Merate: il declino del commercio segue (o anticipa) il declino della città, priva di una vera ‘vocazione’. Parlano i negozianti

L'ultimo sindaco "visionario" della città è stato Dario Perego. Nel bene e nel male. Un'impronta a Merate la voleva dare attraverso la "bellezza" architettonica, l'arte e la cultura. Ma i suoi due grandi "sogni" si sono infranti per ragioni diverse: l'area Cazzaniga è rimasta un'incompiuta per dieci anni e ancora oggi, priva di alcune parti del progetto originale mai realizzate, cerca una sua destinazione; il centro culturale previsto a palazzo Tettamanti ha dovuto lasciare il posto al Municipio che a villa Confalonieri non ci poteva più stare. Dopo Perego si sono succeduti sindaci competenti e di valore che hanno portato a compimento opere importanti per la città come le scuole elementari, il centro diurno disabili, la piscina potenziata. Ma è mancato a tutti la "visione". Merate non è da tempo una città industriale e da qualche anno anche il terziario commerciale annaspa sempre più. L'osservatorio astronomico resta un gioiello che pochi conoscono davvero e sfruttano, il castello è drammaticamente abbandonato e cadente, il verde - di cui la città è ricca - è curato al minimo, l'ospedale è ignorato dalle amministrazioni comunali pur con il lodevole impegno profuso da Giovanni Battista Albani, il bacino lacustre è sempre più simile a una pozza d'acqua stagnante e spesso putrescente. Dare una vocazione alla città è fondamentale per riavviare il processo di attrazione che, unito a calendari di eventi concordati e ragionati, può tentare almeno di fermare il declino del commercio. Che di fatto precede (o forse segue) il declino della città.

A parte questa considerazione di carattere generale ci sono poi le cause più classiche a determinare chiusure dolorose.

Sul banco - è il caso di dirlo - degli imputati ci sono, tradizionalmente, i centri commerciali e ora Amazon che sta a sua volta minacciando il successo trentennale dei supermercati. Ma c'è anche l'associazione di categoria, Confcommercio la quale, pur avendo una sede a Merate, viene percepita dai commercianti locali come molto lontana, distratta rispetto a quanto sta accadendo in questa parte della provincia. Solo la libreria La Torre, storico punto di riferimento in via Manzoni, registra elementi di positività per la serata con Vittorio Sgarbi nell'ambito della rassegna "Leggermente". Che però, come già detto, ha visto 2 eventi a Merate e 95 a Lecco. Uno squilibrio che unito ai singolari investimenti di Confcommercio sta suscitando parecchia irritazione tra i negozianti della città. Ma sentiamo dalla diretta voce degli operatori qual è la situazione oggi.    

"Noi chiuderemo a fine anno. Il lavoro è calato molto, non c'è ricambio generazionale e ormai i ricavi non ripagano neanche lontanamente i sacrifici. La cartolibreria Pessina, dopo 113 anni di attività chiude i battenti". Una testimonianza che fa stringere il cuore, quella di Gigi Pessina; soprattutto a quanti sono nati e cresciuti a Merate e in quella cartoleria sono entrati innumerevoli volte per penne, quaderni, libri.  

Ma non è l'unico "pezzo autentico di storia" del commercio meratese a abbassare per sempre la saracinesca. Anche la Ferramenta Gianola chiuderà a fine anno dopo ben 71 anni di lavoro. Un'altra presenza classica, un punto di riferimento, un angolo che a natale diventa bellissimo di piazza della Vittoria, che spegne le luci.  

Resiste invece il calzolaio Passoni oggi in via Manzoni dopo aver aperto la serranda prima in via Roma e poi in piazza Giulio Prinetti. L'attuale titolare Marco ha raccontato la storia della sua attività: "Il negozio è stato aperto dal mio bisnonno nel 1908, e io ho iniziato l'attività nel 1989, prendendo il posto di mio padre. La mia fortuna è che oggi sono rimasti in pochi a svolgere questo lavoro. Ovviamente i ricavi sono diminuiti rispetto ad una decina d'anni fa, e la crisi si sente. Nonostante questo resisto, perché il calzolaio è una figura di cui le persone continuano ad avere bisogno. Ad essere diminuito non è solo il lavoro in sé, ma piuttosto l'affluenza, il numero di persone che passeggiano per le vie di Merate. I centri commerciali e le nuove tecnologie svuotano le strade cittadine, quelle tradizionalmente caratterizzate dal commercio fisso. Però io continuo a lavorare. Quando andrò in pensione non so chi prenderà il mio posto".

Un altro dei volti storici del commercio cittadino è ancora in via Manzoni, tra piazzetta Faverzani e vicolo tre Spade, la Macelleria del Centro, di Antonio e Alessandro Valsecchi. I due, originari di Civate, sono in attività a Merate da ben 31 anni. Parlando della situazione attuale, i titolari hanno detto: "Il problema di Merate è generale, non si tratta solo di una questione lavorativa. Manca il passaggio di gente che c'era una volta. Soprattutto il sabato mattina e pomeriggio la città si è svuotata. Anche i giovani, che prima avevano Piazza Prinetti come punto d'incontro, ora non si ritrovano più lì ma da qualche altra parte. Noi siamo stati premiati dai clienti che ci hanno scelto come macellai di fiducia e continuano a comprare da noi, quindi siamo piuttosto soddisfatti".  

Così come il Calzolaio, anche la Macelleria del Centro è una realtà completamente scollegata rispetto alla Confcommercio; l'attività si basa sul rapporto fiduciario con la clientela.

Più articolato il parere di Francesco Sangiorgio, contitolare dell'omonimo centralissimo negozio di calzature e pelletterie aperto da 72 anni. "Comprendo che il momento non sia facile, ma il commercio è fatto anche di scelte giuste e di scelte sbagliate. Noi oggi sicuramente beneficiamo ancora di scelte indovinate fatte tanti anni fa. Abbiamo una base solida di clienti affezionati e resistiamo, mentre altri chiudono. Perché? Perché ci poniamo determinate domande su come raggiungere i clienti di oggi, quelli più giovani ad esempio, che acquistano diversamente rispetto il passato. Per questo abbiamo dovuto investire su un negozio online. Non è semplice, se si rifuggono i luoghi comuni, formulare giudizi e dire quali sono i problemi del commercio a Merate. Può ad esempio contare il fatto che tanti negozi sono gestiti da persone in pensione. L'importante è fermarsi e capire quali sono le nuove modalità con cui operare e fare bene il proprio lavoro. Non ci aspettiamo aiuti esterni. La nostra cultura non è mai stata quella di andare a cercare sostegno da terzi o dalle istituzioni. Se io non riesco a fare bene il mio lavoro è colpa mia. Non aspettiamo che siano altri a trovare delle soluzioni per il nostro commercio".    

Francesco Sangiorgio

Di tutto altro avviso, invece, Tommaso Meschi, titolare dal 1979 della Libreria La Torre di via Manzoni, secondo il quale una più attenta organizzazione delle iniziative culturali in paese aiuterebbe anche il commercio. ''Personalmente trovo che la città sia in declino da anni. Ci vorrebbe a mio parere un'attività di progettazione da parte del Comune più forte, in modo da creare un centro culturale in grado di attirare gente dall'esterno. Siamo la città dell'osservatorio astronomico e di tante associazioni, ma se non c'è programmazione da parte degli amministratori possiamo fare poco. Mi viene in mente l'esempio di Esino Lario che riuscì ad ospitare un evento mondiale di Wikipedia. Ecco, il commercio ha bisogno di questi eventi. Per quanto ci riguarda alcuni settori vanno ancora molto bene come quello per i bambini e i ragazzi, anche se abbiamo subito un calo delle richieste di libri scolastici da quando anche i supermercati si sono messi a venderli.  Quanto al sostegno di terzi posso dire che l'iniziativa tenuta a Merate nell'ambito della rassegna "leggermente ha dato sicuramente buoni risultati. Un'iniziativa mirata a promuovere gli scrittori coinvolgendo i rivenditori di libri. Quando è venuto Vittorio Sgarbi a Merate, ad esempio, abbiamo venduto noi le copie del suo libro e l'iniziativa era interamente sostenuta da Confcommercio''.  

Tommaso Meschi

Decisamente più critico, invece, il giudizio di Sandra Ripamonti, contitolare della merceria omonima di via Manzoni. ''Resistiamo perché le mura sono nostre, altrimenti non so come faremmo. Il commercio oggi è tutto online e se chiudono tanti negozi in centro è perché i titolari sono ormai in età pensionabile e non c'è un vero e proprio ricambio. Tenere aperto, per i nuovi, non è semplice con tutte le tasse che ci sono da pagare. E poi ogni anno c'è qualcosa di nuovo, tutto diventa più difficile tra fatturazione elettronica e registratore online. Credo che iniziative esterne possano aiutare il commercio fisso cittadino, se ben programmate. Io faccio parte della Nostra Mela e questa associazione, più in passato che in tempi recenti, ha organizzato eventi bellissimi e molto partecipati. Con l'Unione commercianti invece la collaborazione è davvero scarsa".  


Un'analisi accurata della situazione del commercio cittadino la sviluppa Ombretta Fumagalli titolare del noto negozio di abbigliamento per bambini "Creme caramel" di via Manzoni. Ombretta ha avviato l'esercizio nel marzo del 2016, e con orgoglio ha spiegato che gestisce la fascia d'età che va dagli 0 ai 16 anni, proponendo oltre 12 marchi d'abbigliamento differenti.

"Senza dubbio i problemi ci sono, a mancare è la clientela, che preferisce andare ad acquistare altrove senza rendersi conto che Merate è ricca di piccole boutique che offrono un valore aggiunto a quello che potrebbe essere un negozio di un centro commerciale. Nel mio lavoro ci metto la faccia e da quando ho aperto sono pronta ad offrire, oltre alla qualità, anche serietà, disponibilità e gentilezza, che nelle grandi catene non sempre si trovano. Chi sta alla guida del Comune deve prendersi la briga di fare un giro nei negozi prima di parlare, deve venire incontro alle piccole realtà riconoscendone innanzitutto il valore. Sicuramente uno dei problemi da risolvere rapidamente è quello dei parcheggi al servizio del centro. Di recente sono stati aperti 30 nuovi stalli dietro al Comune, ma la cosa non è stata per niente pubblicizzata. Le persone non sono invogliate a passare per il centro anche per il fatto che mezz'ora di sosta costa 1 euro. Una proposta potrebbe essere quella di rendere il parcheggio gratuito per i primi 30 minuti. Per molti commercianti c'è il problema dell'affitto. Quanto alle iniziative ben vengano, ma il futuro ce lo giochiamo su qualità del prodotto e del servizio".  

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