Merate, bancarotta Bauen:pur sollevato da alcune accuse, Villa è condannato a 3 anni

La pubblica accusa - nella persona del sostituto procuratore Andrea Figoni, subentrato in corsa al collega Nicola Preteroti, trasferito a Bergamo - aveva chiesto la condanna omnicomprensiva dell'imputato a 4 anni di reclusione, ritenendo provata la penale responsabilità dello stesso in ordine ai reati a lui ascritti e dunque a diversi fatti di bancarotta fraudolenta e documentale. Quest'oggi il collegio giudicante del Tribunale di Lecco - in una formazione modificata per due terzi rispetto al trio iniziale, con il primo testimone escusso in Aula l'1 giugno 2017 - ha sollevato Massimo Oreste Villa da alcune diverse accuse, chiudendo il conto irrogando nei confronti dell'imprenditore meratese la pena finale di 3 anni. Riconosciuta altresì una provvisionale da 23.000 euro (a fronte di una richiesta danno di 544.000 euro) al fallimento della Bauen, società attorno alle cui sventure poggia il procedimento chiusosi con la sentenza odierna che - come facilmente immaginabile - verrà appellata. Del resto Villa, prendendo la parola anche questa mattina, a bocce già ferme vista che la discussione finale era andata in scena lo scorso 6 giugno, con l'arringa dell'avvocato difensore Luisa Bordeaux, ha voluto ribadire ai giudici la propria disponibilità a drenare ulteriori risorse proprie - attese dopo la morte del padre Arialdo, "re" del calcestruzzo brianzolo con la sua BetonVilla - in favore della curatela, dopo gli sforzi economici già sostenuti in passato, con il supporto della madre, per tenere in piedi la Bauen, l'impresa di costruzione che a Merate lega il proprio nome (e le proprie sventure) al complesso edificato - in tandem l'immobiliare Libra, anch'essa poi "saltata" - in via Terzaghi. Ha inoltre voluto rimarcare la propria buona fede circa la vicenda dei 90.000 euro che, secondo il quadro accusatorio, sarebbero stati distratti nell'ambito di una triangolazione di interessi tra Bauen-Stern (altra società di Villa)-SCA, con le ultime due società anch'esse destinate al crac, in un puzzle di responsabilità e conseguenze difficili da districare. Ci hanno provato i giudici - presidente Enrico Manzi, a latere Martina Beggio e Maria Chiara Arrighi - che, in riferimento alla bancarotta Bauen, hanno assolto Villa per quanto attiene proprio l'accusa di aver dissipato i 90.000 euro citati nella sua accorata autodifesa: il fatto non sussiste. Non commesso, invece, sempre per il collegio, il reato relativo a ulteriori 23.000 euro distratti - secondo invece l'interpretazione della Procura - riscuotendo due assegni circolari. Escluso un ulteriore capo - non costituisce reato - per un appostamento in bilancio in relazione agli accordi con Libra. Da qui il ridimensionamento della pena, rimasta comunque pesante. 60 i giorni di tempo per la motivazione.
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