Sondaggio sul taglio dei parlamentari e il sistema elettorale

Era il ministro della semplificazione. Ma a parte il falò a uso dei media di semplificazioni vere e proprie non se ne sono viste. A meno che Roberto Calderoli pensasse di aver semplificato la vita dei cittadini riducendo il numero dei consiglieri comunali il cui costo  medio è di 20 euro a seduta. Ma tanto si è impegnato lo "stratega giuridico" della Lega che è riuscito a tagliare in modo consistente il numero dei rappresentanti degli cittadini. A Merate, per esempio, erano 30 fino alle comunali del 1990. Ogni angolo della città era presidiato da un consigliere e ciò garantiva voce a tutti in Giunta e in Consiglio. Dal 1993 è scattata la riforma maggioritaria promossa da Mariotto Segni con l'elezione diretta del sindaco che prima invece veniva eletto dal partito o dalla coalizione di maggioranza. Sempre con riferimento a Merate  - fascia fino a 15mila abitanti - nel 1995, 1999, 2004, 2009 il numero dei consiglieri era di 20 più il sindaco, 13 di maggioranza e 7 di opposizione. Le minoranze erano ben rappresentate per quanto scarsamente in grado di incidere sul serio nelle scelte della maggioranza. Ma nel 2011 a settembre è scattata la riforma Calderoli, in ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge 42/2010 che modificava l'art.37 del D.Lgs 267/2000 portando il numero dei consiglieri a 16 più il sindaco. Così nella tornata elettorale del 2014 l'Aula di Merate ha visto ridursi ulteriormente la rappresentanza cittadina con 11 consiglieri assegnati alla maggioranza e 5 all'opposizione. Stesso spartito nel 2019. Nei comuni fino a 3000 abitanti da 7 a 12 consiglieri. Motivazione: contenimento dei costi della politica. Un risparmio per un comune come Merate che ha una spesa corrente di 11 milioni circa, inferiore a mille euro l'anno.
Ora il taglio riguarda i parlamentari e, accanto ai promotori, il Movimento 5 Stelle ecco ancora l'instancabile Calderoli con le forbici in mano alla faccia del principio della sussidiarietà, cioè il potere che deve partire dal basso. I deputati scenderanno da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Quindi 345 parlamentari in meno per un risparmio annuo stimato in 50-60 milioni di euro in stipendi. I collegi saranno ulteriormente ampliati per cui si allungherà ancor più la distanza tra gli elettori e l'eletto. E se dovesse passare il sistema di voto maggioritario puro, come vorrebbe la Lega, le minoranze sono destinate a scomparire. Per ciò altre forze politiche sostengono la necessità di aumentare la quota proporzionale.
Questo è il quadro oggettivo.

La domanda quindi è molto semplice:




Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.