Merate,corruzione per i lavori al Mandic: la difesa Rigat porta in Aula l'ex DG Lovisari


L'ingresso del Mandic
Era indubbiamente il teste più atteso. Non per altro ma perché al tempo “incarnava” l'A.O oggi ASST: la seduta odierna del procedimento penale ingenerato dalle supposte bustarelle corrisposte nell'ambito dei lavori per la riqualificazione del padiglione Rusca-Terzaghi dell'ospedale di Merate si è aperta con l'escussione dell'allora direttore generale Mauro Lovisari. Il top manager è stato chiamato a comparire dall'avvocato Panciroli, difensore dell'architetto Michele Rigat, nominato nel luglio del 2011 – sette mesi dopo il cambio al vertice dell'Azienda – responsabile del settore tecnico patrimoniale, a processo per corruzione congiuntamente all'imprenditore Giovanni Castelli di Sannazzaro e ai collaboratori di quest'ultimo Patrizio Zoaldi, Maria Lia Gusmeroli (segretaria) e Marco Fascendini (capocantiere). A giudizio altresì ulteriori cinque titolari di aziende nel campo edile - Maurizio Quadrio, Gianguido Marzoli, Claudio Redaelli e Mauro Meraviglia - tacciati invece di turbativa d'asta, per una seconda vicenda sempre ambientata tra le mura del Mandic e più precisamente la così detta "garetta 5", ovvero l'affidamento in somma urgenza di ulteriori interventi sul tetto del padiglione appena ammodernato.
Rispondendo alle domande che gli sono state poste, Lovisari, ha spiegato di aver “ereditato” il primo – sostanzioso – appalto dal suo predecessore. “L'opera era già in fase avanzata. Il mio compito è stato prendere il testimone e portarlo avanti secondo il mio spirito” ha dichiarato, venendo “interrogato” proprio sul significato di tale espressione e dunque sull'indicazione operativa data ai tecnici. “Tu che non hai gestito l'appalto, ti trovi un nuovo direttore dei lavori, chiedi al responsabile dell'ufficio tecnico di stare molto attento” ha proseguito, parlando in terza persona ma con ragionamento riferito a sé ed in particolare, come esplicitato, a due linee guide: non sforare i tempi e mantenere i costi entro il finanziamento stanziato dalla Regione. Per fare ciò avrebbe dunque dato indicazione “di trovare comunque un accordo, entro le leggi vigenti, per andare avanti”, discutendo con la direzione lavori, senza arrivare al contenzioso per evitare stalli.
Citate altresì – e non poteva essere altrimenti – le quotidiane “incursioni” del DG al Mandic per constatare di persona se il cantiere girava, diventate, ai tempi, celeberrime. “Erano visite mattutine di un quarto d'ora. Non di carattere tecnico” ha sottolineato Lovisari, ammettendo tra l'altro di non aver mai detto un “decido io” in relazione alle questioni originate da quei lavori, con la direzione lavori. Confermata altresì la stima per Rigat: l'ex direttore generale ha infatti sostenuto di non averlo conosciuto prima del suo arrivo a Lecco ma di essere venuto a conoscenza della comune esperienza maturata per due importanti società costruttrici. “Chi viene dal privato sa che non si scherza” ha dichiarato, ricordando altresì come per sbrogliare la matassa del Rusca-Terzaghi si sia stato da indubbiamente da discutere, indicando – ad esempio - “lo scoglio dei vigili del fuoco”.
Nulla di diretto ha detto – né gli è stato chiesto – sulle presunte dazioni di denaro in favore del RUP al centro del processo che, dopo l'escussione di ulteriori testi a discarico, è stato aggiornato al prossimo 19 dicembre.
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