Salvini testimonia al processo contro don Giorgio: ''Bastano le scuse''. Ma manca un teste, si ritorna in Aula a novembre

Ha reso testimonianza in tribunale a Lecco Matteo Salvini, che una decina di minuti dopo le 11 si è accomodato dinnanzi al giudice monocratico del tribunale di Lecco Nora Lisa Passoni, impegnandosi a dire la verità, nell'ambito del procedimento penale che vede imputato don Giorgio De Capitani per una presunta diffamazione nei suoi confronti.

Al centro don Giorgio De Capitani fra gli avvocati Marco Rigamonti ed Emiliano Tamburini

Prima di lui il suo avvocato Claudia Eccher - attraverso la quale si era costituito parte civile - aveva depositato una documentazione volta a provare che -attraverso la sua pagina internet - don Giorgio De Capitani continuerebbe a reiterare il reato, addirittura attraverso un post intitolato ''bisogna uccidere il ministro''.
Il leader della Lega, dopo le scuse per essersi fatto attendere, ha risposto alle domande del pubblico ministero Paolo Del Grosso, titolare del fascicolo, spiegando come è venuto a conoscenza dei post offensivi scritti dal sacerdote, anch'egli presente in aula insieme ai suoi legale avv.Emiliano Tamburini e Marco Rigamonti.
''Me li segnalarono: c'erano post, video, articoli. Persone del mio staff comunicazione ma anche persone che andavano a messa in questa diocesi, simpatizzanti del territorio. Anche durante le omelie diceva queste cose'' ha detto Salvini. ''Non è normale leggere da un uomo di Chiesa devi morire, ma se uno sbaglia è sufficiente chiedere scusa''.

Per quanto riguarda l'accusa di ''pluriassenteismo'' da parte del sacerdote riferendosi all'impegno del leader del Carroccio nel Parlamento Europeo, Salvini ha detto: ''ci sono dati e statistiche su assenze, presenze e votazioni. E' tutto documentato. Ma non è quello che mi ha colpito, piuttosto frasi come ''è un ladro, uccidiamolo". Gradirei che terminasse visto che ha continuato per 4 anni. E' difficile interpretare insulti e minacce violente, non opinabili. Detti da chi dovrebbe seminare pace, amore, certi termini sono fuoriluogo. Mi ha colpito fosse un prete, ma avrei evitato di portarvi via tempo: dedichiamo questo lunedì mattina a questa opera di verità'' ha aggiunto Salvini che più volte ha auspicato le scuse da parte di don Giorgio.
A questo proposito rispetto ad un'ipotesi di remissione di querela, l'avvocato Eccher ha precisato che il proprio assistito ''non ha mai ricevuto contatti, mentre abbiamo letto un'escalation di insulti. L'elogio all'omicidio è dell'estate 2019''.

E' stato poi l'avvocato Rigamonti - difensore di don Giorgio - a porre delle domande a Matteo Salvini, focalizzandosi sul linguaggio utilizzato dal proprio assistito e sul messaggio che voleva lanciare. ''Anche voi come Lega usate linguaggio aperto e lineare capace di trasmettere un messaggio trasparente e chiaro?'' ha chiesto il difensore al leader del Carroccio. ''Non uso nella mia azione politica un'espressione come "pezzo di merda" e nessuno è legittimato a usarla''.

Matteo Salvini all'arrivo in tribunale a Lecco

Assente Luca Morisi, teste di parte civile, il giudice Passoni ha rinviato il processo al prossimo 11 novembre. Una circostanza che ha indispettito l'imputato: ''sono veramente arrabbiato. Non sto bene, sono due anni che questo processo viene rinviato e oggi mi sento dire che manca un teste. Questa è giustizia?'' le parole pronunciate in aula da don Giorgio che nella prossima udienza sarà sottoposto ad esame, prima di passare alla discussione e all'attesa sentenza finale.

La cronaca completa dell'udienza in un articolo a seguire
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