I ''poltronisti'' nazionali. E quelli locali

Diceva Alvy (Woody Allen) nel film Io e Annie: "I politici hanno una loro etica. Tutta loro. Ed è una tacca più sotto di quella di un maniaco sessuale". Quel che accade in questi giorni ne è una prova e alla fine conferma che l'aggettivo "poltronista" è un tutt'uno col sostantivo "politico". A Roma i leghisti sono sulle barricate per l'alleanza dei 5 Stelle col Pd, fino a ieri l'altro detestati avversari. Beh non è successo una cosa analoga a Merate? I leghisti non si sono forse alleati con gli avversari di un tempo, ma con l'aggravante che già nell'ultimo anno i due rappresentanti in aula, Massimo Panzeri e Andrea Robbiani avevano abdicato al ruolo di oppositori assegnato loro dall'elettorato fiancheggiando di fatto e spudoratamente, l'allora maggioranza? Che cosa c'è da stupirsi di quel che succede a Roma, dove quanto meno si esercita il potere e ciascun parlamentare incamera 15mila euro al mese, se la stessa cosa avviene in una minuscola città di provincia che ancora vota col turno unico?

Da queste colonne abbiamo contestato duramente il comportamento dell'attuale Sindaco che, di fatto tradendo il mandato popolare, votava spesso con la maggioranza dichiarandosi sistematicamente soddisfatto dalle risposte ricevute alle interrogazioni. Un comportamento che non lasciava dubbi sulle intenzioni di Panzeri di non mollare la poltrona e anzi di cercare di tornare su quella più comoda della Giunta.

E per l'inconsistenza degli alleati-avversari e la sua tenacia alimentata da una sfrenata ambizione è persino riuscito a conquistare la poltrona più alta.

Certo la vittoria è stata proprio di misura e la perdita di 400 voti dalle europee alle comunali è quanto mai eloquente ma con la messe di consensi portata dagli alleati - in particolare da quel Procopio tanto bistrattato nei primi anni di opposizione in quanto suo successore ai lavori pubblici - ce l'ha fatta a farsi eleggere primo cittadino.

Dunque dov'è lo scandalo se Di Maio, dopo il voltafaccia di Salvini, si è messo con Zingaretti? Non è forse la stessa spregiudicata etica che ha indotto il duro Robbiani a sedersi al tavolo con Massironi all'indirizzo del quale aveva fatto volare stracci?

E' l'etica della poltrona, il fascino discreto del potere, la bramosia di apparire. Un richiamo irresistibile. Che non conosce regole né coerenza. Una recidiva senza cura. Come per il maniaco sessuale di Alvy.

Claudio Brambilla
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