La Valletta: Roberto Colombo vinto a 42 anni dalla malattia. Una grande passione per la musica e un cuore che amava tutti
Roberto Colombo con una delle sue chitarre
Amava la chitarra, la musica dagli anni '60 in poi ma soprattutto il rock, e soprattutto quello ruvido di Alice Cooper, ma le canzoni più belle Roberto Colombo le suonava con il suo sguardo. Due occhi azzurri che avevano tutta la grinta di una ''Poison'' (tra i brani più rappresentativi di Cooper) e tutto il buono che solitamente gli artisti mettono sul palco, quello fatto, suonato o cantato ''semplicemente'' per fare il bene delle persone. E le persone amavano Roberto, e lui amava loro. Per questo ora che non c'è più, adesso che una malattia incurabile lo ha condotto lontano da questo mondo terreno, il commento che riflette più di ogni altro l'essenza del giovane 42enne nativo di Sirtori e residente a Monte, frazione di La Valletta, è quello di mamma Anna. ''Non si può trovare al mondo una persona che volesse del male a Roberto, non ce n'è una''.
Roberto scattò questa foto in ospedale, qualche giorno dopo il primo ricovero, commentando così: ''Buongiorno e buona domenica!
Tra alti e bassi e dolori e antidolorifici...i fastidi si stanno affievolendo. Seguito e curato molto bene dallo Staff dell'ospedale del Manzoni
di Lecco e del reparto Neuroscienze 2. Sono positivo e Vi ringrazio di tutto....andiamo avanti! Roby''
''La passione per la chitarra la ereditò da me perché anche io, da giovane, la suonavo'' ha raccontato papà Camillo. ''Tutto iniziò quando aveva 17 anni, per via di un infortunio. Roberto fino ad allora giocava a pallone, anche piuttosto bene, nella Sirtorese. Durante una partita ebbe un brutto infortunio al ginocchio che lo tenne fermo per un lungo periodo. Fu nei giorni in cui doveva rimanere a casa, senza fare nulla, che gli proposi di riprendere in mano la chitarra. Io gli avevo insegnato qualche accordo, ma erano i primi rudimenti. Gli suggerii quindi di andare a prendere lezioni da un amico. Pian piano, Roberto incominciò a prendere sempre più confidenza con lo strumento e si fece i primi contatti nel giro''.
Con la sorella Patrizia
Dentro di lui, evidentemente, si sprigionò una passione rimasta dormiente fino ad allora, surclassata per quella del calcio, poi venuta fuori attraverso tanta determinazione. ''Decise di incrementare la sue conoscenze musicali e così si iscrisse alla CPM di Milano, che è una sorta di conservatorio privato fondato dal chitarrista della PFM, Franco Mussida'' ha continuato il papà. ''In un paio di anni fece passi da gigante. Terminato il corso continuò da autodidatta, seguendo tra l'altro le lezioni di Massimo Varini, chitarrista, e di grandi nomi della musica italiana, tra cui Nek, con cui Roberto strinse una bella amicizia''. Quello di Varini è stato uno dei tantissimi messaggi di addio arrivati a Roberto sui suoi account social. Tra questi tanti altri di persone che avevano imparato a suonare la chitarra grazie alle lezioni prese dal 42enne scomparso. Il papà ha raccontato, tra l'altro, di un amico che, grazie al figlio, riuscì finalmente a ''suonare a dovere'' lo strumento dopo averci provato per oltre 50 anni con altri maestri, ma senza lo stesso successo. Insegnava la musica a molti bambini, ha quindi ricordato la mamma, e con loro aveva un rapporto speciale. ''Li adorava, e loro adoravano lui'' ha commentato Anna. Le giornate di Roberto trascorrevano dunque divise tra lavoro (ultimamente era stato assunto da una società che distribuisce bevande alcoliche, soprattutto vino e birre, nei locali, facendo anche da rappresentante), lezioni private, le prove con la band fondata insieme ad alcuni storici amici (gli ''Incredibol'') e il suo matrimonio con Laura, che aveva conosciuto nel '99 perchè lavorava nella stessa azienda della sorella Patrizia, a Perego. Si erano sposati l'8 giugno del 2011, alcuni anni dopo aver deciso di andare a convivere nella loro casa di Monte. Una routine messa a dura prova nell'ultimo periodo dai dolori che pian piano incominciavano a manifestarsi.
Alberto Secci