Retesalute e il Parco attendono i presidenti. Mentre si profila il prolungamento della Est

Il periodo è di quelli tosti. Anche se la gran parte della popolazione sembra non rendersene conto e diserta sistematicamente le sedute istituzionali.

Nelle prossime settimane saranno elette due figure chiave in settori di importanza collettiva strategica: il presidente di Retesalute, servizi alla persona e quello del Parco regionale di Montevecchia e Valle del Curone, tutela dell'ambiente.

Lo scenario - per chi lo vuole vedere con sguardo disincantato - è chiarissimo: ci sono i candidati per entrambi gli organismi, due personaggi sperimentati, molto competenti, in grado di condurre con decisione e autonomia sia l'Azienda Speciale Pubblica, sia l'Ente parco. Ma sono anche due soggetti scarsamente coinvolti nelle dinamiche di partito anche se entrambi hanno precedenti come amministratori comunali. Non sono "organici" come si dice. Non rappresentano. E sono autonomi. Ecco qua dove sta il problema. I due agirebbero non in funzione di indicazioni (interessate) dei partiti, ma semplicemente a favore dell'Ente, per farlo crescere, migliorarne la qualità dell'offerta, allargarne il raggio d'azione.

No, no, non vanno bene. Meglio personaggi di basso profilo, scarsa o nulla esperienza, ma inseriti nei meccanismi di trasmissione tra il territorio e i centri del potere politico.

Finirà così, e poi sveleremo i nomi. Anche se, ovviamente, ci auguriamo il contrario.

Ma non è di questo che vogliamo scrivere, ma del ventilato prolungamento della tangenziale Est. Una ipotesi che circola da molti anni ma che è sempre rimasta tale per mancanza di risorse. Ora però arrivano le Olimpiadi del 2026 e il piatto si fa ricco. Col pretesto di far bella figura con il resto del mondo nessun territorio in qualche modo coinvolto nella geografia olimpica sarà risparmiato.

Ora proviamo a immaginare un tracciato per il prolungamento della Est. O gira in direzione Nibionno e si aggancia alla SS 36 ex Valassina oppure risale lungo la valle del Molgora fino a largo Pomeo e all'innesto con la SS 342 Bergamo-Como.

Così a occhio non si vedono altri tracciati. Nel primo caso il nastro d'asfalto a quattro corsie più le due di emergenza sfonderà l'area tutelata del Parco del Curone; nel secondo spazzerà via l'ultima parvenza di verde che corre lungo un torrente sempre inquinato e spesso asciutto.

Semmai si facessero avanti con tamburi e fanfare annunciando lo stanziamento, sarà possibile anziché applaudire come "loro" si aspettano, respingerli a sassate?

Claudio Brambilla
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