La politica ecologica meratese all’incontrario va: da Milano a Berlino tutti piantumano, qui gli alberi si abbattono e i soldi accumulati in 20 anni si dissipano in strade e marciapiedi

Anche ieri, giovedì 16 gennaio, Merate è risultata tra le cinque città dell'aggregato milanese, più colpite dalle polveri sottili. La media giornaliera è stata altissima: 103 microgrammi per metro cubo. Il dato medio più elevato lo ha fatto segnare la centralina di Meda con 113, seguita da Monza con 109, Pioltello con 104 e, a pari demerito con Merate, Milano via Senato, statisticamente la zona più inquinata del capoluogo lombardo. (Clicca qui per il report dettagliato di Arpa)

Nei primi 16 giorni di questo nuovo anno i superamenti della soglia di attenzione di 50 microgrammi per metro cubo, a Merate, sono stati ben 11 con una media di periodo di 63,2 microgrammi per metro cubo.

Le cose vanno peggio se dalle pericolose PM 10 passiamo alle pericolosissime PM 2,5 dove, sempre ieri, Merate ha fatto registrare il secondo peggior dato di tutto il milanese: 79. Peggio ha fatto solo Sesto San Giovanni con 80. Como 63, Saronno 73, Lecco 35, Milano via Pascal 67, Milano via Senato 76.

Dunque siamo in piena emergenza. Ma dalle parti di Palazzo Tettamanti non pare se ne siano accorti. I provvedimenti in atto sono quelli che scattano in base alle indicazioni dell'aggregato milanese. Altre iniziative non ce ne sono. Si attende il vento forte previsto per la giornata di oggi dall'Arpa per ripulire l'aria.

I domani? E dopodomani? Qual è il piano antismog di Merate città, non dell'aggregato, visto che sino ad aprile almeno la situazione rischia di mostrare continue criticità?

Non è dato sapere. Quel che vediamo va nella direzione contraria. Ovunque da Berlino a Parigi, da Madrid a Milano sono in atto imponenti piani di rimboschimento. Da Cernusco a Vaprio ci sono aree deputate alla piantumazione di alberi mangiasmog come l'acero riccio o il tiglio.

A Merate, sotto l'egida dell'assessore all'ambiente (?) Andrea Ambrogio Robbiani si è fatto l'opposto tagliando oltre cento piante e altre cento attendono di essere abbattute. La riserva è in condizioni pietose, e siamo stanchi di scriverlo. Non piove ma il fondo del sentiero è ormai per metà fangoso e rende difficile la passeggiata domenicale. Ovunque tronchi e grossi rami spezzati sono nel lago e lungo le sponde e nessuno si preoccupa di rimuoverli. San Rocco è quello che è.

Non c'è un'idea, un progetto, qualcosa che ponga la questione ambientale in cima alle priorità come invece si sta facendo un po' ovunque. Per correre dietro a capipopolo affamati di vetrina ma incapaci di vedere oltre il primo incrocio stradale si dissipano le risorse finanziarie accumulate in una ventina d'anni in investimenti sulla viabilità che avranno come unico risultato concreto quello di aumentare ancor più il già caotico traffico nella parte sud della città. E con esso l'inquinamento atmosferico per tutti gli anni a venire.

Nessuno si faceva illusioni sulla qualità di questa Giunta. La precedente non ha brillato di certo ma almeno ha avuto il merito di consegnare alla successiva un quadro economico-finanziario eccellente. Quella in carica ha già deciso che l'80% dell'accumulato deve essere investito nelle strade. Una fissazione antistorica, un po' come pensare che serva allungare di qualche chilometro la tangenziale Est per scaraventare comunque il traffico da Lomagna a Olginate mentre la ferrovia versa in condizioni drammatiche (e, nonostante ciò, la Lega ha rinnovato per dieci anni la convenzione a Trenord).

Avanti così, dunque: bambini e anziani in casa perché come spiegano gli esperti ammalarsi con la quantità di veleno che gira ogni giorno nell'aria è facilissimo. E avanti con le strade che si possono inaugurare come ai bei tempi andati.

Per il bosco urbano ci penseranno altri. Speriamo in Berlusconi e al suo annunciato progetto di realizzare un bosco didattico al Vedù.

Tra Panzeri e Robbiani ci tocca ancora dire: meno male che Silvio c'è.

Claudio Brambilla
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