettuate peraltro con i rappresentanti sia del Villoresi sia della Parrocchia proprietaria del maniero. Quindi ipotesi teorica sì ma non di pura fantasia. Procopio ha coraggiosamente difeso il proprio operato non lasciandosi andare a "voli pindarici" ma nemmeno rinnegando quanto è stato fatto. Il Sindaco invece ha mostrato quasi paura ad affrontare l'argomento, compreso l'improvviso "allontamento" del preside professor Stefano Motta. Un comportamento quanto meno singolare così come quello di altri consiglieri di maggioranza presenti nella passata legislatura quando invece il professor Motta, accanto alla compianta Giusy Spezzaferri e all'assessore Massimiliano Vivenzio, era spesso in Municipio per collaborare alla realizzazione di eventi di altissimo livello. Non volerne sapere in alcun modo da parte del primo cittadino di una città che la sua parte nel sostegno alla scuola privata l'ha sempre fatta è suonato molto male. Sollevando preoccupanti interrogativi circa la reale autonomia gestionale del leghista. Insomma, un'altra brutta pagina di questa consigliatura che non mostra di avere idee rivoluzionarie - a parte l'auto elettrica (sob) - né di voler guardare oltre l'orizzonte già tracciato dalla precedente. Quasi avesse un debito da onorare.

Marco Pessina - Claudio Brambilla
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