Il rilancio di Merate secondo il verbo di Fabio Tamandi. Breve raccolta di ... pensieri forti
So che non ami commentare articoli di altri giornali e non per non fare loro pubblicità - anzi la concorrenza è per te uno stimolo costante - ma per rispetto. Ma quando si tratta di una intervista il giornale e l'autore rispondono soltanto delle domande, per le risposte non portano colpa alcuna se non, in qualche raro caso di omissione della prima opera di misericordia spirituale. Eh sì, caro direttore perché la navigata e brava cronista qualche consiglio avrebbe dovuto regalarlo a Fabio Tamandi al fine di evitare risposte tra il suggestivo e il surreale. Permettimi di segnalarne qualcuna, poi darai spazio alla controreplica.
Partiamo dal rilancio dei negozi. Secondo Tamandi a rendere attrattivi gli ipermercati sono gli eventi che organizzano quotidianamente. E pertanto per concorrere è necessario fare come loro. Tamandi non cita neppure la variabile prezzo, il caldo d'inverno, il fresco d'estate, gli spazi giganteschi e l'intera gamma della merce che uomo, donna o bambino possano desiderare a portata di qualche decina di metri. No, con gli eventi l'intero tessuto commerciale di Merate si rianimerà. E tutti i negozianti saranno felici, anche se detti eventi si svolgeranno soltanto in centro. Dove, nonostante lo sforzo degli Arlati non pare che il triduo bandistico abbia richiamato folle in piazza né, e questo è certo, abbia riempito i bar (Spini è rimasto addirittura chiuso).
Passiamo a Palazzo Tettamanti. Sì forse se fosse diventato com'era nelle intenzioni dell'ex sindaco Perego un centro culturale avrebbe contribuito a rianimare la piazza. Ma questa è solo una parte della verità. L'altra, che Tamandi cittadino può ignorare ma Tamandi amministratore no, è che il Municipio doveva trovare una diversa sede con estrema urgenza. E non sembra vi sia stata un'alternativa non presa in considerazione dalla Giunta di Giovanni Albani. Però se Tamandi avesse un'idea attuabile nel giro massimo di un anno la illustri.
Cambiamo scenario e andiamo a nord. Qui Tamandi supera se stesso e l'intervistatrice pecca di omissione di misericordia spirituale. Al lago di Sartirana, dice il presidente della commissione urbanistica, non il garzone di bottega, basterebbe aprire un chiosco con due birrette e qualche pop corn per diventare un polo attrattivo per tutto il territorio. Ma ti rendi conto del livello di pensiero? Il lago, come meglio sai di me, è una mezza fogna a cielo aperto, sempre più invaso da rovi e canneto al punto che l'ultimo intervento è stato vanificato dalla natura che inesorabilmente avanza. Metà sponda non è accessibile; di fare il bagno neppure parlarne; e questo pensa a un servizio di noleggio canoe col rischio che uno sciagurato alle prime armi finisca in acqua e poi direttamente nella fanghiglia sottostante che si stima alta fino a due metri, più o meno come il livello dell'acqua dopo un nubifragio.
E concludo col bilancio partecipato. Nulla di nuovo, senti cosa dice: ". . . mi batterei per istituire il bilancio partecipato perché è giusto che soprattutto per le piccole cose che possono modificare in meglio la qualità di vita, i cittadini possano dire la loro". E adesso senti questa: "Uno dei nostri sei obiettivi è quello del bilancio partecipato. Un modo concreto per coinvolgere i cittadini nell'amministrazione della città, prevedendo quote di bilancio da destinare alle opere proposte da singoli o da gruppi di persone". Firmato: Sei Merate, centrosinistra, programma elettorale 2014.
Allora, caro direttore, è vero che Tamandi sta pensando di fare il salto della quaglia in una formazione civica ma orientata all'opposto di dove guarda oggi, con Silvia Sesana. Federica Gargantini e Fiorenza Albani. E difatti, all'ultima domanda dell'impietosa giornalista, si ricandiderà? Risponde "Non ho ancora deciso".
Già non ha ancora deciso. Da che parte stare, però.