Da un inizio difficile in Ucraina alle luci dell'auditorium del Massimo di Roma: il lungo cammino di Andrea nel mondo della musica

A quattro anni, nella solitudine di un orfanatrofio, ha iniziato a cantare. Sorprendendo le maestre per la potenza e l'estensione vocale. Poi arrivato in Italia ha frequentato la scuola di canto. E nel giro di pochi anni è balzato agli onori della cronaca internazionale come giovanissima promessa fino ad arrivare alla clamorosa vittoria del mese scorso al contest europeo tenutosi all'auditorium del Massimo di Roma: primo nela sua categoria e primo in assoluto. Un risultato straordinario che gli ha aperto le porte del grande giro musicale. Lui è Andrea Mandelli, 20 anni, di Calco, ormai conosciutissimo nel territorio per la partecipazione a tante manifestazioni di solidarietà. E' anche uno dei "nostri" nel senso che fa squadra con il gruppone di Mol, ma temiamo non ancora per molto date le numerose proposte che gli stanno pervenendo dopo la vittoria di Roma.

Andrea Mandelli premiato come vincitore assoluto
del Tour Music Fest 2019 dalla produttrice statunitense Kara Dioguardi


Ma chi è Andrea Mandelli? Quali sono i primi ricordi dell'infanzia?

''Sono un ragazzo semplice determinato a raggiungere i miei obiettivi. Amo la musica, amo cantare. Dedico a questa mia passione la maggior parte del tempo. Sono stato adottato all'età di nove anni in Ucraina e una volta giunto in Italia ho incominciato a studiare musica. Sono contento dei traguardi che ho raggiunto fino ad ora, ma non mi basta. Voglio dare ancora di più per raggiungere ciò che desidero. Quando canto ho bisogno di sentire ciò che sto dicendo, cerco quindi di trasmettere le emozioni agli altri e a me. Mi piace aiutare gli altri svolgendo esperienze di volontariato. Io cantavo sempre quando ero solo. Spesso ricordo quei momenti di solitudine che trascorrevo quando ero in orfanotrofio. Ricordo, inoltre che le maestre, sentendomi cantare mi mandavano ai concorsi che spesso vincevo, ma il guadagno andava in tasca loro. Non ricordo la lingua, mi dispiace davvero molto perché fa comunque una parte del mio sangue.''

 

Come hai conosciuto i tuoi genitori e cosa hai chiesto a loro prima di lasciare il tuo Paese?

''I miei genitori li ho conosciuti in orfanotrofio in Ucraina. Quando ero piccolo non sapevo cosa significasse la parola ''genitore''. Mamma e papà per me erano un termine ignoto, dato che sono stato per 9 anni in un istituto con altri 300 bambini senza genitori. Ad aprile del 2008 sono venute due persone che hanno detto di volermi portare via. Io al momento ero frastornato, ma subito ho risposto che avrei accettato quanto mi stavano proponendo a condizione di poter continuare a cantare anche in Italia. E così è stato''

A sinistra Gianluca Musso ideatore del Tour Music Fest

Com'è stato l'arrivo in Italia e i primi anni qui da noi?

''Appena sono arrivato in Italia, sono stato accolto da tutti i miei parenti e ricordo che, prima di andare a casa c'era zio Pietro che mi ha comprato tanti di quei dolci che io quasi mi mettevo a urlare dall'emozione. Non conoscevo la lingua, mi intendevo con i gesti. Non ero abituato a mangiare dolci, men che meno essere accolto da tutti in modo caloroso. Poi è iniziato il peggio, LA SCUOLA! Ho avuto delle grosse difficoltà a socializzare con i compagni di classe. Vedevo che molti si lamentavano di tante cose, quando avevano già tutto. Provenendo da un contesto diverso, da piccolo non riuscivo a controllare le mie emozioni e spesso ero la ''marionetta'', bersaglio di tanti insulti da parte di persone cattive. Crescendo, è chiaro che capisci molte cose e del perché si comportavano così. Per quanto riguarda la musica, i primi anni ho iniziato a studiare canto a Merate con Cecilia Antonello che mi ha accompagnato in questo percorso per un po' di tempo''

 

Il canto è stata ed è la tua vera forma di espressione e forse di liberazione. Hai sempre "sentito" che questa era ed  è la tua strada?

''Per me cantare è sempre stata una valvola di sfogo. Ho sempre saputo che questa sarebbe stata la mia strada, da quando ero in orfanotrofio. Ovvero vivere di musica. In un modo o nell'altro. Non c'è mai un giorno in cui non mi metta mai a cantare. Tutti i giorni sento la ''necessità'' di farlo. Per me è come l'aria, non potrei farne a meno".

Con Marino Formenti, meratese, pianista di fama internazionale

Quale percorso musicale hai seguito per arrivare all'attuale condizione? Quali sono stati i tuoi primi impegni canori?

"Quando sono arrivato in Italia mi sono detto che dovevo studiare per ottenere risultati. Ho cominciato con il canto moderno già da piccolo con Cecilia Antonello. Ho proseguito dopo un po' di anni con il Jazz con la docente Rosella Sibio e la Professional Music Academy di Lecco. Ora con la docente Sabrina Asiani studio Jazz, R&B e Blues a Sesto San Giovanni. Per quanto riguarda 'strumenti musicali' ho incominciato con il flauto traverso con la docente Gloria Uggeri della scuola di musica San Francesco di Merate. Sono autodidatta in pianoforte e suonicchio strumenti vari. Inoltre, per integrare al canto mi sono messo in gioco con i musical, da quelli amatoriali a professionali. Mi hanno aiutato molto sia in forma artistica che come persona. Ho frequentato diversi masterclass musicali con i più importanti esponenti della musica italiana come Luca Jurman (vocal coach di Amici) con il tema 'L'ottagono del canto' e la Real Music Institute ad Asti. 'Il rapporto tra un cantante e un radiofonico'' con Massimo Cervelli (Rai Radio 2) e la MaryStar a Montecatini Terme. Il masteclass 'SeminArte' a Garlasco con il produttore Davide Maggioni (produttore discografico), Matteo Buzanca (autore e paroliere), Fausto Donato (Universal Music Group), Loretta Martinez (vocal coach di amici) e Antonio Vandoni (Radio Italia). All'età di 16 anni ho partecipato al mio primo concorso (proposto dalla mia ex insegnate Cecilia) a Lissone. Non ero sicuro, ma poi mi sono buttato e sono arrivato primo nella categoria Interpreti. Da lì mi sono detto che dovevo continuare e sono arrivato alle semifinali nazionali di Castrocaro all'età di 17 anni. L'anno scorso ho vinto un concorso nazionale al Festival Voci d'Oro e quest'anno sono arrivato a vincere la finale Europea di uno dei contest più importanti d'Europa su oltre 20.000 partecipanti.''

 

La prima grande soddisfazione?

"La mia prima vittoria a Lissone, il mio primo concorso canoro".

vincitore del Festival Nazionale canoro Voci d'Oro 2019

L'altra settimana dopo aver superato tutte le eliminazioni ti sei presentato sul palco davanti a centinaia di persone con altre decine di agguerriti concorrenti. Come ti sei preparato dietro le quinte?

''Mi sono esibito davanti a Mogòl (autore e paroliere), Kara Dioguardi (cantante, autrice e produttrice discografica di Anastacia, Christina Aguilera, Gwen Stefani, Kelly Clarkson, Laura Pausini, Ricky Martin, Carlos Santana e molti altri), Bonnie Hayes (cantante che vanta collaborazioni con Cher e Billy Idol inoltre è direttrice del dipartimento Songwriting di Berklee - College of Music) e la commissione artistica del Berklee College of Music (più importante istituto universitario al mondo dedicato alla musica contemporanea, allo studio del jazz e della musica moderna americana). Dietro le quinte non mi sono preparato. Ero vivace ... un po' troppo ahahhahah. A differenza di altri che erano tutti seri, io correvo per la stanza con Isabel (vincitrice di cat. baby-singer) di 9 anni e giocavamo. Inoltre ho fatto amicizia con vari artisti tra cui Martina Luci (vincitrice di cat. junior singer) e anche con lei ci prendevamo in giro e facevamo versi per distrarre gli altri. E' stato uno spasso!''

 

Che effetto ti ha fatto entrare in scena davanti a un pubblico così numeroso e anche tecnicamente preparato?

''Io non provo paura quando salgo sul palco. Non ho ansia. Non ho timore di essere giudicato. Ho dato il massimo di me davanti a più di un migliaio di persone. Viene spontaneo quando mi esibisco e riesco a mettere al centro tutte le mie emozioni. Il brano era molto impegnativo, ma non avevo timore perché sapevo benissimo che il traguardo raggiunto, era di un livello altissimo. Anche se non fossi stato il vincitore, sicuramente sarei stato più che contento. E' stata un'occasione che non tutti possono permettersi.''

Con il coro delle Voci Bianche di Merate con "Le avventure del naso lungo"

Il primo pensiero quando hanno pronunciato il tuo nome come vincitore della categoria?

''Oh, cazzo! (ho pensato) Non ci credevo. Per me è stata una sfida tostissima, c'erano concorrenti che erano dei mostri di bravura. Sono stato contento perché nonostante la mia giovane età sono riuscito a superare concorrenti ben più esperti di me. Quando Gianluca Musso (ideatore TMF) ha pronunciato il mio nome, mi sono lasciato cadere dall'emozione. E' un contest veramente importante e essere vincitore significa tanto, ma proprio tanto. A volte non ci sono parole per descrivere ciò che si prova''



E quando ti ha proclamato vincitore assoluto del concorso?

''Era come se, al momento della mia proclamazione qualcosa mi avesse paralizzato. Quando poi sono salito sul palco a ritirare il premio, volevo fare il serio davanti alla produttrice statunitense Kara Dioguardi ero veramente euforico, la gioia incontenibile, ma mi sono dovuto contenere. Non riuscivo a concentrarmi ero entusiasta di quello che era appena accaduto. Ridevo, non riuscivo comunque a esprimermi. Mi veniva la voglia di saltare, correre e urlare.''

Con il pianista Matteo Quadraruopolo forma il duo acustico "AVORIO"



Adesso come sta cambiando la tua vita? Quali sono i tuoi prossimi impegni?

''Per ora sicuramente in niente. Ora ci sono le vacanze natalizie, e mi riposo completamente. Il bello verrà dopo. Dovrò prepararmi per Boston, per i progetti musicali che mi sono stati proposti, per la promozione artistica ecc. ''

 

Ci sarà uno spazio per qualche spettacolo a Merate?

'Ho un pianista e abbiamo un bellissimo repertorio di stile Blues, Jazz, R&B, molto professionale e quindi perché no? Ci siamo accorti però che nel meratese e nei locali della zona gli artisti non vengono apprezzati adeguatamente. Questo perché oltre a non valorizzarli (tanto che quando ci si propone per un concerto sembra quasi di andare a elemosinare uno spazio), nessuno pensa che ci siano delle spese da sostenere e una professionalità da remunerare. E quindi si tende a non cercare nessuno per uno spettacolo di qualità onde evitare le spese".


Un'ultima domanda: vuoi dire qualcosa a mamma Elena e papà Giuseppe?

"Grazie . . . . . grazie davvero!"

Claudio Brambilla
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