Merate: Europa al centro del convegno con Federico Fubini e l’associazione ''La Semina''

Da dove viene tutto questo risentimento per l’Unione Europea? A questa domanda, tutt’altro che scontata, ha provato a dare una risposta Federico Fubini, economista e vicedirettore ad personam del Corriere della Sera. L’incontro, tenutosi ieri presso l’aula magna Paolo Borsellino di Merate, è stato promosso dall’associazione La Semina, no profit attiva da tempo nel territorio meratese.

«L’Italia è un Paese che non tiene senza un sistema di solide alleanze, senza un ancoraggio in Europa» – ha esordito il giornalista, che ha cercato di spiegare, soprattutto ai più giovani, l’attuale situazione politica europea. Una vera e propria lezione di scienze politiche, quella del giornalista, che ha spiegato in modo chiaro un argomento spesso vittima di banalizzazione.

Per raccontare il rapporto, spesso difficile, dell’Italia con l’Europa, il giornalista ha scavato nella sua storia personale, partendo dai ricordi, dalle giornate da freelance passate tra i corridoi dei palazzi dell’Ue. «Faccio parte di una generazione che è stata costretta ad andare via. In piena crisi economica ho vissuto a Bruxelles come precario tutti gli anni della costruzione dell'unione monetaria. Sono stato assunto dal Corriere all’età di 36 anni e capisco come si possa sentire la gente nei confronti di queste istituzioni, percepite da molti come distanti e inutili. Ma per avere un quadro completo è necessario affrontare questo tema da una prospettiva storica, capire quale era il nostro punto di partenza».

Analizzando il reddito medio, infatti, è evidente come dal ’48 ad oggi il potere d’acquisto degli Italiani abbia subito delle variazioni importanti. Se nell’immediato Secondo dopoguerra l’Italia poteva essere considerata un paese povero, a fine anni ottanta la differenza con i paesi più ricchi dell’Unione era decisamente ridotta.
Per l’Italia, ha spiegato Fubini, l’Europa diventa sempre più un quadro di riferimento dal momento della caduta del muro di Berlino e dalla fine della guerra fredda. In un nuovo momento di crisi economica e finanziaria si cercano delle riposte comuni ad un problema che affligge il vecchio continente.
«Il ‘diventare un po' più come loro’, come i paesi virtuosi, è stato un errore di percezione dell’Ue, che inevitabilmente ci ha portato a percepire l’Europa come qualcosa di alieno, come un’imposizione dell’élite. Gli shock della globalizzazione hanno poi acuito nuovamente le differenze sociali ed economiche e il problema dei flussi migratori, ad esempio, è stato affrontato attraverso la lente degli egoismi nazionali e non l’interesse comune. Oggi la soluzione si è trasformata, almeno nella percezione dei cittadini, in problema».

Per i forti vincoli esterni che ci legano, è impensabile un’uscita dall’Ue dell’Italia. Fubini ha fatto due esempi: il pasticcio della Brexit e il tentativo di indipendenza della Catalogna. Come potrebbe tenere l'Italia senza un quadro di alleanze e senza un sistema di tenuta territoriale? Non poteva mancare un riferimento ai partiti antieuropeisti, come la Lega di Matteo Salvini. «Il populismo è profondamente liberatorio. Ci fa accettare senza ansia i nostri difetti, ma allo stesso tempo decide deliberatamente di non risolverli. Tutto nasce da una frustrazione frutto di un principio di emulazione fallito. È necessario, dunque,  ripensare il nostro rapporto con l’Europa partendo dall'analisi dei nostri difetti e puntando sui nostri pregi. Il principio di emulazione ha come conseguenza un complesso di inferiorità, di vergogna. Il camuffarsi, per non farsi riconoscere: dobbiamo smetterla di vergognarci di noi stessi. Un altro problema è poi l’instabilità politica del nostro Paese. L’Italia non riesce a porsi in maniera equilibrata con gli altri Stati, anche in maniera fredda. L'Europa è politica. I paesi fragili, tra i quali il nostro, hanno cercato alleanze singole con la Germania,  il Paese più forte, senza mai fare squadra con ‘paesi del sole’».

Al dibattito ha partecipato anche Debora Striani, studentessa del liceo scientifico di Merate, che ha seguito, i primi giorni di settembre, alcuni seminari sull'Europa sull'isola di Ventotene. Tante le domande dal pubblico, soprattutto da parte degli studenti, troppo poco il tempo a disposizione per rispondere a tutti, segno evidente di un profondo interesse sull'argomento.
B.V.
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