Coldiretti: "Gli “autovelox” anti cinghiali? Proposta sconcertante"

"Un cartello che segnala il pericolo di animali vaganti non risolve il problema. E tantomeno un autovelox per limitare la velocità. A quanto, poi, dato che già a 50 kmh lo scontro con un animale di tali dimensioni può comportare conseguenze gravissime? E sulle strade extraurbane e autostrade, dove i limiti sono più alti?". Fortunato Trezzi, presidente di Coldiretti Como Lecco, si dice "preoccupato e sconcertato" dopo aver appreso dai quotidiani degli ultimi giorni le anticipazioni su un nuovo documento contenente linee guida di contrasto alla fauna selvatica. "Leggo di proposte come "realizzare dossi e recinzioni sulle strade", e va da sé che si tratta di una soluzione impraticabile, anzi di una "non soluzione". Mi riservo un'approfondita lettura del documento, se e non appena avremo modo di riceverlo ma, stando alle anticipazioni di stampa, credo proprio che siamo di fronte a una "non risposta" sul problema".
Per gli agricoltori, la "ricetta" non cambia: siamo di fronte a un'invasione senza precedenti, con pesanti ripercussioni anche sull'ecosistema delle nostre terre. Mai si erano viste così tante incursioni in prati, vigneti, campi... senza contare le aggressioni, le invasioni di giardini e strade urbane, persino dei cimiteri. Insomma, per Trezzi, "il problema dei selvatici non si risolve certamente con un cartello o un autovelox". E' positiva, invece, la linea emersa dopo l'ultimo incontro in Prefettura a Lecco, che mira a estendere gli orari e i periodi in cui cacciare i cinghiali, riconosciuti come pericolosi per la popolazione e gli automobilisti, come evidenzia il direttore interprovinciale di Coldiretti Giovanni Luigi Cremonesi: "Nel concreto, ben venga l'autorizzazione della caccia di selezione in forma più estesa rispetto ai tempi e agli orari tradizionalmente previsti. Coldiretti Como Lecco è disponibile a offrire il proprio contributo di idee e preme, in particolare, per la realizzazione di un nuovo e realistico censimento che dia il "polso reale" della situazione: il territorio comasco è ai vertici regionali per il numero di abbattimenti, il che dà la misura di un problema assolutamente fuori controllo. Un problema che non va ignorato, ma affrontato con cure radicali e non attraverso rimedi puramente palliativi".   La situazione non è più tollerabile, gli imprenditori agricoli sono esasperati e le segnalazioni di danni pressochè quotidiane: "E' necessario che venga predisposta una strategia di azione più risolutiva: a ciò si aggiunge il rischio che numerose imprese agricole non riescano più a far fronte al problema e siano costrette a chiudere, ipotesi non lontana dalla realtà, dato che in molti lamentano danni per decine di migliaia di euro, anche in ambito montano. Ciò potrebbe causare l'abbandono di interi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, da sempre, è collegata alla presenza agricola sul territorio". Non solo: "Ribadiamo - conclude il presidente Trezzi - che la presenza di una specie invasiva e senza antagonisti come il cinghiale è estremamente dannosa anche per l'equilibrio ecologico e ambientale: le imprese agricole sono i primi difensori della natura, dei territori dove vivono e lavorano. Volere il bene dell'ambiente significa, prima di tutto, adoperarsi per preservarne gli equilibri in modo ponderato e attivo".
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