Osnago: a Villa Arese la festa finale per i 40 anni della grande famiglia di Elemaster



Tra le immagini che raccontano la festa di sabato 6 ottobre a Villa Arese di Osnago, dove è stato ricordato il 40° di fondazione di Elemaster, tre ci sembra, riassumano bene la filosofia che, in questi quarant'anni, hanno sostenuto Gabriele e Rosella Cogliati. La commozione di Gabriele, fondatore, presidente e CEO dell'azienda, quando ha concluso il suo discorso sul percorso che ha costruito la holding dell'elettronica. Sentimento che testimonia la passione, per il suo lavoro, di un uomo partito da una scantinato di Merate (Brianza Lecchese) ora al vertice di una grande multinazionale. La famiglia Cogliati, Gabriele, Rosella, Valentina e Giovanni (gli ultimi due figli) e i manager-soci applauditi sul palco dai dipendenti raccolti nell'antica torciera della dimora patrizia. Infine i cinquecento dipendenti, insieme a tavola, perchè, come dirà poi Cogliati nel suo discorso, "Elemaster è anche una grande famiglia".

Gabriele Cogliati


Le diciotto di sabato. All'ingresso dell'aristocratica dimora dei nobili meneghini. Gabriele Cogliati accoglie gli ospiti. Prima di raggiungere la torciera, una stretta di mano e una foto. Mezz'ora dopo i discorsi. Valentina, la figlia, dirigente nello staff Elemaster, saluta e presenta. "Dalle nostre sedi nel mondo - sottolinea - mancano solo i dirigenti USA, impegnati ad aprire un nuovo stabilimento". Gabriele va al microfono. "Questa mattina, guardandovi partecipare con le vostre famiglie alla Elemaster Runs (camminata non competitiva nel parco del Curone organizzata con tutti i dipendenti ndr) - esordisce - ho capito che cosa significhi responsabilità di impresa. Stasera - aggiunge - non sono presenti rappresentanti della politica. Ci sono invece gli amministratori locali. Tra loro i sindaci di Lomagna e Montevecchia (sede attuale e originaria del primo stabilimento ndr) nonchè il presidente del Parco del Curone". "Era il 1 ottobre 1978 quando in uno scantinato di Merate - dice Cogliati aprendo il suo discorso - iniziava la storia della nostra impresa (raccontata poi anche nella monografia stampata per il 40°). Riassumerne in poche parole i tratti salienti non è semplice. A darmi l'ispirazione per farlo è stato Alberto Ceppi, artista, mio consuocero, scomparso pochi giorni fa dopo aver lottato due anni contro una malattia inesorabile. Guardando, tra le sue opere, quella che é esposta a Lomagna nella nostra reception, ho capito che nessuno meglio di lui aveva saputo leggere valori e visioni che hanno ispirato il nostro quotidiano. Chiedo a Luca, suo figlio, di leggere come suo padre l'aveva raccontata".





"Il logo Elemaster è lo spunto per lo sviluppo del tema: le linee orizzontali della E si moltiplicano in un ritmo serrato, si dilatano e si espandono, diventando forme che raccontano. In basso un ramo di vite e due pannocchie affiancano il logo, il riferimento immediato è all'ambiente, alla natura, al paesaggio in cui, nel cuore della Brianza, nasce e si sviluppa Elemaster. Elementi simbolo della proprie radici, ma anche importante richiamo ai valori della civiltà contadina, concreta e solidale. La seconda fascia in acciaio, proiettata in avanti rispetto alle altre, con inseriti in plexiglas dei microcip elettronici, simboleggia l'alta tecnologia dei settori in cui opera Elemaster. Una scala attraversa un ellisse verso la conquista di spazi e mercati nuovi. Sulla forma in marmo bianco, con inserti in mosaico, vola una colomba che porta lo sguardo su una piccola natività in bronzo, un chiaro riferimento ai valori della dottrina cristiana e della nostra cultura. Una cultura che si apre all'accoglienza, alla cooperazione, agli scambi, all'amicizia con le bandiere di tutti i Paesi del mondo. Il sole ed una nuvola con la luna, indicano la dimensione universale, che trascende la nostra attività quotidiana. L'arcobaleno e l'aquilone ci invitano a guardare oltre, a veder il lavoro di ogni giorno in una dimensione che trascende i limiti del tempo e dello spazio".


"Spunti molteplici - ha sottolineato Cogliati - vorrei sottolinearne due: le caratteristiche, oggi e domani, della nostra impresa. Il senso del nostro cammino. Dice un proverbio cinese: ci sono solo due cose durevoli che possiamo sperare di lasciare in eredità ai nostri figli; le radici e le ali. Le radici di Elesmaster poggiano su tre pilastri; speranza, famiglia, sacrificio. Elemaster è nata dalla volontà, mia e di mia moglie Rosella, di metterci in gioco, lasciando un impiego sicuro, per provare a creare qualcosa di nuovo che generasse valore non solo per noi, ovvero anche per gli altri. Eravamo sposati da poco, una famiglia appena nata ed un'avventura imprenditoriale tutta da scrivere. Da soli però, non avremmo potuto fare molto. La nostra volontà è stata alimentata da coloro che ci stavano intorno; le nostre famiglie. Ricordo mio suocero, Valentino Crippa, che avallò i primi prestiti bancari. Viviamo in un'epoca - ha continuato il presidente - in cui tutto ci stimola ad avere paura, a chiuderci agli altri, a non impegnarci e a fare il meno possibile per non correre il rischio di fallire. La paura ci rende fragili, più che a decidere con la testa, esposti a reazioni "di pancia". La nostra generazione ha, nei confronti dei giovani, un compito irrinunciabile: alimentare la speranza, fiducia, volontà di fare, l'apertura all'altro, accettando come compagni di percorso, e non come sentenze, l'errore possibile, la caduta, l'abbandono. La storia di Elemaster si è alimentata di belle vittorie, ma anche di sconfitte". "Fare impresa in famiglia e fare famiglia - ha poi aggiunto - significa sostenersi l'un l'altro quotidianamente. Elemaster è stata generata da una famiglia, ma è essa stessa una grande famiglia. Intraprendere un cammino di questo genere, ha significato non fuggire dal sacrificio. Oggi parola desueta, che ha assunto un significato negativo, di privazione. In realtà, nel significato originario sacrificio implica il concetto di dono. Un dono offerto per uno scopo superiore, con la speranza di arrivare ad un beneficio più grande. Se guardo alla storia di Elemaster, vedo moltissimi sacrifici, miei, della mia famiglia, di molti collaboratori. L'evento di oggi vuole essere anche un modo per ringraziare chi, col proprio lavoro in Elemaster, ha donato più di quanto abbia ricevuto. Quanto alle ali, dirò qualcosa sul nostro futuro. Cito Darwin, che ha detto come a sopravvivere non sarà la più forte delle specie, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti. Credo che lo stesso concetto possa applicarsi alle imprese. Oggi il mercato è in continua evoluzione, e la globalizzazione ci espone alla concorrenza nel mondo. Solo chi sa evolvere, anticipando i desideri dei clienti e le strategia dei concorrenti potrà sopravvivere. Quanto a questi ultimi, siamo circondati da giganti. Abbiamo dovuto imparare ad affrontarli, a volte anche a batterli".

La famiglia Cogliati: la figlia Valentina, Gabriele, il figlio Giovanni, Luca Ceppi (marito di Valentina), Rosella Crippa


Il fondatore dell'azienda di via Garcia Lorca, in Comune Lomagna (dove, dopo Montevecchia, nel 2007 è stata aperta la nuova sede) ha sottolineato come il Gruppo Elemaster conti oggi, nel mondo, oltre 1000 dipendenti con 30 managers. "Mi ritengo un uomo fortunato - ha continuato Cogliati - grazie al mio lavoro ho potuto conoscere tutti i Paesi e le culture del mondo. Ho incontrato persone visionarie, diventate poi i miei modelli. Guardo i miei figli e nipoti e mi rendo conto che, nel modo di comunicare, tutto è cambiato. Siamo nella nuova rivoluzione, quella digitale. La scorsa settimana, Elemaster ha esposto ad Innotrans (Berlino) che è la fiera più importante del settore ferroviario. I nostri prodotti erano assemblati sui treni più moderni. Ho visto treni che corrono sulla monorotaia sfruttando la levitazione magnetica. Altri con motore ad idrogeno. Altri ancora che vorrebbero raggiungere i 1000 chilometri l'ora. La quarta rivoluzione cambierà il mondo. Noi dovremo essere pronti ad intercettarla, sapendo che per innovare è necessario creare i giusti presupposti. Ci rivolgiamo anche alla scuola, che non si muove alla stessa velocità della tecnologia. Uno scrittore americano diceva che "Nel corso della propria vita, ogni essere umano può scegliere tra due atteggiamenti, costruire o piantare. I primi potranno impegnarsi in quello che stanno facendo, che prima o poi finirà, e la vita perderà di significato. I secondi, dovranno soffrire, con tempeste e stagioni. Raramente potranno riposare. Al contrario di un edificio però, un giardino non finirà mai di crescere, e consentirà al giardiniere di vivere una grande avventura" "Sono nato in una famiglia di contadini - ha detto infine il CEO avviandosi verso la conclusione - mio padre coltivava salvia rosmarino a Montevecchia. I miei fratelli, Angelo e Paolo, lo aiutavano. E' grazie a loro se ho potuto studiare. Li ringrazierò sempre. Conosco che cosa significhi piantare, la fatica, la fragilità, l'incertezza del risultato, la dipendenza dal clima, dalle stagioni, dalla qualità del terreno. Soprattutto la pazienza nell'attesa che la pianta cresca e dia frutto. Lavorare dunque, avendo fede solo in un risultato sperato. Elemaster è il seme che io e mia moglie abbiamo piantato. Da questo è cresciuto il nostro Gruppo. Ma se, come ha suggerito il professor Ceppi con le sue opere, non gli attribuissimo anche un significato trascendente, sarebbe solo un bel giardino da contemplare. Questo è invece il giardino nel quale vivere. In questa serata speciale, auguro ad ognuno di voi, che nel giardino Elemaster possa realizzare se stesso. Oggi sono qui per esprimere a tutti voi - ha concluso Gabriele Cogliati con la voce rotta dalla commozione - la mia più sincera gratitudine".

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Al lungo applauso per il presidente è seguito l'intervento di Giovanni Cogliati, responsabile commerciale. Un ringraziamento ai genitori "per i valori e la passione per il lavoro che mi hanno trasmesso", poi, "al più giovane della famiglia", come ha sottolineato lui stesso, è stato affidato il compito di disegnare "il percorso da seguire per il futuro". "La nostra mission aziendale - ha esordito Giovanni - dovrà essere quella di porci, ai principali player mondiali, come partner tecnologico, supportandoli nell'ideazione e realizzazione di prodotti meccatronici complessi. Il punto di partenza - ha sottolineato - deve essere l'attenzione al cliente. Come diceva Gandhi - ha continuato il giovane manager - il cliente è il visitatore più importante che possa entrare nella nostra azienda. Non dipende da noi. Siamo noi a dipendere da lui. Non interrompe il nostro lavoro, ne è invece lo scopo. Non è un estraneo al nostro business, perchè ne fa parte. Servendolo non gli facciamo un favore. E' lui che ce lo fa, perchè ci dà l'opportunità di farlo". "L'ascolto dei nostri clienti - ha chiarito il giovane Cogliati - ci ha portato a definire due importanti traguardi, che sono poi alla base dell'Elemaster di domani: l'elevamento tecnologico e la gestione di prodotti meccatronici complessi. La presenza nel mondo. Dobbiamo elevare il nostro know how. Elemaster non è masi stata e non sarà mai un'azienda dove tutto fila liscio, dove i prodotti sono standard e si va avanti per inerzia.". Quanto al secondo traguardo, la presenza globale, Giovanni ha ricordato come, partito dall'Italia, il viaggio aziendale di Elemaster si svolga ora nel mondo. "Dove i mercati crescono ed i nostri clienti si sviluppano - ha detto - lì ci sono anche le nostre opportunità". Il responsabile commerciale ha poi ricordato l'acquisizione, negli ultimi due anni, della tedesca CAD UL, di un nuovo plant a Shangai, nonchè l'acquisizione di una società rumena. "A dicembre - ha detto ancora - sarà operativo il nuovo stabilimento di Elemaster US, in grado di rafforzare il nostro posizionamento nel mercato americano: Nel 2019 verrà inaugurato il nuovo plant (stabilimento) in Romania". Innovazione è stato il vocabolo che Giovanni ha usato per sottolineare la direzione che dovrà prendere il futuro, elencando poi una serie di nuove macchine acquisite nell'ultimo biennio. "Nell'attuale scenario competitivo - ha concluso - non basta più fare innovazione. Bisogna essere innovazione, portando questo concetto in ogni processo, in ogni azione, a ciascun livello aziendale. Come ha detto Gandhi, "dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere". Un'oretta di spazio per cenare, poi la seconda parte. Ad aprirla, Dario Bonfanti, direttore di Eleprint (circuiti stampati) che ha festeggiato dieci anni di vita, Claudio Accorsi, responsabile di Eletech, (ricerca e innovazione) Carlo Crippa (che dirige la Logistica). Interventi anche di Iasuelli, primo cliente, e Cattaneo, primo fornitore. A Rosella Crippa, responsabile delle risorse umane, il compito di invitare sul palco i rappresentanti delle associazioni onlus sostenute da Elemaster, ovvero "Abio" Monza, che ha recentemente inaugurato un giardino per neuropsichiatria infantile, Mimmo Cavana per "Fare salute", Carmela Zambelli di "Ale G". Fulvio Beretta per "Casa Amica" e Daina Petracchi Mc William, presidente onorario della Fabio Sassi. A Rosella Crippa anche il compito di premiare i runner più veloci del mattino, i dipendenti con venti e trent'anni di anzianità in azienda, e di consegnare le borse di studio ai allievi più meritevoli della Scuola Superiore dei Salesiani di Sesto San Giovanni. "Da anni i migliori vengono assunti da Elemaster" ha sottolineato. Per chiudere il sindaco e il presidente della Pro Loco di Montevecchia. Ultime parole, ed era ormai mezzanotte, per Stefano Fumagalli, sindaco di Lomagna. "Siamo orgogliosi di ospitarvi".
Sergio Perego
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