Merate: Finder Pompe rischia di scomparire 'spremuta' dalle multinazionali. I dipendenti scioperano, 30 esuberi in arrivo

Dopo 67 anni dalla sua fondazione la Finder Pompe rischia di scomparire per diventare solamente la divisione produttiva della multinazionale indiana che l’ha da poco acquisita.

Non c’è pace per la storica azienda produttrice di pompe, il cui marchio è fortemente legato a Merate con il suo sito produttivo di via Bergamo, dal 2013 alle prese con continui riassetti della proprietà e una profonda crisi del lavoro. Una situazione complicata ancor di più all’inizio di aprile con la notizia del passaggio della 'Finder' dalle mani della Dover, la multinazionale statunitense che l’aveva rilevata sei anni fa, ad Aturia, società controllata dalla WPIL un’altra grande impresa in questo caso indiana, con sede a Calcutta.

Walter Perego, Roberto Fumagalli (entrambi Rsu), con Lorena Silvani (Fim Cisl), Domenico Alvaro (Fiom Cgil) e M.M. (Rsu interna)

Gli incontri tra i sindacati e la nuova dirigenza non hanno avuto risvolti positivi: 65 impiegati verranno trasferiti dalla sede di Merate a quella di Gessate e per loro partirà, con i circa 30 dipendenti della produzione che rimarranno in via Bergamo, la procedura di cassa integrazione straordinaria.

Lorena Silvani di Fim Cisl e Domenico Alvaro di Fiom Cgil

Oltre a ciò, sembra che l’intenzione dell’azienda sia quello di sfoltire l’organico di almeno 30 persone. Di fronte a tali numeri ed una situazione particolarmente allarmante, sindacati e lavoratori hanno reagito con quattro ore di sciopero che si sono svolte davanti ai cancelli dell’azienda meratese stamane, lunedì 22 luglio.

Fiom Cgil con il suo rappresentante Domenico Alvaro e Fim Cisl, con Lorena Silvani, hanno fatto sapere che di ''picchetti'' ne saranno indetti anche altri senza le risposte che attendono circa l’utilizzo della cassa straordinaria previsto, i meccanismi che porteranno tutti gli impiegati di Merate a trasferirsi altrove e quanto accadrà in futuro con l’assorbimento della Finder in Aturia. ''L’utile con cui l’azienda aveva chiuso il 2018, pari a 1.800.000 euro lordi, aveva in qualche modo fatto pensare che la situazione stesse migliorando'' ha commentato Alvaro. ''Nei primi incontri avuti quest’anno ci è stato però spiegato che per ottenere quel risultato Finder aveva avuto un colpo di fortuna e cioè grazie ad una grossa commessa di ricambi. E infatti l’andamento dei primi sei mesi di quest’anno è tornato ad essere negativo. Anche a fronte di questi numeri la nuova proprietà ci ha fatto sapere degli spostamenti che intende effettuare nell’imminente e di avviare la procedura di richiesta di CIGS per tutti i 95 dipendenti della sede meratese, al termine del quale vorrebbe arrivare ad una riduzione di 25-30 dipendenti''.

Stando a quanto riferito da Alvaro lunedì mattina, nel corso della conferenza stampa indetta mentre era in corso lo sciopero, l’azienda non ha neppure preso in considerazione le richieste avanzategli dai sindacati. ''Vogliamo che le misure che verranno prese abbiano il minore impatto sui lavoratori'' ha proseguito il rappresentante della Fiom. ''Chiediamo dunque che la cassa sia organizzata secondo attraverso la rotazione del personale, come peraltro prevede la normativa. Chiediamo poi che i lavoratori che a settembre dovranno andare a Gessate si trasferiscano attraverso dei meccanismi di flessibilità del lavoro e che venga loro corrisposto un piccolo contributo per le spese del trasferimento. Chiediamo poi di sapere che cosa succederà tra un anno quando Aturia assorbirà del tutto Finder, perché ad oggi sappiamo che il reparto produttivo che rimarrà qui a Merate, con la sala prove dei prodotti, non sarà altro che una divisione dell’azienda indiana e Finder scomparirà di fatto come azienda''.

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Il 24 luglio è previsto a Merate un incontro con un rappresentante di Atruria e Confindustria, alle 15, mentre il giorno successivo in Regione è convocata la riunione dove l’azienda si aspetta di fare partire la cassa straordinaria. Se non cambieranno le condizioni i sindacati hanno però annunciato lunedì mattina che non firmeranno alcun documento. In mattinata anche il sindaco Massimo Panzeri è passato in via Bergamo per esprimere vicinanza e solidarietà ai dipendenti della Finder Pompe, mettendosi a disposizione a partecipare ad eventuali tavoli e trattative.
Quattro ore di sciopero alla Finder Pompe nella mattinata di lunedì. Nella storica azienda metalmeccanica di Merate c’è agitazione tra i dipendenti a causa dell’attuale situazione societaria. Il 2 aprile scorso si è venuti a conoscenza della vendita ad Aturia, società controllata dalla multinazionale Wpil. “Negli incontri avuti con la nuova dirigenza – spiega Domenico Alvaro della Fiom Cgil Lecco – ci è stata comunicata l’intenzione di trasferire tutto il personale degli uffici (circa 65 dipendenti) in una palazzina vicino alla sede di Gessate. A Merate verrebbe mantenuto un reparto produttivo per la costruzione di un tipo particolare di pompe con una sala prove, quindi dovrebbero essere venduti gli immobili utilizzati. Oltre a questo è stato anche comunicato l’avvio della procedura di richiesta di Cassa integrazione straordinaria per crisi per tutti i 95 dipendenti. L’utilizzo dell’ammortizzatore non scongiurerà la riduzione dell’organico che resterà a Merate. Al termine dell’anno di cassa la Finder Pompe sarà assorbita da Aturia, diventando una divisione del gruppo”.

Per ridurre l’impatto negativo dell’utilizzo della Cassa integrazione straordinaria, Fiom e Fim Cisl chiedono la garanzia di una rotazione del personale interessato e un ulteriore sostegno economico, per poter gestire la situazione complessiva dei dipendenti e salvaguardare i posti di lavoro. “Per il momento abbiamo avuto solo risposte negative da parte di Aturia che ci ha costretto a indire le quattro ore di sciopero e il presidio per far conoscere la situazione di Finder Pompe nel territorio – prosegue –. Riteniamo che il comportamento delle multinazionali non possa essere solo un problema dei lavoratori e del sindacato, ma anche di chi ha un ruolo istituzionale sul territorio”.

Il confronto con un rappresentante della multinazionale, assistito da Confindustria, proseguirà il prossimo mercoledì 24 luglio, alle 15. Si attende la convocazione in Regione, alla Polis, passaggio previsto dalla procedura di cassa, dove “ci presenteremo, ma se non cambieranno le condizioni di utilizzo non firmeremo alcun documento”.

Comunicato stampa CGIL Lecco

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A.S.
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