Storia del Giro di Lombardia dal 1905 all'ed. 112^ di oggi

La stagione del ciclismo si chiude con la classica-monumento del Giro di Lombardia, detta anche la corsa autunnale delle “foglie morte”. La prima edizione risale al 1905 e vi fu il passaggio da Lecco, sulla direttrice Bergamo-Como. Transiterà da Lecco per 26 edizioni consecutive, sino al 1931 quando avvenne una modifica di tracciato. Risale, invece, al 1919 la prima salita al Ghisallo, sul versante, però, di Asso, in Vallassina. Il Giro di Lombardia tornerà sulle strade lecchesi nel 1960, l’anno di esordio del Muro di Sormano, scoperto dal grande patron Vincenzo Torriani.

Il manifesto del Giro di Lombardia

C’è da sottolineare che il Giro di Lombardia per tre anni consecutivi, dal 2011 al 2013, ha fatto arrivo a Lecco sul lungolago, nell’ambito di un “palcoscenico” particolarmente suggestivo. Purtroppo il tempo avverso, fortemente piovoso del peggior autunno lariano, ha impedito, tutte tre le volte, riprese televisive di particolare effetto, nel tratto finale della gara, che fissava lo striscione davanti al ristorante Larius ed al monumento con busto dedicato al lecchese Antonio Ghislanzoni.

Uno dei primi passaggi (anni ‘20) presso la chiesetta del Ghisallo

L’iniziativa di portare il Giro a Lecco era dovuta ad un apposito comitato per il grande ciclismo, presieduto da Elisa Corti, allora assessore al Comune di Lecco, oggi di Malgrate, nonché consigliere comunale di Lecco.
Il Giro di Lombardia 2018, che si correrà sabato 13 ottobre, giunge alla sua 112^ edizione. Il percorso parte da Bergamo ed arriva a Como dopo 241 chilometri di gara particolarmente dura, che prevede le salite del Ghisallo, Muro di Sormano e Civiglio.

La discesa dalla Valsassina verso Lecco, in quartiere Laorca


Per diverse edizioni degli anni ‘60/’70 i tifosi locali hanno potuto osservare il transito del Giro di Lombardia, con le spettacolari discese da Ballabio a Lecco; sono state le edizioni del doppio passaggio, il primo verso Mandello-Bellano, il secondo proveniente dalla Valsassina.
La grande corsa ciclistica dell’autunno lombardo è anche occasione per ricordare la pubblicazione dedicata a Vincenzo Torriani, “l’ultimo patron”, dovuta al figlio Gianni, dove viene evidenziata “una vita per il Giro”, ma si scrive anche del Giro di Lombardia, del Ghisallo e del suo inventore, il parroco di Magreglio don Ermelindo Viganò.

Vincenzo Torriani, l’ultimo patron, dal Giro d’Italia al Lombardia

A pagina 39 del menzionato libro si riporta un passaggio di un’intervista a don Viganò, che nel 1949, quindi saranno 70 anni l’anno prossimo, ottenne da Papa Pio XII che la Madonna del Ghisallo divenisse patrona universale del ciclismo. Torriani ha così risposto “Caratterialmente ci assomigliavamo molto, anche lui era un tipo vulcanico e, soprattutto, teneva tantissimo a quella chiesetta posta in cima ad un anfiteatro splendido, dominante il ramo di Lecco del lago di Como.

Il monumento al Ghisallo a don Ermelindo Viganò

Anch’io, quando passavo da quelle parti con il Giro di Lombardia, o andavo in vacanza a Canzo, andavo spesso a visitarlo ed a pregare”.
Nelle pagine del Giro di Lombardia merita di essere ricordata la singolare e sfortunata storia di Nando Gilardi, ciclista lecchese del quartiere Belledo, costruttore di biciclette e sponsor di una squadra che portava il suo nome nella sfera giovanile. Nando Gilardi aveva esordito come professionista indipendente al Giro di Lombardia del 1939, vinto da Gino Bartali. Gilardi affrontò l’impervio Ghisallo, allora tutto sterrato, rimanendo nel gruppo e giungendo con lo stesso al traguardo finale di Milano. Un risultato più che positivo per un debuttante tra i professionisti. C’era da ben sperare per la stagione 1940. Purtroppo lo scoppio della guerra che coinvolse anche l’Italia, chiamò Nando Gilardi ad indossare la divisa militare, e fu l’addio per le due ruote a pedale per il lungo periodo dei cinque anni bellici. Alla ripresa delle attività sportive nel 1945, troppo tempo era passato da quel Giro di Lombardia 1939.

Il lecchese Nando Gilardi, che disputò il Giro di Lombardia 1939, premiato da Adriano Rodoni, presidente nazionale UVI

Per quanto riguarda il tracciato di quest’anno, il Giro di Lombardia nella prima parte della corsa passerà sul colle Brianza e poi raggiungerà la strada lariana verso Bellagio, dove entrerà nel vivo con la salita del mitico Ghisallo, che raggiunge punti di pendenza massima al 14%. Dopo aver superato il valico della Madonnina vi sarà la veloce discesa in Vallassina sino al bivio in località Maglio, fra Lasnigo ed Asso, dove si piegherà a destra per andare ad affrontare il Muro di Sormano, strappo di due chilometri con pendenza media del 15,8% e delle rampe al 30%. Il Giro scenderà poi sull’altro ramo comasco del Lario, dove, nella parte finale, affronterà la dura salita di Civiglio e poi lo strappo di Monte Olimpino; quest’ultimo è collocato quando mancheranno tre chilometri per arrivare al traguardo del lungolago di Como.
Aloisio Bonfanti
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