Pagnano: suor Carla Zagato racconta i suoi 50 anni missionari nella periferia brasiliana

In missione con il sogno di Dio, quello di rendere il mondo una grande famiglia. Suor Carla Zagato, la saveriana originaria di Merate partita nel '69 alla volta del Brasile, diventata la sua seconda patria, è tornata a raccontarsi in occasione dei 50 anni trascorsi dal suo primo viaggio nella parrocchia di Pagnano, dove - come in ogni comunità cristiana del mondo - si sta rispettando la volontà di Papa Francesco che per questo ottobre ha indetto un mese missionario straordinario.

Padre Pierfrancesco Corti, missionario del PIME, con suor Carla Zagato

Storie come quelle di suor Carla non raccontano solo di cosa è fatta una missione cristiana o della povertà alla quale devono far fronte certe popolazioni, ma innanzitutto spiegano fino a che punto può spingersi una persona il cui unico desiderio è quello di aiutare il prossimo. ''Il partire è sempre una follia'' sono state le prime parole di suor Carla. ''E il partire missionario è una follia che si compie per Gesù e per il suo regno. Si parte per collaborare nella realizzazione del sogno di Dio che è fare del mondo una sola famiglia. Ed è lo stesso sogno che aveva anche San Guido Maria Conforti, colui che fondò la confraternita dei Saveriani e padre che diede il la alla nostra congregazione di suore Missionarie di Maria Saveriane di Parma''.

Saveriana suor Carla lo è dal 1961, dopo che con il consenso della sua famiglia trascorse un fine settimana in convento, convincendosi che quella sarebbe stata la sua strada. ''Quando tornai da quel fine settimana e mi chiedevano cosa avevo capito io dicevo di aver capito poco del convento, ma che mi ero sentita a casa'' ha proseguito la religiosa. ''Di lì a pochi giorni ho preparato le mie cose e sono entrata. Era il '61 e la mia prima professione è arrivata nel '65 e quattro anni più tardi il primo viaggio verso il Brasile''.

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A proposito della sua esperienza missionaria, suor Carla ha voluto sottolineare di come ci sia più gioia nel dare che nel ricevere. ''Quando parti e vai ricevi molto più di quello che dai'' ha spiegato. ''Quello che il Signore è attraverso la gente che incontriamo è molto di più di quanto riusciamo ad offrire noi a lui, e questo ci riempie la vita. Ovunque incontri i segni del Regno perché sono già presenti prima ancora che il missionario arrivi. I segni di Dio sono presenti in tutte le culture ed è allora che ti accorgi che lo Spirito ti precede, sempre. E anche nella povertà e nella miseria trovi sempre persone aperte a collaborare, disposte a mettersi a servizio degli altri pur non avendo niente per sè''.

Suor Carla Zagato

Londrina è il nome della prima città brasiliana in cui la suora originaria di Merate si è ritrovata ad operare. ''E' stata una bella esperienza pastorale, con un rapporto molto diretto con la popolazione con la quale mi sono trovata subito benissimo''. Poi è venuto il momento per lei di recarsi a Mariana, dove suor Carla ha sostenuto per la prima volta le battaglie sociali della comunità. ''Era una cittadina piuttosto piccola con tante fattorie grandi e tante casette una in fila all'altra di gente che lavora la terra. Il nostro lavoro oltre che fornire un centro parrocchiale era visitare molto questi luoghi. Subito ci rendemmo conto di quanta ingiustizia regnasse. Le persone lavorano ancora per il padrone ed è a lui che devono comprare riso e caffè. Così alla fine del mese è quasi l'operaio che deve pagare il datore di lavoro''.

La missione di Mariana, ha proseguito la suora, è stata contraddistinta anche da numerose visite agli ammalati. ''Il venerdì uscivo con un padre e solo per distribuire la comunione a tutti i malati impiegavamo quasi tutta la giornata''. Tra Mariana e San Paolo, la suora ha trascorso un periodo a Merate vicino alla sua famiglia. Nella grande metropoli brasiliana impiegava il suo tempo e spendeva la sua missione nelle periferia, prima ad ovest e successivamente più a nord.

''Operavamo dove sorgevano nuove comunità e dove la gente riusciva come poteva a costruirsi una casa. Ci battevamo per i loro diritti perché la polizia spesso non li voleva''. Ultima sua missione a Jaguapita, dove la maggior parte delle persone è impiegata in un grosso allevamento di polli dove lo sfruttamento è all'ordine del giorno.
E.C.
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