Il silenzio sconcertante sulla vicenda del Villoresi e del Castello e il duro commento del rettore don Sergio Massironi

Sì, siamo fortunati: per una di quelle strane coincidenze astrali, il professore Stefano Motta ha scelto il nostro network cui "affidare" i suoi pezzi. Che, indubitabilmente, sono straordinari sia per forma sia per sostanza, cioè per contenuti. D'accordo, 60mila accessi unici ogni giorno, sono una platea vastissima, fidelizzata, puntuale, costante. Ma ci piace pensare che la scelta sia stata influenzata anche da un fattore qualitativo oltre che quantitativo. Comunque sia poter pubblicare gli interventi del preside del Villoresi di Merate è un vanto e un onore.

Anche per questo - siamo un po' opportunisti, certo - non ci capacitiamo di come il nuovo Rettore abbia potuto, a quattro mesi dall'assunzione della carica, decidere di sostituirlo nel bel mezzo dell'anno scolastico. L'istituto è privato per cui non ci possiamo permettere di chiedere spiegazioni; anche se per storia, tradizione e provenienza della stragrande maggioranza di alunni, poter conoscere le ragioni di una tale operazione, ci sembra un diritto di genitori e autorità civili, che nel bilancio comunale prevedono sempre contributi pubblici all'Istituto privato. Quindi per la proprietà transitiva, anche un diritto di tutti noi cittadini di Merate.

Ma ci fa ancora più specie il silenzio seguìto alla rivelazione dei contatti tra il vice sindaco Giuseppe Procopio - che qui ha dimostrato davvero di avere una visione, ignota ad altri colleghi, a partire dall'assessore alla Cultura - e lo stesso Preside per valutare quella che era una semplice ipotesi di lavoro, ovvero il trasferimento della sede meratese del Villoresi, nel Castello Prinetti.

Poche le voci che si sono levate a commento: quelle di Giacomo Ventrice che guida il Comitato costituito per cercare di dare un futuro al maniero, del centrosinistra in Aula - assai flebile - e di qualche associazione cittadina.

Zero dal tessuto commerciale che dall'attuazione dell'ipotesi, avrebbe beneficiato di una spinta potentissima. L'associazione di categoria abbiamo già appurato che è inconsistente, ma anche La Nostra Mela non brilla per acutezza e lungimiranza. Di questo passo tra dieci anni resteranno soltanto i bar.

E dalle parti della maggioranza? Abbiamo detto di Procopio. Di Fiorenza Albani che con spericolata audacia ha inteso sostituire Giusy Spezzaferri, amica e estimatrice del professor Motta, c'è poco da dire. Sta alla cultura come io sto alla cucina. Mai che mi sia venuto bene un uovo all'occhio di bue. Eppure il Professore le potrebbe impartire lezioni preziose per l'esercizio di una funzione così delicata, che, peraltro, assieme al turismo, resta la via maestra per dare un futuro a Merate. E il Castello dovrebbe interessare più il dicastero culturale che quello urbanistico.

Invece nulla, la Lega tace, il Pd dorme, gli Azzurri, al solito, non pervenuti. Sembra di vivere in una città morta, ma non perché non c'è gente in giro la sera e la notte come per anni si è fatto credere. Ma perché pare scesa sopra Merate una cappa di disinteresse, con i suoi cittadini vittime di una ubriacatura collettiva di benzodiazepine, che li ha resi incapaci di reagire anche agli stimoli più profondi.

Ci è dispiaciuto leggere le sferzanti dichiarazioni pubblicate dal quotidiano La Provincia a firma dell'ottimo collega Alfano, di don Sergio Massironi, rettore del Villoresi in ordine all'ipotesi di trasferimento della sede da via Monsignor Colombo al Castello Prinetti: "Non ho nulla da condividere a proposito di quella che non è, né mai è stata, un'ipotesi allo studio del collegio Villoresi San Giuseppe".

E' nel suo pieno diritto, ovviamente, ma come meratese doc, figlio del ragionier Andrea che ha gestito la pubblica amministrazione per trent'anni, negli ultimi cinque come sindaco, cercando - ne siamo certi - di dare una destinazione al Castello, senza peraltro riuscirci, avrebbe potuto pronunciare parole più distensive, più morbide. Insomma avrebbe potuto essere, non diciamo possibilista, ma certamente meno tranchant.

La dichiarazione del neo Rettore è suonata male, soprattutto se collegata alla destituzione improvvisa del Preside. Sì, è proprio suonata male. E non solo ai nostri orecchi.

Claudio Brambilla
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