Ospedale, il giudizio di Albani, Sironi e Sala: ''Favini ha un mandato preciso, chiudere. Ma i sindaci dormono e la Lega?''

Parte da lontano, secondo Giovanni Battista Albani, ex sindaco di Merate, la decisione di smantellare, pian piano, pezzo per pezzo l'ospedale San Leopoldo Mandic.


E parte dall'era di Roberto Formigoni presidente della Lombardia. "Era subito emersa una linea ben chiara: quella di rivalutare Lecco e Vimercate a discapito di Merate, perchè c'erano degli esponenti politici locali da accontentare. Da lì le direttive date ai direttori generali erano state precise". 
Con un salto indietro nel tempo, al 2004 anno della sua elezione a primo cittadino, Albani ricorda gli incontri, spesso tramutati in scontri, davanti al tavolo dei DG per difendere l'ospedale. "Non ci ho pensato due volte. Quando ho capito l'aria che tirava, ho chiamato a raduno i sindaci del territorio e ci siamo presentati alla dirigenza dell'ospedale dicendo chiaramente che eravamo pronti a scendere in piazza e a mobilitare la popolazione se fosse stato necessario. Cambiarono idea e arrivò anche qualche aiuto importante per l'ospedale e i suoi reparti. Pian piano però le cose sono tornate critiche. Hanno tolto la materia prima, i medici, li hanno demotivati ed è evidente come la linea di questi ultimi cinque anni sia di ridimensionare Merate. Il DG ha assunto questo compito che gli è stato dettato dall'alto, di procedere con uno smembramento dei vari settori. Quando oltre un anno fa era stato istituito un gruppo di lavoro sull'ospedale dopo il caso Del Boca, la Lega aveva voluto partecipare garantendo tutto l'appoggio, forte del comando in regione. A posteriori, visti i risultati, viene da dire che ci abbiano presi in giro  Quello che mi auguro è che il futuro sindaco di Merate metta la questione come prioritaria del suo programma e poi del suo operato e solo con l'appoggio di tutto il territorio potrà ottenere che la Regione non tocchi il nostro ospedale, che è nato dalla gente e che fino a qualche anno fa era all'apice della sua funzionalità con medici e operatori che hanno dato il meglio di sè".


"Favini è stato messo lì per completare l'opera iniziata tempo fa" è stato il commento lapidario di Giliola Sironi, già assessore locale e consigliere regionale negli anni Novanta "se i partiti e le forze politiche del territorio stanno zitte allora significa che a nessuno interessa l'ospedale. Già il fatto che non si riesca a fare una lista civica per le prossime amministrative vuol dire che ciascuno sta con i partiti di appartenenza e segue le loro indicazioni. Coloro che si candidano dovrebbero fare come a Torino: scendere in piazza tutti assieme e dire che il Mandic non si tocca. Un punto comune bisogna trovarlo e se questo è il Mandic bisogna agire di conseguenza con una manifestazione pubblica. La Lega che governa da anni in regione porti l'assessore a Merate e ci dica che il Mandic non sarà chiuso nè depotenziato. E' chiaro che in queste condizioni i numeri al pronto soccorso calano, se le attese sono lunghe per i problemi di organico non ci si può aspettare altrimenti".



Non ha dubbi Ambrogio Sala, esperto di sanità, ex assessore, referente per il centrosinistra lecchese di tali tematiche: i sindaci di oggi non sono gli stessi di un tempo, non hanno la medesima grinta e non sono di certo pronti a ergere le barricate. Sono più avvezzi alle dispute di potere...per il resto "dormono". "Già nell'assemblea di un anno fa a Merate sulle problematiche ospedaliere si era parlato di pronto soccorso e ostetricia. Ora con la chiusura del ponte di Paderno i numeri sono destinati a calare e lo saranno per almeno un paio di anni. Una situazione che potrà solo essere smentita con la sua riapertura ma intanto gli obiettivi di ridimensionamento saranno già stati avviati. Secondo l'ultima statistica pubblicata da regione Lombardia nel 2015 le attività dell'ASST di Lecco erano in diminuzione -3,85% per il Mandic e -3,35% per il Manzoni che tradotto significa che il numero dei ricoverati è sceso. Mentre è aumentato del 2% quello di altri poli, come Vimercate. Ora sapendo che con Paderno ci sarà un'ulteriore caduta in termini numerici, dai piani alti mettono le mani avanti e quindi preparano il terreno per quello che sarà. Certo se aspettiamo i nostri sindaci....è passata la generazione di quelli che ci mettevano la testa ed erano pronti a scendere in piazza e a combattere. Ora dormono e fanno le cose di potere, si interessano dei servizi sociali e basta. Quanto sta accadendo è il primo segnale, cercheranno di attutirlo in questi mesi ma è chiaro che il direttore generale Favini è qui a eseguire gli ordini di coloro che vengono a fare le visite pastorali ma sanno bene che in regione l'intenzione è quella di ridimensionare i soldi per la sanità, partendo dagli ospedali. Nel contempo visto che non saranno fatti investimenti per la rete dei servizi territoriali, ci sarà una contrazione generale del servizio. Non riescono nemmeno a ridurre le code negli ambulatori della specialistica, figuriamoci adesso".
S.V.
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