Un cronista geniale, 4 intrepidi, 700mila £ e il giornale di Merate fu
Alberico Fumagalli e Luciano Baggioli
No, questo vuole essere un omaggio all'uomo e al giornalista che l'ha pensato, l'ha proposto e lo ha fatto venire alla luce. E' l'occasione giusta per farlo anche se lui, che dal 1994 lavora tra Lecco e Roma al servizio delle imprese italiane, potrebbe non gradirlo, ma sento che è mio dovere farlo.
Glielo devo perché nessuno lo ha fatto prima di me.
Lui si chiama Luciano Baggioli. E' nato a Lecco, dove ancora oggi risiede, il 1 giugno del 1951. Oggi ha 68 anni, non fa più il giornalista e penso abbia visto buona parte del mondo.
Non dimenticherò mai la mattina di inizio primavera del 1979 che Luciano Baggioli entrò nell'Ufficio di delegazione di Merate dell'Unione Commercianti Lecchesi che dirigevo dal 1968, in piazzetta Faverzani, con quel sorriso che solo lui aveva e che era l'anticamera di una novità o di una sorpresa.
Aveva 28 anni - io 32 - e da pochi mesi si era iscritto all'Albo dei Giornalisti come professionista. Era cronista nella redazione di Lecco del quotidiano La Provincia di Como. Ci eravamo conosciuti quattro anni prima quando i meratesi dettero la scalata ai vertici della Confcommercio di Lecco. Ne ho parlato in un articolo rievocativo qualche mese fa. I contatti con me, con Corado Panciera dell'omonima gelateria di Piazza Prinetti e con Cesare Perego, titolare della Utfer ferramenta di via Collegio Manzoni non si erano mai interrotti. Da una reciproca stima - Baggioli era giornalista coi fiocchi, serio, misurato, lucido, profondo e al tempo stesso riservato - ne era nata una sorta di amicizia non dichiarata, ma latente.
Aveva cominciato a venire a Merate - in quegli anni cittadina vivacissima e punto di riferimento di una grande e bella fetta di Brianza - a fiutare l'aria, ma quella mattina che me lo trovai davanti alla scrivania non era per carpire notizie, ma per darle.
Si sedette, sorrise, fece una smorfietta del tipo " preparati al peggio ", mi guardò in viso e: "Chicco, te la senti di fondare un giornale a Merate? Un settimanale. Se mi dici si, se ci stai, io parto. Senza di te non faccio niente". Aveva toccato il mio nervo scoperto, la mia passione giornalistica coltivata quindici anni prima al Giornale di Lecco diretto da Giacomo De Santis, ma non pienamente realizzata, anzi traumaticamente interrotta.
Mi sarei sposato di li a pochi mesi e ancora non sapevo che meno di un anno dopo avrei lasciato l'Unione Commercianti. Non ricordo se impiegai un minuto o cinque per rispondergli, ma fu un si.
Luciano Baggioli
Qualcuno fece il nome di Giancarlo Ferrario, allora giovanissimo cronista del settimanale Leccodomani. Ricordo che lo convocai nel mio ufficio, gli spiegai l'iniziativa e di fronte ai suoi legittimi dubbi - lasciare il certo per l'incerto - gli dissi testuale : "Giancarlo, vieni con noi e non te ne pentirai per il resto dei tuoi giorni".
Non mi risulta se ne sia mai pentito. Oggi, all'interno del Gruppo Netweek spa, che ha rilevato la testata a fior di centinaia di milioni di vecchie lire e ne ha aggiunte, negli anni, altre decine in diverse regioni e sempre in ambito locale, Giancarlo è l'unica di quelle cinque, sane radici piantate nel 1979 che ancora rimanda al primo seme immesso nel terreno, allora incolto, del giornalismo locale.
Raccolte 700 mila lire per pagare la stampa del primo numero, si trovò la Tipografia, il disegnatore lecchese Paolo Vertuccio - che avrebbe poi creato le vignette della rubrica satirica di Merateonline " Il Merataccio " - propose la testata del giornale con la torre di Palazzo Prinetti dentro la O e apparve Giovanni Cantoni, il primo, storico e iperproduttivo procacciatore della pubblicità. Si aprì la redazione proprio di fronte a Piazzetta Faverzani, nei locali che un'anziana e gentile maestra fu lieta di affittarci.
Rimaneva lo scoglio più arduo, trovare un direttore responsabile - non poteva esserlo Baggioli, ovviamente - senza il quale la testata non sarebbe potuta uscire in edicola. Corado Panciera propose Antonio Risolo, allora giornalista di punta del quotidiano La Notte di Milano. Antonio accettò. Non gratis, ovviamente, ma fu un investimento azzeccato. Risolo non la prese alla leggera. Tagliava, correggeva, s'incazzava. Usava correttori colorati che disegnavano burberi arcobaleni sulle pagine battute a macchina. Quando entrava in redazione ci si faceva il segno della croce.
Venerdì 7 dicembre 1979 il primo numero del Giornale di Merate uscì in edicola. Nessun articolo era firmato. I lettori dovevano chiedersi chi fossimo, prima di scoprirlo. Io e Corado, ma anche gli altri in forma anonima e in punta di piedi davanti all'edicola di Piazza Prinetti, gongolavamo nel vedere che ogni cliente chiedeva copia del giornale. Furono 800 le copie vendute nella sola giornata del 7 dicembre in quella unica edicola.
Fu un botto, un fuoco d'artificio, una follia. Un orgasmo intellettuale. Un miracolo.
Il resto è storia, ma mi rimane un dispiacere del quale voglio qui fare pubblica ammenda.
Luciano Baggioli lasciò il giornale, la sua creatura, a distanza di un anno. Era impegnativo confezionarlo e lui, giornalista a Lecco, finì con l'essere poco presente. Glielo si rimproverò, forse gli si propose come ultimatum di lasciare la Provincia per occuparsi solo del Giornale di Merate.
Si riteneva la sua costante presenza indispensabile. Nel frattempo si era affacciato alla redazione Claudio Brambilla, in grado di supportarlo o sostituirlo. Rimane il fatto che Luciano si fece di parte. Io non lo difesi a sufficienza. Di lì a qualche mese me ne sarei andato anche io, optando per proseguire in forma di libera professione i 12 anni di esperienza in Confcommercio e il punto di riferimento divenne Claudio. Oggi non mi pento di quella scelta che ha dato la svolta decisiva alla mia vita senza dover rinunciare a scrivere ancora, anche oggi come vedete.
Luciano Baggioli continuò a scrivere per la Provincia anche quando nel 1989 divenne quotidiano autonomo rispetto a Como. Poi, nel 1994, giunse anche per lui il momento delle scelte: lasciò il giornalismo e fondo una società di consulenza alla imprese, la Innotec srl con sede a Lecco, in via Leonardo da Vinci 4. C'è ancora ed opera con successo. Se la testa è seria la lingua non parla mai a vanvera.
Il Giornale di Merate, dopo che Luciano ed io ce ne siamo andati, è schizzato verso traguardi inimmaginabili. Di belle penne in quella redazione ne sono entrate tante. Il primissimo - c' ero ancora io - fu Claudio Brambilla. Sin dal primo numero in edicola Brambilla colse le potenzialità di quella scommessa alla quale si era inizialmente sottratto. Ritengo si debba a lui l'organizzazione e il consolidamento del giornale. Ci sarà pure un motivo se 19 anni dopo si deve a lui la nascita del primo quotidiano online della provincia di Lecco. La cosa comica è che anche in quella occasione venne nel mio, non più ufficio, ma Studio in via Trieste 1, angolo Piazza della Vittoria, a propormelo.
Devono avermi preso per una sorta di ostetrica del giornalismo locale: non partorisco, ma assisto.
Era il 1981. Ad affiancare Giancarlo Ferrario arrivarono poi Angelo Baiguini, Ernesto Galigani, Nicola Panzeri, Emanuele Brambilla e Big Albani, altrimenti detto " Alex il gigante buono", il fotografo che chiedeva alle nuvole di mettersi in posa.
Piccoli e grandi maestri nel ramo dell'informazione. Una stirpe eroica, una generazione di giovani fenomeni, i migliori cani da tartufo della notizia. Non parlo di Corado Panciera, con una erre sola. A solo pronunciare il suo nome mi viene il magone. Lo tengo nel cuore e nella memoria. Punto e a capo.
Arrivarono anche i conflitti, ma questa non è sede per aneddoti, retroscena o recriminazioni.
Voglio unicamente dare atto a Luciano Baggioli che senza di lui il Giornale di Merate non sarebbe mai venuto alla luce. Tutti gli altri, io incluso e nessuno escluso, sono venuti dopo, attratti e beneficiati ancora oggi dalla sua idea rivoluzionaria.
Caro Luciano non ci vediamo da 38 anni, eccezione fatta per un incrocio casuale tempo fa in via Pietro Nava a Lecco che non è andato oltre un velocissimo ciao.
In settembre il tuo giornale ha celebrato i 40 anni e ha dato alle stampe una raccolta di ricordi, ma non ho visto scritto da nessuna parte il tuo nome e dubito che qualcuno l'abbia mai pubblicamente pronunciato.
Lo faccio io adesso perché se per alcuni, formidabili furono quegli anni, per me rimane indimenticabile quella mattina della primavera 1979 quando sei entrato nel mio ufficio e hai acceso una lampadina.
Io ho preso la scossa, ma tu hai illuminato un mondo, allora ignoto, che brilla ancora.
Hai scelto Merate per appiccare l'incendio. E' bene lo si sappia. Lo faccio io e il destino vuole che queste righe le mandi a Merateonline dalla lontana Sicilia, ma non troppo lontano per chiederti scusa, quantomeno a titolo personale.
Direbbe Leonardo Sciascia : "a ciascuno il suo". E il " tuo ", Luciano, è tanto, davvero tanto.
Direi tutto.