Merate: storia del sistema politico italiano. La ricostruzione di Addario e Fasano
Si è tenuto lunedì 14 ottobre un incontro sulla democrazia organizzato da "La Semina" presso l'aula magna del polo scolastico di Via dei Lodovichi. Presenti per l'occasione gli autori del volume "Il sistema politico italiano. Origini, evoluzione e struttura": Nicolò Addario, già professore ordinario di sociologia generale presso l'Università di Modena e Reggio Emilia e Luciano Fasano, ricercatore in Scienza politica presso il Dipartimento di Scienze sociali e politiche dell'Università degli studi di Milano. Debora Striani, studentessa dell'istituto e moderatrice, ha da subito indirizzato l'esposizione degli ospiti chiedendo loro di fornire alla platea una ricostruzione di matrice storica e diacronica che desse conto dei processi che hanno portato all'attuale sistema politico italiano. Questa è stata infatti la prospettiva adottata dai due autori nella stesura del libro presentato, in opposizione con quella che caratterizza larga parte della bibliografia esistente e che mette a confronto diversi sistemi politici colti nello stesso arco temporale.
Luciano Fasano, Nicolò Addario e Debora Striani
Nicolò Addario ha iniziato la sua trattazione svincolando il concetto di democrazia da quello di liberalismo, ideologia che precede in un certo senso la poliarchia e ne forma le fondamenta. Sono stati poi illustrati i tratti fondamentali della cosiddetta "società moderna", nata nel diciassettesimo secolo in Inghilterra; lo spartiacque è infatti rappresentato dalla rivoluzione di Cromwell che ha portato alla decapitazione del primo re assoluto Carlo I e al conseguente Bill of Right del 1690 che ha istituzionalizzato il ruolo del parlamento nello Stato. Proprio in quel contesto, ha spiegato Addario, sono nati i partiti e la società civile: individui autonomi e indipendenti chiamati a esprimere una preferenza politica. Nella sinossi storica è stato evidenziato come i "first comers" (i primi che hanno adottato un modello democratico, nda) fossero quei paesi di stampo protestante (Inghilterra, USA) che avevano visto una rivoluzione partita dal basso e che aveva sin dalla sua origine inglobato ampi strati di popolazione nel processo che avrebbe portato all'instaurarsi di un regime poliarchico. I "second comers" hanno invece perlopiù imposto una rivoluzione dall'alto, "in questo modo, Paesi come l'Italia hanno vissuto enormi difficoltà quando, con gli effetti di una massiccia e accelerata industrializzazione, si pose il problema dell'entrata in politica delle grandi masse. L'assenza di una corretta integrazione è stata terreno fertile per i germi del fascismo e del nazismo" ha spiegato il professore. Perché le istituzioni di rappresentanza politica siano stabili, ha teorizzato Addario, è necessario che alla base esista un rispetto e una legittimazione reciproca tra le forze al governo e quelle all'opposizione, nel riconoscimento dei ruoli reciproci. La libertà di associazione e opposizione, garantita dall'ideologia liberale, non ha attecchito nel nostro Paese, questo perché, a detta di Addario, da un lato abbiamo conosciuto due importantissime tradizioni storiche prive di radici liberali quali chiesa e socialismo, dall'altro il processo che ha portato all'Unità e alla democrazia ha eluso la fase di liberalizzazione marginalizzando le masse e profilandosi come un progetto organico imposto dalle autorità che si è realizzato attraverso guerre di conquista.
Ha preso poi la parola Luciano Fasano il quale ha arricchito l'esposizione del collega introducendo i motivi che si configurano come elementi critici che destabilizzano il sistema politico italiano, in testa il trasformismo. Il docente ha infatti argomentato come le forze politiche preferiscano risolvere le questioni in modo consociativo. "Invece di delegare all'elettorato la scelta e il responso rispetto a chi debba governare, pare che i partiti adottino più una scelta 'di cartello' per risolvere la partita al proprio interno. È una cosa che risale alle origini del sistema politico italiano come spiega bene Maranini (autore di "Storia del potere in Italia", nda). Il trasformismo dello Stato unitario ha quindi generato il consociativismo che si ritrova nella prima e nella seconda Repubblica" ha argomentato Fasano. Un' altra questione toccata e approfondita è quella del "vertice scisso", espressione coniata dallo studioso Niklas Luhmann per indicare la compresenza necessaria di chi governa e chi sta all'opposizione. "Questo è l'unico modo di dare forza a una democrazia in chiave liberale. Non bisogna infatti intendere una democrazia solo come i muscoli del consenso che permettono a una parte maggioritaria (in realtà minoritaria resa maggioranza dai meccanismi elettorali) del Paese di governare senza ostacoli" ha ribadito il professore. A seguire si è aperto un ampio dibattito interessante che ha coinvolto anche i giovani presenti all'evento riguardante prospettive riformiste, economia e impegno civile.
D.M.