Retesalute: gli emendamenti di Osnago su territorialità e 3° settore non passano. Sirtori ritira la modifica sul peso del voto

Oltre tre ore di discussione e 20 modifiche di proposte alla bozza di statuto hanno portato le lancette dell'assemblea a toccare la  mezzanotte.
Come anticipato, infatti, tre comuni (Osnago, Robbiate, Sirtori) hanno presentato una serie di emendamenti, punto per punto, che i soci hanno dovuto prendere in considerazione, analizzandoli e decidendo se approvarli o respingerli o proporre un ulteriore emendamento all'emendamento per trovare una quadra.

A fornire uno schema riassuntivo è stato il sindaco di Merate che ha sintetizzato gli emendamenti in una tabella e ha aperto poi la discussione. Veloci sono scivolati via i rilievi formali e tecnici mentre così non è stato per questioni sulle quali è stato chiaro che una frangia dell'assemblea sarebbe stata pronta a dare battaglia. Ma probabilmente la piega presa dall'assemblea non è stata quella ipotizzata.

Il primo rilievo illustrato da Paolo Brivio è stato quello della dimensione di riferimento aziendale "sulla base di criteri di prossimità territoriale e omogeneità tra i soci" limitandola di fatto ai comuni situati in provincia di Lecco o nel distretto, e non nell'area più ampia dell'Ats della Brianza. "Ho dubbi sull'assioma più ci ingrandiamo e più andiamo bene" ha motivato "non penso che l'ampliamento a comuni distanti da noi sia un buon modo per ridurre la frammentazione. Dobbiamo puntare sulla capacità dell'azienda di dialogare col territorio utilizzando i criteri della contiguità e omogeneità che sono criteri che regolano le fusioni dei comuni". Un indirizzo politico che, però, è stato subito stroncato da Filippo Galbiati di Casatenovo. "Voteremo contro questo emendamento. Anzitutto si tratta di una questione di cortesia sul piano delle relazioni istituzionali con i comuni del besanese. Ci siamo assunti tutti l'impegno di chiudere con i 4 dell'oggionese e ora questa proposta di Osnago chiuderebbe la strada, interrompendo il percorso intrapreso. Invito a non escludere questa prospettiva. Retesalute ha la funzione di ente capofila e continuerà a farlo per il meratese e continuerà a farlo anche se ci ampliamo". Sulla stessa linea di chiusura anche Davide Maggioni di Sirtori. "La nostra è un'azienda delicata, più controllo riusciamo ad avere e migliore è il risultato mentre con più enti aderenti si diluisce il controllo diretto. Potrebbe avere senso inserire il tema dell'omogeneità rispetto ai comuni già soci. Facciamo attenzione a non ingolosirci inserendo enti anche gradi che poi possono metterci in difficoltà". Efficienza, efficacia e economicità i criteri invece invocati da Adele Gatti di Airuno. Mentre Lomagna ha annunciato voto contrario, Paderno e l'Unione della Valletta hanno manifestato la loro astensione. Data la situazione e nell'intento di "non voler spaccare l'assemblea" Paolo Brivio si è allora detto pronto a fare un passo indietro modificando la proposta e accettando la correzione formulata da Filippo Galbiati, "all'Azienda possono aderire tutti i Comuni la cui sede è nei confini amministrativi del territorio dell'Ats Brianza, che abbiano caratteristiche di omogeneità con il territorio della Brianza Lecchese sotto il profilo socio economico, socio demografico e dei bisogni speciali alla data attuale". Qualcosa, in realtà, era già stato accennato nel processo di ampliamento, ha ricordato in chiusura da Emilio Zanmarchi, che "prevedeva continuità territoriale progressiva, omogeneità e il parametro dell'interesse attraverso il numero dei servizi conferiti".

Sempre da Osnago la proposta di modificare il comma 2 dell'articolo 4 affinchè, secondo Paolo Brivio, "l'azienda assicuri il coinvolgimento degli enti attivi del terzo settore" affinchè "la "collaborazione con gli enti del terzo settore abbia maggiore ampiezza ed efficacia". Ipotesi però rigettata da parte di Merate. "Il problema è la parola assicurare" ha puntualizzato Massironi "piuttosto si metta dare la facoltà all'azienda di avvalersi oppure l'azienda promuove il coinvolgimento attivo. Ma non di sicuro assicura". "Si lasci che l'azienda decida di volta in volta cosa fare nei rapporti con il terzo settore" è intervenuta Giovanna De Capitani di Cernusco e di rimando Galbiati "va approfondito fino a che punto può arrivare questa collaborazione". L'articolo è rimasto con la dicitura "l'azienda intende valorizzare l'apporto con gli enti del terzo settore".
Sul punto Sirtori e Osnago si sono astenuti.


Non è passata nemmeno la proposta di Sirtori di modifica dell'articolo 10 dei criteri di partecipazione al voto assembleare, tanto che Davide Maggioni al termine della discussione dove da più parti è stata rilevata l'illegittimità, ha ritirato l'emendamento. Secondo Maggioni, infatti, i nuovi comuni entranti avrebbero dovuto avere diritto di voto pari ai piccoli comuni, con un peso di 3mila abitanti, indipendentemente dalla loro grandezza. "Decidere come votare è un conto" ha subito premesso Daniele Villa di Robbiate "ma limitare la possibilità dei soci non è possibile" esprimendosi comunque a favore di un possibile diversa pesatura del voto per certi argomenti. "Non siamo abituati a queste cose, qui dobbiamo tenere conto del peso specifico delle persone fragili che vengono a chiedere servizi, è assolutamente dignitoso dare tutto il peso specifico che meritano in termini di rappresentanza" ha concluso Galbiati dichiarandosi contrario alla proposta così come Massironi "I comuni che devo entrare devono avere pari dignità, facciamo entrare chi riteniamo opportuno". Anche in questo caso, Stefano Motta di Calco ha richiesto la consulenza tecnica del notaio sulla golden share così come aveva chiesto di interpellare il revisore dei conti dell'azienda sull'aumento di capitale, un po' come quando aveva proposto un advisor per l'operazione di rilancio.

Modificata anche la proposta del comma 4 dell'articolo 21 circa le sedute pubbliche. All'unanimità si è deciso di utilizzare la dicitura "le sedute sono pubbliche tranne i casi previsti dal regolamento" (a cui è stato demandato il compito di normarle). "E' un'azienda pubblica, le sedute devo essere aperte salvo i casi analoghi previsti dalla legge come per i consigli comunali" il parere di Massironi in linea ancora con Galbiati che ha ribadito l'esistenza di strumenti come le sedute speciali nei casi di riservatezza.

Davide Maggioni

 

Davide Maggioni è invece andato "sotto" con 583 voti contrari, 191 astenuti (Calco, Lomagna, Airuno, Robbiate e Missaglia) e 126 favorevoli (le quote di Sirtori, Montevecchia, Viganò, Osnago e Barzago) sulla proposta di modifica all'articolo 25 relativa al doppio criterio per le votazioni anche ordinarie. Maggioni chiedeva il doppio consenso, sia del 50%+1 dei voti validi sia della metà + 1 degli enti locali che fanno parte dell'assemblea. "A mio parere la proposta è da respingere. Abbiamo già una ponderazione del 100 punti per il capitale sociale e 700 per i servizi; mi sembra distribuita già in maniera ragionevole" il parere di Massironi, in linea con Galbiati "Ci sono elementi di garanzia su più fronti; per me va bene così come è".
No alla proposta anche da parte dell'Unione della Valletta.

Stefano Motta (Calco), Adele Gatti (Airuno), Federico Airoldi (Brivio), Luca Rigamonti (Monticello)

Infine, tra gli emendamenti di stampo politico, quello relativo all'articolo 30 sulla nomina del consiglio di amministrazione e del presidente e dunque delle modalità operative di elezione dei membri tramite liste. Arrivati a fine serata i soci hanno deciso di affidare a un gruppo di lavoro un approfondimento del tema, che tenga anche conto eventualmente di una rappresentanza territoriale. Al tavolo si siederanno i due presidenti dell'assemblea dei sindaci di meratese (Stefano Fumagalli) e casatese (Davide Maggioni), il presidente dell'assemblea Andrea Massironi e il suo vice Fabio Crippa, il presidente dell'Ambito Adele Gatti.
S.V.
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