Meratese: le criticità viabilistiche individuate nel 2009 sono ancora irrisolte. Ing. Debernardi: necessaria sinergia tra enti

Chi non vorrebbe, oggi, che il semaforo di Cernusco fosse sostituito da una rotonda, oppure che il passaggio a livello della Sernovella scomparisse, rimpiazzato magari da un sovrappasso, o ancora che in via Como, a Merate, si potesse viaggiare su due corsie e magari, per immettersi in tangenziale, di buon mattino, non si dovesse rimanere incolonnati tanto a lungo?


Aldo Castelli, candidato sindaco di ''Cambia Merate!''

Probabilmente, solo chi immagina un futuro in cui i sistemi di trasporto pubblico su gomma e su rotaia viaggiano interconnessi tra loro fatica a sforzarsi di volere strade cambiate nelle loro conformazioni, anziché cambiata la maniera in cui si circola sul territorio. Ma, al momento, il Meratese rimane ancorato ad un sistema di mobilità per cui chi non ha un'auto è sostanzialmente tagliato fuori. E allora ecco che quegli interventi tornerebbero a far comodo. E' bastata una serata organizzata ormai in piena campagna elettorale dalla lista che si presenterà alle amministrative rappresentando il centrosinistra, ''Cambia Merate!'', a ricordare che già nel 2009 si era pensato a quanto potessero quelle sistemazioni far comodo, quando una serie di Comuni del circondario, con l'appoggio di due istituti di credito e dell'Amministrazione provinciale di allora, commissionarono a dei tecnici uno studio in cui si andavano ad individuare le criticità viabilistiche per provare a risolvere.

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Uno di quei tecnici era l'ingegner Andrea Debernardi, ospite dell'incontro che si è svolto venerdì sera nella sala civica ''Fratelli Cernuschi'' di Merate, atteso più che altro affinché fornisse delle risposte sul tanto dibattuto progetto di Viale Verdi essendo stato, nel 2007, l'estensore del Piano Urbano del Traffico che non prevedeva le rotonde inserite, contrariamente a quanto era stato pensato all'epoca, nello studio di fattibilità approvato martedì dal consiglio comunale meratese (risposte che ha fornito solo in parte). L'ingegner Debernardi è stato però chiamato prima di tutto a fornire delle considerazioni rispetto alla piaga che affligge tutto il territorio, che come si diceva riguarda il suo farraginoso sistema viario. Un sistema che si colloca, per l'ingegnere, in un contesto regionale che offre come soluzione principale a tutti i guai della viabilità quella del potenziamento della circolazione ferroviaria, senza però per questo affiancarci un necessario equilibrio a livello organizzativo. 

L'ingegner Andrea Debernardi, estensore del Piano Urbano del Traffico di Merate del 2007

 

''Oggi sul Piano Regionale dei Trasporti troviamo scritto che il modo più efficace per risolvere i problemi della mobilità, in tempi chiaramente brevi e con risorse limitate, è quello di far funzionare bene la rete ferroviaria'' ha commentato il tecnico. ''Con le strade che ci ritroviamo, infatti, trovare una quadra sull'asse viabilistico non ci porterebbe da nessuna parte e sarebbe molto oneroso. Basti vedere la vicenda Pedemontana, che avanti di questo ritmo sarà conclusa tra 35 anni. Dunque, ciò che serve è agire sulla capacità infrastrutturale residua della ferrovia, e quindi mettere più treni. Questa cosa fu pensata, ad esempio, quando sulla linea lecchese fu fatto il doppio binario. Poi però l'aumento della frequenza di passaggi è avvenuta solo in parte. Ma il problema vero è che oggi il servizio si scontra con gravissimi problemi organizzativi''. Anziché badare a sviluppare una connessione su rotaia efficiente, ha proseguito Debernardi, ''si sono fatte ipotesi fantasmagoriche come il prolungamento della Tangenziale Est fino a Calco, nuovi ponti sull'Adda e quant'altro, con il risultato che in dieci anni non si sono costruiti nemmeno 100 metri di strada''.

Un'area come quella meratese che ormai non vive più dentro i suoi confini ma ogni giorno si sposta e va a Milano, a Lecco, a Bergamo e, anche se un po' meno, a Como, avrebbe meritato e merita tutt'ora un'offerta ferroviaria migliore. ''Io non mi capacito di come la Regione possa avere lavorato ad un Piano dei Trasporti che tutto sommato è avanzato, in linea con gli scenari europei, prevedendo una spesa di mezzo miliardo per far circolare i treni e avere, non me ne voglia nessuno, un servizio 'calabrese'. Purtroppo - ha aggiunto l'ingegnere - il sistema ferroviario lombardo sta miseramente fallendo''. Il Meratese, proprio come la Regione, può dunque rimpiangere di non avere fatto abbastanza nonostante avesse tra le mani qualcosa di buono. Da una parte un sistema ferroviario che potrebbe dare di più, dall'altra un principio di cooperazione tra enti locali che sembrava stesse portando nella direzione giusta, ma che si è invece smarrito a causa di cambi di guardia che hanno riguardato alcune Amministrazioni comunali e quella provinciale di allora. L'esempio più emblematico, riportato durante il suo intervento dall'ing. Debernardi, è quello dell'ingresso nella tangenziale est di Carnate sul quale fa affidamento buona parte dei meratesi che si recano a Milano in auto, ogni giorno. Un nodo individuato tra le criticità da risolvere dai sindaci che intavolarono un discorso ben più ampio dei confini comunali, ma che ebbe vita breve. ''Una soluzione efficace fu anche trovata e sarebbe costata circa 5 milioni di euro'' ha spiegato Debernardi. ''Poi però quel progetto finì dentro ad una macchina di pianificazione più estesa che comprendeva anche il Monzese e il Milanese, e ben presto assunse un costo da 35 milioni di euro. Perciò non è più stato fatto nulla e il problema lo abbiamo ancora adesso''. Quello che venne a mancare, secondo l'ingegnere, fu la coesione che gli amministratori locali avevano dimostrato fino a quel punto. ''Quell'esperienza terminò di lì a poco, con le amministrazioni che si sparpagliarono e addirittura cambiarono. Tra queste c'era anche Merate, dove chi subentrò scelse di attuare una politica più ristretta ai confini comunali. Così passò che l'ingresso della tangenziale non era nemmeno dentro il meratese. Questa vicenda ci dice quanto sia necessaria una cooperazione tra enti. Nessuno è in grado di fare certi sforzi da solo, ma con accordi anche piuttosto semplici, parziali, pragmatici, senza troppi voli pindarici ma guardando direttamente alle soluzioni più fattibili, allora 5 milioni di euro forse si potevano anche trovare''.

Le criticità individuate nello studio sovracomunale del 2009

Della collaborazione che si instaurò in quel periodo tra più Comuni, intenzionati a rattoppare la rete viaria che faceva, e fa ancora, acqua da tutte le parti, hanno parlato venerdì sera anche alcuni esponenti politici presenti tra il pubblico. Tra questi Marco Molgora, ex sindaco di Osnago, il quale ha ricordato di come ''la direzione politica di quel progetto fu caratterizzata da una forte spinta dalla Provincia''. ''Forse ce lo siamo dimenticati - ha aggiunto - Ma con il bilancio triennale provinciale 2009-2011 furono destinati 11 milioni per quegli interventi che i sindaci il meratesi stavano programmando. Poi con cambio di amministrazione furono destinati per la Lecco-Bergamo e non se ne fece più nulla''.

Marco Molgora, ex sindaco di Osnago

Alessandro Pozzi, consigliere di ''Sei Merate''

Alessandro Pozzi, consigliere comunale di ''Sei Merate'', ha citato invece l'esperienza positiva di ''Agenda 21'', tavolo di coordinamento sovracomunale che dal 2005 al 2011 riunì sindaci e assessori all'ambiente di 14 amministrazioni meratesi che decisero di affrontare in modo strutturato le problematiche che riguardano l'ambiente. ''Negli ultimi anni è venuto meno il dialogo'' ha commentato. ''E in qualche modo anche il ruolo di Merate, tant'è che mi viene da citare la famosa battuta 'Merate è un buco con il meratese intorno'. Ora è il caso di riconnettersi e fare in modo che un'iniziativa come Agenda 21 possa estendersi anche a tutti gli altri assessorati, perché solo con il dialogo a livello sovracomunale si può gestire quella che è ormai una città di 50 mila abitanti''. Infine Aldo Castelli, candidato sindaco di ''Sei Merate'', ha voluto personalmente avvertire gli amministratori locali presenti in sala che, qualora dovesse vincere le elezioni, sarà necessari riprendere in mano quel dialogo costruttivo ormai appassito da una decina di anni.
A.S.
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