Merate: il fisico Elio Sindoni e quel 20 luglio 1969 a Varenna con gli americani. ''Fu un'impresa psicologica''. Il legame con la città, il Mandic e il ricordo di quando su viale Lombardia si pattinava

E' uno dei massimi esponenti della fisica in campo internazionale, con riconoscimenti che gli arrivano da tutto il mondo ma alla sua città natale, Merate, Elio Sindoni è legatissimo e qui ci torna spesso per sbrigare faccende personali e per respirare quell'aria famigliare che è sempre bello ritrovare al ritorno da un viaggio. E quel 20 luglio 1969 quando l'Apollo 11 portò i primi uomini sulla Luna, Sindoni si trovava, caso ha voluto, con un gruppo di colleghi americani a Varenna. Mai occasione fu migliore per festeggiare un evento epocale.


Il dr. Elio Sindoni
Dottor Sindoni cosa ricorda di quel giorno?

Ero a un corso di fisica del plasma con scienziati americani, a Villa Monastero. Ci siamo messi attorno a un televisore e abbiamo assistito all'avvenimento. Chiaramente i colleghi erano entusiasti e felicissimi e siamo rimasti tutti a brindare sino al mattino.



Qual è stato il suo primo pensiero a fronte di quel traguardo?
Era stata una grande impresa con i mezzi di allora. Il computer utilizzato per programmare il viaggio era più o meno simile al sistema dei nostri telefoni cellulari. Ma qui si doveva mettere in conto anche il ritorno della navicella. È stata soprattutto un'impresa psicologica perchè l'allunaggio poteva farlo anche un robot e poi inviare i dati sulla Terra. Ma c'era la guerra fredda e la gara con i russi. E gli americani chiaramente hanno preferito questo tipo di vittoria.



Dottor Sindoni la vostra è una famiglia di dottori, a partire dal suo papà Adolfo che era ufficiale sanitario e poi i suoi fratelli Ettore e Francesco, entrambi medici condotti. Lei si è discostato un po' dalla "tradizione"...
Io ho sempre voluto fare il fisico, fin da bambino. Ho fatto le elementari privatamente con la maestra Lissoni perchè era complicato andare a scuola visto che c'erano i bombardamenti. Le medie le ho frequentate al collegio Manzoni: ricordo la professoressa Teodolinda Cessi, il professor Enrico Bellani e la professoressa Villavecchia di matematica mentre al liceo sono andato al Leonardo Da Vinci di Monza. Mi sono laureato a Milano e facevo avanti e indietro da Merate dove abbiamo sempre vissuto (nella villa di Viale Lombardia angolo Via Pascoli, ndr) e poi ho trascorso anche un periodo negli Stati Uniti.



Lei è cittadino del mondo ma meratese nel cuore. Qui è sempre ritornato. Come è cambiata Merate?
Direi che è cambiata molto. Ci sono case nuove più o meno belle e anche dalla nostra residenza prima si vedevano i monti, ora ci sono i palazzi a coprire la visuale. Ricordo bene quando su Viale Lombardia, che prima si chiamava Viale Principe di Napoli, non c'era traffico e si andava con i pattini. Vicino a casa nostra c'era il comando tedesco dell'aviazione e in Via Pascoli c'era un campo da calcio dove arrivava anche il circo equestre e dove poi sono state messe la baracche dei tedeschi. E ricordo poi come era il centro di Merate, qualche negozio storico come il Trivioli che vendeva i benis senza ul rusoli (vendeva i confetti senza il rosolio/liquore, ndr)



Ha qualche ricordo del periodo di guerra?

Papà era ufficiale sanitario e la sera, di notte senza farsi vedere, gli ufficiali tedeschi venivano a farsi visitare da lui perchè si fidavano di più che del medico dell'esercito. Noi ragazzi non avevamo paura anche se erano armati perchè erano loro che avevano bisogno e quindi venivano per chiedere e non per portare via qualcosa.



L'osservatorio, l'ospedale Mandic, Palazzo Prinetti sono i simboli di Merate. Cosa rappresentano per lei?
All'osservatorio andavo molto spesso ed è stato qui che per la prima volta ho conosciuto Margherita Hack (dal 1954 al 1964 ha lavorato presso la sede meratese di Brera, ndr) e siamo diventati molto amici, restando sempre in stretto contatto. A Merate torno spesso perchè si sta ancora molto bene e poi i miei medici sono all'ospedale Mandic dove mi reco un paio di volte al mese per dei controlli. Trovo grandi professionalità e sono il mio punto di riferimento. E poi c'è il Castello Prinetti sede ideale per concerti, mostre di un certo livello, attività culturali e scientifiche che potrebbero valorizzare ancor più la città.



Lei è in pensione formalmente, ma in realtà è sempre in attività
Sì, è appena uscito un mio libro scritto con Giulio Giorello dal titolo "Un mondo di mondi" dove parlo dei pianeti al di fuori del sistema solare, dal punto di vista letterario, filosofico e scientifico, edito da Cortina. Sono stato presidente della Fondazione CEUR che si occupa di residenze universitarie e ora sono presidente del consiglio scientifico, ho lavorato per il meeting di Rimini che si terrà a fine agosto, un appuntamento a cui non manco mai da 22 anni. Leggo molto e ascolto musica classica.
Saba Viscardi
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.