La Valletta: per la Procura è colpevole, 16 mesi la richiesta di condanna per Lanzotti

Il tribunale di Lecco
La sentenza è attesa per il 16 dicembre. Quest'oggi all'esito dell'istruttoria dibattimentale il rappresentate della pubblica accusa ha chiesto la condanna del consigliere comunale di La Valletta Brianza, già assessore all'avvio della Giunta Trabucchi, a un anno e 4 mesi, in aggiunta alla pena (sospesa) già irrogata nei suoi confronti nel luglio 2018 dal Tribunale di Milano ad un anno e mezzo nell'ambito di altra causa "interconnessa" con quella pendente invece a Lecco. Al centro del processo, celebrato al cospetto del giudice monocratico Nora Lisa Passoni, l'ipotesi di reato di "accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico" ai sensi dell'articolo 615 ter del codice penale. Lanzotti, stando all'impianto accusatorio, avrebbe trasferito, stando all'impianto accusatorio, su altro supporto, al fine di trarne profitto, il contenuto della banca dati della Lucini&Lucini, società specializzata nel confezionamento di servizi di intrattenimento e newsletter inviate tramite email per la quale ha lavorato fino alle dimissioni rassegnate il 7 febbraio 2013, data pressochè sovrapponibile con il "furto" dei nominativi poi utilizzati - stando alla versione resa in Aula dal denunciante e dunque da Marco Lucini - dalla "concorrente" Adglamor di Robbiate, riconducibile proprio al rovagnatese e ad altri ex colleghi che, abbandonati gli uffici di Osnago avrebbero tentato la fortuna in proprio imbattendosi invece in un fallimento. Costituitosi parte civile, l'amministratore delegato della Lucini&Lucini ha quest'oggi a sua volta avanzato richiesta di condanna del Lanzotti chiedendo per sé un risarcimento quantificato in 5.000 euro. Di contro, il difensore quello celebrato nelle aule del Palazzo di Giustizia lecchese è un "processo indiziario". Nella propria arringa ha così evidenziato come non sia stata raggiunta la prova dell'inequivocabile responsabilità del proprio assistito: altri - come emerso nell'istruttoria - avrebbero potuto accedere al data base, avendo interesse nel copiare i preziosi dati custoditi dallo stesso, per poi vendere la banca dati. Chiesta dunque l'assoluzione di Lanzotti. Lunedì 16 la decisione del giudice Passoni.
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