Olgiate: da Marconi a Cossiga, la lunga storia di un modo per comunicare ''romantico'' spiegata dal radioamatore Brambilla

Pino Brambilla negli anni '70


Le nuove tecnologie hanno ormai irrimediabilmente monopolizzato il nostro modo di comunicare e si potrebbe persino ipotizzare che presto o tardi abbandoneremo persino le linee telefoniche. Essendo tuttavia il nostro un periodo di transizione, è ancora possibile trovare qualcuno che un certo romanticismo lo conserva, intendendosi di strumenti ormai superati dal tempo. Ci saranno pure, da qualche parte, degli appassionati che compongono ancora i loro testi con la vecchia macchina da scrivere, così come ci sono fotografi che preferiscono scattare su pellicola anziché in digitale. Ecco, i radioamatori sono proprio questo genere di persone. A loro modo, dei romantici.

Brambilla con i suoi ricetrasmettitori

L'olgiatese Pino Brambilla è uno di questi. Whatsapp ce l'ha, e ha anche un indirizzo mail se è per quello, così come anche i fotografi più conservatori avranno pure nell'astuccio un'infallibile macchina digitale da usare quando finiscono i rullini, ma ciò che conserva e custodisce è la storia (nemmeno troppo remota) di un modo di comunicare che ha avuto un ruolo centrale in quasi tutto il scorso secolo eppure destinato a perdere il sua utilità (ma non il fascino). Brambilla, capogruppo di minoranza in consiglio comunale ad Olgiate, è un radioamatore da quando era poco più che un adolescente. ''Questa mia passione per le radio nasce grazie ad un mio compagno di scuola'' ha raccontato. ''Frequentavamo le medie al Tommaso Grossi di Lecco. Un giorno mi presentò suo zio, che era un radioamatore di Abbadia. Ricordo ancora di essermi come innamorato nel vedere le valvole dei suoi strumenti e tutte quelle antenne. Quel giorno capii che anche io volevo costruirmi le mie radio e poter parlare con persone dall'altra parte del mondo. Non vedevo l'ora di avere 18 anni, non per la patente dell'auto come tutti ma per fare l'esame e diventare anche io un radioamatore''.

Avere un'ottima conoscenza di come funzionano le onde radio, come si assemblea un ricetrasmettitore e quant'altro, infatti, non basta. Esistono tutta un serie di normative, in Italia, che regolano questa attività, oltre che dei codici alfanumerici globalmente riconducibili a frasi e domande standard che vengono poste, che un radioamatore non può non conoscere. Se poi c'è proprio qualcosa, o meglio qualcuno, che questi romantici delle comunicazioni non possono proprio omettere di conoscere, quello è Guglielmo Marconi.  ''Non era un ingegnere e né propriamente un fisico'' ha spiegato Brambilla. ''Ebbe però un'intuizione quando ancora era uno studente: riuscì per primo a trasmettere un impulso elettrico ad un rilevatore percorso da corrente, posto a distanza dal trasmettitore, alla quale applicò un'antenna. In buona sostanza, Marconi fu il primo radioamatore''. Fu l'avvento della telegrafia senza fili, delle comunicazioni a distanza con l'alfabeto morse.

Nacquero i marconisti - chiamati così non per caso - capaci, come ha raccontato l'olgiatese, di comprendere e trascrivere anche 120 caratteri al minuto. ''I radioamatori hanno saputo distinguersi in alcune occasioni durante il secolo scorso, in momenti di emergenza, laddove le linee telefoniche non erano presenti o rese inutilizzabili per qualche calamità naturale. Nel 1928 furono i radioamatori che salvarono la vita a Umberto Nobile, il comandante del dirigibile Italia che si schiantò sul pack del Polo Nord, mentre era intento a trasvolarlo. Nessuno sarebbe riuscito più a trovarlo in quella distesa di ghiaccio ma il primitivo telegrafo che era installato a bordo continuò a trasmettere il suo segnale e fu la sua salvezza. Un radioamatore russo riuscì a captarlo e allertare così la marina, che raggiunse il comandante Nobile con un rompighiaccio. I radioamatori tornarono utili anche nel '51 e nel '66 nelle alluvioni che colpirono il Polesine (una regione storica del Veneto, in provincia di Rovigo, dove vi fu una grossa esondazione del Po, ndr) e Firenze. Con le linee saltate, e la rete elettrica pure, fu chi possedeva una radio a mantenersi in comunicazione, in entrambi i casi, con l'esterno''. Persone come il consigliere Pino Brambilla non fanno che tenere in vita perciò uno strumento a cui l'umanità deve molto.

La licenza rilasciata a Brambilla alla fine degli anni '60

La licenza di radioamatore ce l'ha dal 1968. Per ragioni ovvie, a questa attività ha sempre dovuto affiancare il lavoro, prima come professore, poi come tecnico di montaggio per prodotti video più che altro commerciali, ma anche documentarista, componente di giurie cinematografiche e scientifiche. Nonostante di comunicazioni radio non si possa vivere, la sua stanza allestita a dovere per questa passione Brambilla non l'ha mai dismessa. Ancora conserva con rigoroso ordine le numerose cartoline che i radioamatori usavano e usano scambiarsi una volta effettuata la chiamata. L'attività non è altro che questo, in fondo: lanciare un segnale, attendere che qualcuno lo riceva, aprire un contatto e quindi discutere sulla qualità della chiamata, scambiarsi informazioni tecniche e aggiungerci qualcosa di prettamente conviviale. ''Mi ha sempre affascinato questo aspetto romantico del comunicare a distanza, non come avviene con gli strumenti di oggi'' ha spiegato. ''Mi riferisco al bello di costruirsi da solo la propria radio, componendola pezzo dopo pezzo. E poi il fatto che attraverso delle onde che si propagano nell'atmosfera la mia voce possa viaggiare a chilometri di distanza, ed essere sentita da qualcuno in Nuova Zelanda, ad esempio''.

Alcune cartoline ricevute dall’olgiatese da ogni angolo del mondo

Il giorno che abbiamo incontrato Brambilla per farci spiegare che cosa vuol dire essere un radioamatore ci siamo messi in contatto con un certo Tom, del Nebraska, un signore cortese che ha raccontato all'olgiatese di aver visto il suo giardino riempirsi di neve da un momento all'altro. Poco prima, Brambilla lo aveva ascoltato discutere con un altro ''utente delle onde radio'' su Trump e la sua politica (cosa che però non si potrebbe fare secondo il codice etico dei radioamatori). Tra i più celebri appassionati del ''genere'', citati dall'olgiatese, ci sono l'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Marlon Brando e Re Husayn di Giordania. E chissà se, contro ogni pronostico, questo modo di parlare a distanza, certamente affascinante, basato su leggi della fisica, potrà mai ripopolarsi di appassionati come Brambilla.
A.S.
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.