Retesalute: ricomincia lo scontro tra l’ala ortodossa del PD e il resto dei sindaci. Sullo sfondo la nomina del presidente la cui scelta condizionerà il futuro dell’Azienda pubblica

Privati di Adele Gatti, non rieletta, assente Stefano Motta, la "banda dei quattro" - detto come unità operativa non in senso spregiativo - ha rimorchiato Giampaolo Torchio, neo sindaco di Paderno ed è ritornata sulle barricate. Dalle quali, peraltro Davide Maggioni sindaco di Sirtori e Paolo Brivio, collega di Osnago, mai erano scesi. Non solo nelle vicende di Retesalute ma addirittura dai tempi della grande battaglia sull'acqua pubblica. Che cosa spinga il giovane Maggioni a abbracciare sempre la "bandiera lecchese" - anche a costo di scontrarsi col codice civile e uscirne con le ossa rotte - non è chiaro. Certo senza opposizione in Aula fa quello che vuole ma possibile che nessuno dei suoi consiglieri si sia mai posto un dubbio su questo comportamento oggettivamente curioso, per non dire anomalo? Nessuno ha avuto "sospetti" pur rilevando l'atteggiamento opposto di sindaci come quelli di Merate e Casatenovo? Che siano tutti impreparati, prevenuti o "di parte"? Di parte no perché a Casate governa da sempre il centrosinistra e a Merate da un decennio il centrodestra.

Ma al di là dei quattro, o forse cinque con Viganò e Missaglia il cui assessore ai servizi sociali - delegata sempre dal sindaco Bruno Crippa politico di lungo corso ma evidentemente troppo stanco per partecipare a sedute tanto importanti - Laura Pozzi si è affrettata a seguire Maggioni ma sotto sotto spera nella nomina a presidente dell'ambito, resta ben visibile la questione dell'elezione del nuovo Consiglio di Amministrazione. E qui la partita è tutta da giocare. Il futuro dell'azienda speciale pubblica fondata quasi 15 anni fa proprio a Merate lo si capirà dalla scelta del presidente.

Gli schieramenti si stanno disponendo in campo: gli uomini del PD puntano alla rielezione di Alessandro Salvioni, in deroga allo statuto vigente o, in alternativa a Adele Gatti, la quale per, stando alle norme statutarie e nazionali non dovrebbe essere candidabile essendo consigliere in carica. Il centrodestra, al solito, procede in ordine sparso con la Lega da una parte, Forza Italia dall'altra e Federico Airoldi in mezzo - il candidato ideale alla presidenza dell'ambito - che troppo spesso diserta queste sedute.

Trovare una quadra attorno a un nome che dia garanzia di voler fare crescere Retesalute e non, al contrario ridimensionarla un po' alla volta per poi consegnare ai lecchesi quel che ne resta è indispensabile. Ci pensino bene anche quei sindaci che guardano "ai quattro" e al PD lecchese. Perché come ci sono sfuggite dal controllo e anche dalla presenza locale servizi importanti perché ceduti o conferiti anche l'assistenza alle persone fragili, anziane, deboli, minori potrebbe finire sotto una società che vede i privati in maggioranza. E quando c'è un privato a gestire un "bene comune" spesso sulla qualità del servizio prevale il profitto.

E poi c'è l'altra, altrettanto importante questione dell'integrazione col sanitario. L'avvio urgente dei Presst, il confronto con i vertici di Asst e Ats, il dialogo con le altre strutture di volontariato come Fare Salute, il rapporto con i dirigenti dell'assessorato regionale al welfare richiedono un profilo alto, con comprovata esperienza nel settore sanitario. Ce lo vedete un bancario che si confronta con il direttore generale dell'Agenzia di Tutela della salute? Difficile, per quanto bravo sia. Occorre conoscere la normativa - molto complessa - la terminologia, le dinamiche che stanno alla base dei negoziati con la regione. Insomma occorre essere del settore.

Solo così si dà garanzia all'Asp di crescere e assicurare a tutto il bacino meratese, casatese e ora anche oggionese buoni servizi alla persona e un'assistenza anche nella scelta dei percorsi sanitari.

Claudio Brambilla
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