Novate: il Cardinal Ravasi accolto dalla comunità, messa con don Eugenio e riflessione su sapienza e verbo dell’accoglienza

Sapienza e gioco, verbo che si fa carne e accoglienza sono i temi spiegati dal cardinale Gianfranco Ravasi alla comunità cristiana di Novate. Il primo testo analizzato da Sua Eminenza nel corso della Celebrazione eucaristica di domenica 29 dicembre presso la chiesa della Madonna della Pace è stato quello tratto dal libro dei Proverbi (Pr 8, 22-31), dove viene narrato il grido della Sapienza.





"Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo". 

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Di qui le riflessioni di Ravasi, il quale ha evidenziato che la Sapienza appare come una donna giovane, che gioca: “Il gioco vero è gratuità, libertà, non interesse. Come un bambino che gioca e viene assorbito da quello che fa. Come la ballerina classica che per produrre armonia sfida la gravità stando sul solo sul suo alluce in arabesque”. La chiave di lettura del Vangelo secondo Giovanni è stata la parola Verbo, “che si è generato all'interno della carne umana perciò un Verbo infinito e allo stesso tempo finito. La parola, strumento più alto per comunicare è diventato ormai solo strumento di aggressione, di volgarità e brutalità a partire dai politici che lo insegnano attraverso la rete informatica, dove passa molta aggressività. La parola è stata tradita. Dobbiamo trovare la parola minima quella bassa, non urlata. Quella genuina, quella gentile”.



Don Eugenio Folcio


Il cardinale Gianfranco Ravasi



Infine, la terza immagine dopo il gioco della Sapienza e il Verbo che si fa carne è il finale con un gioco di parole originariamente in greco, “Venne tra i suoi e i suoi non lo hanno accolto, a quanti però lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio”. Il verbo dell'accoglienza è dominante nei discorsi di papa Francesco. È il verbo cristiano nel suo contenuto fondamentale, come ha ribadito ancora Ravasi: “L'accoglienza che noi stiamo ora vivendo nella nostra liturgia è proprio amore, solo con amore il marito accoglie la moglie e viceversa, i genitori accolgono i figli, la comunità accoglie gli altri, così bisogna accogliere gli ultimi della terra”.






A concelebrare la messa con il cardinale è stato don Eugenio Folcio: insieme, al termine della cerimonia, hanno fatto visita alla mostra di presepi allestita, grazie alle donazioni di privati, negli spazi sottostanti la chiesa.
E.C.
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