Brivio: la Natività nelle varie forme d'arte rappresentate nella chiesa di Sant'Ambrogio

NELLA NOTTE DELLA NATIVITA'
Volgiti a noi, tu che guidi Israele
assiso sui Cherubini,
mostrati in faccia a Efraim, desta
la tua potenza e vieni a noi.
O Redentore dei popoli, vieni,
della Vergine rivelaci il parto;
ogni età della storia stupisca:
è questo un parto che si addice a Dio.
Non nasce da seme virile
ma per soffio arcano dello Spirito
il Verbo di Dio si è fatto carne,
e germogliò come frutto di un grembo.
Il verginale grembo s'inturgida
inviolato il chiostro del pudore,
brillano le virtù come vessilli:
Dio nel suo tempio ha fissato dimora.
Esca dal suo talamo nuziale,
aula regale del santo pudore,
il gigante che sussiste in due nature
e sollecito compia il suo cammino.
A noi viene dal Padre
e al Padre fa ritorno,
si slancia fino agli inferi
e riguadagna la sede di Dio.
Consostanziale e coeterno al Padre,
l'umiltà della carne rivesti,
la nostra debolezza di mortali
Con vigore perpetuo ritempra.
Già il tuo presepe rifulge
e la notte irradia la sua luce;
nessuna tenebra più la contamini
ma risplenda di fede indefettibile.



Albo Maddalena
 
Il brano è stato letto in latino dalla giovane Maddalena Albo in apertura della serata organizzata presso la biblioteca comunale di Brivio dalla comunità pastorale Beata Maria Vergine con titolo ''La Notte della Natività'' nella chiesa di Sant'Ambrogio.
 

La dottoressa Manuela Beretta
 
Relatrice dell'incontro, che si è svolto nella serata di lunedì 30 dicembre, è stata Manuela Beretta, che ha passato in rassegna le varie rappresentazioni illustrate all'interno dell'edificio sacro dedicato a uno dei quattro massimi dottori della Chiesa milanese. Dopo la laurea in Lettere moderne con indirizzo in Storia dell'Arte presso l'Università Cattolica di Milano, la dottoressa ha concluso anche la Scuola di specializzazione in Storia dell'Arte Medievale e Moderna e completato gli studi con un Dottorato di ricerca. È stata Cultore della materia presso l'Università Cattolica di Milano per gli insegnamenti di Storia dell'Architettura Medioevale e Storia dell'Arte Medievale. Ha insegnato Storia dell'Arte presso l'istituto superiore di Grafica, Moda e Design di Lecco Storia dell'arte presso l'Università della Terza Età di Erba, pubblicato alcuni saggi sulla rivista scientifica Arte Lombarda e partecipato alla pubblicazione di diversi volumi di Storia dell'Arte Medievale. Si occupa ora di didattica per adulti.

La Natività dell'Altare d'oro della basilica di Sant'Ambrogio

La prima opera passata sotto i riflettori della studiosa è stata la Natività dell'Altare d'oro della basilica di Sant'Ambrogio, risalente all'840 circa, che rimanda allo stupore dell'inaudito e che stata descritta attraverso Vangelo dello Pseudo Matteo: ''Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: ''Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salomè, rimaste davanti all'ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore''. A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: ''Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura''. Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: ''Permettimi di toccarti''. Dopo che lei si lasciò esaminare, l'ostetrica esclamò a gran voce dicendo: ''Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi è alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta''. La relatrice ha poi riportato il Commento al Vangelo di Luca, 2, 40-43 di Sant'Ambrogio ''Ti sembrano forse trascurabili i segni con i quali Dio si rivela: gli angeli che lo servono, i Magi che lo adorano, i martiri che gli rendono testimo­nianza? Esce da un seno materno, ma rifulge nel cielo; giace in una terrena dimora, ma regna nella luce celeste. Lo partorisce una sposa, ma lo concepi­sce una vergine!''.
 

L'Adorazione dei Magi di Tiziano
 
La seconda opera milanese selezionata per la serata dedicata alla natività è l'Adorazione dei Magi di Tiziano, risalente al 1559-1560 e conservata presso la Pinacoteca Ambrosiana. All'analisi della tecnica pittorica e dei dettagli è seguito il commento di Enzo Bianchi, riportato dalla relatrice. ''Il Natale è qualcosa di molto più profondo di una pur radicata abitudine culturale: il messaggio cristiano del Dio che si è fatto uomo coglie gli esseri umani nella loro dimensione più intima, indipendentemente dal loro aderire o meno alla fede in Gesù Cristo. È vero - come scriveva Macario il Grande nel IV secolo - che 'nessuno, nei cieli e sulla terra può comprendere la grandezza di Dio e nessuno, nei cieli e sulla terra può comprendere come Dio si fa povero e piccolo per i poveri e i piccoli. Come è incomprensibile la sua grandezza, così lo è anche la sua piccolezza'. Eppure tutti sembrano comprendere, con il cuore se non con la ragione, la grande umanità che si disvela in questo 'farsi piccolo' da parte di Dio (...). Forse è per questo che a Natale tante imprese 'impossibili' intravvedono la possibilità di realizzarsi, tanti sogni sembrano così vicini alla realtà: la pace nel mondo, l'accoglienza dignitosa per i migranti, la solidarietà nella società civile, la giustizia che difende i diritti inalienabili di ogni essere umano, l'equa redistribuzione delle risorse del pianeta così da assicurare terra, casa e lavoro a tutti e a ciascuno... Poi sappiamo bene come questi sogni quasi sempre si assottiglino in un cessate il fuoco di poche ore (...). Eppure, ogni anno, con il ritorno del Natale sembra più facile discernere il povero nei poveri concreti, che sono accanto a noi, che abitano nel nostro quartiere o che dal nostro quartiere sono stati espulsi. (...) Sì, a Natale i cristiani celebrano e vivono la loro fede in un Dio che si è fatto uomo, carne fragile e mortale: sanno che da quella notte non possono più pronunciare la parola Dio senza accompagnarla con la parola ''umanità''.
 


La natività di Federico Barocci


 
Terza opera ambrosiana custodita nella medesima Pinacoteca è la copia autografa del presepe di Federico Barocci, risalente al 1595. Dopo l'analisi pittorica, dalla luce irradiata dal Bambin Gesù, alla madonna, così giovane da sembrare una bambina, è stato letto il brano di David Maria Turoldo: Eri tu. ''...eri tu il mistero, la radiosa notte che racchiudeva il giorno, che avrebbe rivestito di carne la luce e dato un nome al silenzio''.



I personaggi dei presepi di Francesco Londonio

 
Sono stati analizzati nel dettaglio i personaggi di due presepi di Francesco Londonio del 1750 circa, oggi presso la Basilica di San Marco e il Museo Diocesano a Milano, accompagnati dalla citazione di Carlo Maria Martini, nel messaggio da Gerusalemme del 2006. ''Il presepio è qualcosa di molto semplice, che tutti i bambini capiscono. È composto magari di molte figurine disparate, di diversa grandezza e misura: ma l'essenziale è che tutti in qualche modo tendono e guardano allo stesso punto, alla capanna dove Maria e Giuseppe, con il bue e l'asino, attendono la nascita di Gesù o lo adorano nei primi momenti dopo la sua nascita. Come il presepio, tutto il mistero del Natale, della nascita di Gesù a Betlemme, è estremamente semplice, e per questo è accompagnato dalla povertà e dalla gioia. Non è facile spiegare razionalmente come le tre cose stiano insieme. Povertà, semplicità, gioia: sono parole semplicissime, elementari, ma di cui abbiamo paura e quasi vergogna. Ci sembra che la gioia perfetta non vada bene, perché sono sempre tante le cose per cui preoccuparsi, sono tante le situazioni sbagliate, ingiuste. Come potremmo di fronte a ciò godere di vera gioia? Ma anche la semplicità non va bene, perché sono anche tante le cose di cui diffidare, le cose complicate, difficili da capire, sono tanti gli enigmi della vita: come potremmo di fronte a tutto ciò godere del dono della semplicità? E la povertà non è forse una condizione da combattere e da estirpare dalla terra? Ma gioia profonda non vuol dire non condividere il dolore per l'ingiustizia, per la fame del mondo, per le tante sofferenze delle persone. Vuol dire semplicemente fidarsi di Dio, sapere che Dio sa tutte queste cose, che ha cura di noi e che susciterà in noi e negli altri quei doni che la storia richiede. Ed è così che nasce lo spirito di povertà: nel fidarsi in tutto di Dio''.
 

L'adorazione dei Magi di Gaetano Previati
 

Infine l'opera di Gaetano Previati, Adorazione dei Magi del 1896, oggi presso la Pinacoteca di Brera, seguita dal pensiero di Madre Anna Maria Cànopi, ha concluso la serata.
 
NOSTALGIA DEL MATTINO
E sempre la sera mi sorprende
con la nostalgia del mattino,
di quel mattino
cui non seguirà la sera,
ma il meriggio,
il culmine del giorno
senza tramonto.
Per lo stupore dei nostri occhi
Dio ha alternato il giorno e la notte.
Nel buio ha tutto adagiato
come in una culla
e nella luce tutto risveglia
rendendosi Lui stesso presente
per una sempre nuova
epifania della Bellezza,
sorgente della Gioia.

E.C.
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